Sanità, Demagri va all’attacco della giunta: “Pazienti da fuori attratti solo dal privato”
La consigliera provinciale e candidata di Casa Autonomia.eu: “La verità è che a parte la Protonterapia, non abbiamo in realtà alcuna vera eccellenza sanitaria competitiva con i grandi Ospedali e Ircss (Istituti di ricerca e cura di carattere scientifico) del Veneto, della Lombardia e dell'Emilia”
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TRENTO. «Il forte arretramento della qualità del nostro - un tempo glorioso - Servizio sanitario provinciale ha in buona parte a che fare con la scelta, di questa Giunta e del presidente Fugatti in particolare, di mettere a capo dell'Assessorato una persona senza alcuna esperienza né di amministrazione pubblica, né di sanità; a capo della struttura amministrativa provinciale un dirigente, chiamato da fuori Provincia ad personam, che negli ultimi venti anni ha lavorato solo per la Sanità privata; a capo dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, tre diversi direttori generali (cosa mai successa in passato in Trentino)».
È un duro j'accuse quello di Paola Demagri, consigliera provinciale e candidata di Casa Autonomia.eu, sulle responsabilità della attuale giunta provinciale per il decadimento della sanità pubblica provinciale a vantaggio, secondo la consigliera autonomista, di quella privata. Uno degli esempi più significativi che Demagri riporta riguarda la capacità della sanità trentina di attirare pazienti da fuori provincia, di cui la giunta Fugatti si vanta, ma che la consigliera evidenzia ha riguardato le strutture private più che la sanità pubblica.
«Qualche giorno fa, - osserva infatti Demagri fornendo alcuni numeri significativi - un'intera pagina è stata dedicata alla notizia che, nel 2022, il saldo tra mobilità sanitaria passiva e mobilità sanitaria attiva è stato di segno positivo. Più esattamente, il saldo netto era stato pari a meno 13,6 milioni nel 2015, è divenuto meno 6,7 milioni nel 2018, ed ora, nel 2022, è attivo per 2,1 milioni. Il commento dell'assessore Segnana è stato, al solito, entusiastico: "siamo attrattivi anche rispetto alle altre Regioni"; è la conferma di "come la sanità trentina sia riconosciuta, apprezzata e attrattiva anche per le altre Regioni". Non meno enfatico il direttore generale dell'Azienda sanitaria Antonio Ferro. Purtroppo la realtà non è così gloriosa come la si racconta. In primo luogo, - sostiene Demagri - il miglioramento è stato in massima parte prodotto dall'intraprendenza delle strutture sanitarie private, e non dall'autoproclamata eccellenza dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari: più precisamente, dal 2018 al 2022 il saldo netto di mobilità è migliorato di 8,8 milioni di euro, ma, nel contempo, il budget a favore dei privati per ricoveri ed attività di specialistica ambulatoriale è cresciuto di 21,9 milioni di euro, ossia più del doppio. In secondo luogo, poiché, a parte la Protonterapia, non abbiamo in realtà alcuna vera eccellenza sanitaria competitiva con i grandi Ospedali e Ircss (Istituti di ricerca e cura di carattere scientifico) del Veneto, della Lombardia e dell'Emilia, la realtà è che una grandissima parte della mobilità attiva deriva da turisti che, in vacanza in Trentino, fruiscono delle nostre strutture sanitarie. Allora, anche qui, giova ricordare che, se dal 2015 al 2022 la mobilità è migliorata di 15,6 milioni di euro, nello stesso periodo abbiamo avuto 700.000 arrivi e quasi 1,7 milioni di presenze in più. Bene per noi, ovviamente; ma è francamente fuori luogo che i vertici della Sanità trentina se ne attribuiscano il merito».
«E infine: pare legittimo chiedersi - conclude Demagri - quanto sia costato questo miglioramento dalla mobilità sanitaria. I conti sono presto fatti, baste leggere i bilanci dell'Azienda sanitaria. Dal 2015 al 2022, a fronte dei già citati +15,6 milioni di euro, i costi di esercizio, comprese le imposte, sono cresciti di 313 milioni di euro, ossia 20 volte tanto». La candidata di Casa Autonomia. eu replica anche all'assessore Achille Spinelli sugli stanziamenti per la sanità, secondo Demagri insufficienti, e il contratto dei medici non ancora firmato, a fronte del fatto che per l'assessore ha dichiarato che «per i medici non può essere solo una questione economica» aggiungendo che per aumentare l'attrattività «bisognerebbe piuttosto pensare a percorsi di carriera ben delineati e ad altri interventi non soltanto monetari».
«La giunta Fugatti - sostiene però Demagri - non solo non ha firmato alcun contratto collettivo di Sanità pubblica nei cinque anni nei quali è rimasta in carica, ma non ha nemmeno stanziato le risorse per riconoscere ai medici trentini quanto previsto dal contratto nazionale. Quando questa Giunta pagherà i medici pubblici come gli altri medici del resto d'Italia, e si convincerà che è meglio spendere soldi per la Sanità pubblica piuttosto che per concerti semi gratuiti a divertimento dei trentini, potremmo anche incominciare a parlare di percorsi di carriera ed incentivi non monetari».
Ultima stoccata al consigliere Claudio Cia (Fratelli d'Italia) alla sua ricetta per promuovere la professione di infermiere «senza indicare dove trova le risorse». Demagri osserva: «Il capogruppo di Fratelli d'Italia ci dica dunque: quante volte ha votato contro a scelte ed atti della giunta Fugatti che sono, a tutta evidenza, in perfetta antitesi rispetto a quello che lui auspica? Vi assicuro, mai».