Ioppi: «Caso Tateo, diamo serenità a chi lavora a Ginecologia»
Il presidente dell’Ordine dei medici dopo la sentenza che ordina il reintegro dell’ex primario: «Quello che ha deciso il giudice non si discute, ma il malcontento e il clima di tensione c’erano»
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TRENTO. «Quello che ci preoccupa, alla luce delle ultime notizie, è che si è creata nuovamente una situazione di tensione: il nostro pensiero è per i professionisti che lavorano in reparto». Il presidente dell'Ordine dei Medici Marco Ioppi che, tra l'altro, il reparto di Ostetricia e Ginecologia lo conosce molto bene, interviene sul reintegro del dottor Saverio Tateo, come da sentenza del giudice del lavoro. Ma Ioppi non vuole entrare nel merito giuridico della questione. Come sempre l'aspetto umano per lui è una priorità assoluta.
Dottore: sul caso Tateo e sul caso Pedri, negli anni, lei è intervenuto molte volte. Ora c'è una novità: come l'ha presa?
La premessa è che la situazione è davvero molto complessa, da ogni punto di vista. Il primo pensiero e la prima preoccupazione, come Ordine, riguarda chi in reparto ci lavora. La nostra priorità è che possano andare al lavoro con serenità. E oltre a giudici e avvocati, questo è l'aspetto più importante che l'Azienda sanitaria dovrà prendere in considerazione nelle prossime ore e nei prossimi giorni.
Apss che si trova davanti a una situazione complessa: Tateo, dice il giudice, deve riavere il suo posto di lavoro. Quindi viene automatico pensare che chi ha quel ruolo oggi, ovvero il direttore Taddei che ha gestito il reparto in mesi delicatissimi, debba andarsene. E poi ci sono i medici, le infermiere, le ostetriche.
Il clima di malcontento e di preoccupazione, visto che ha portato a delle denunce, c'era. Poi, con le tante testimonianze, quel clima è andato peggiorando, con una situazione che è andata a incancrenirsi. E chi doveva governarla con l'ha fatto.
Poi ci sono stati il licenziamento e ora il reintegro.
La sentenza non si discute, ma ci sono due filoni della questione: quella del lavoro e quella penale. E la seconda non è ancora conclusa. Bisogna trarre degli insegnamenti da tutto questo.
Cioè? Ci spieghi.
Mi riferisco alla mia frase precedente, ovvero governare le situazioni: queste vanno monitorate, analizzate, affrontate. Se ci sono situazioni di conflitto bisogna intervenire.
Oggi i professionisti che lavorano in quel reparto come devono reagire?
Credo sia importante mantenere un clima di collegialità e di comunicazioni. Va difeso quello che è stato fatto, l'eccellenza di quel reparto va coltivata. Uno sforzo e un cambio di passo, invece, servono nella direzione del personale.
Lei sottolinea sempre l'aspetto dell'umanità della vostra professioni e più in generale di tutte le professioni sanitarie.
E lo ribadisco, anche in questa vicenda. Si parla di prevenzione, di tecnologie, che sono importantissime, ma non bisogna mai perdere umanità e gentilezza. In un momento così difficile, con l'offerta precaria del sistema sanitario, bisogna aggrapparsi a quei valori. L'empatia, l'umanità delle cure, il diritto alla gentilezza dei pazienti, in un clima di serenità. E questo nei reparti lo si percepisce, si capisce se ci sono le figure leader. Altrimenti la gente scappa.
In tutta questa vicenda l'immagine del reparto ne ha risentito.
Sì, e dispiace. Ma pur con il licenziamento di un primario, cosa rarissima, e con le tante accuse del personale, i livelli di eccellenza sono stati mantenuti. E quindi va dato onore a chi ha saputo, con fatica e stress, superare le difficoltà. Si è parlato di mobbing, di vessazioni, di maltrattamenti - presunti o tali - e si parla di processi. Chi ogni giorno è lì in corsia ha pagato le conseguenze di tutto questo e il loro sforzo va riconosciuto, dobbiamo dire loro grazie.
L'auspicio?
Spero che tutto si concluda. Noi, come Ordine, siamo a disposizione. E l'Apss lavori per ricomporre il clima di serenità che è fondamentale.