Affitti e sfratti in aumento a Trento: appelli per un'inversione di rotta dal "modello B&B"
La Cgil ha diffuso dati che fotografano la tendenza dei proprietari a prediligere la locazione a studenti e turisti: «Il fenomeno è chiaro, crescono gli sfratti per scadenza di contratto». Zannini (Verdi/Sinistra): «Politiche abitative e gestione Itea da cambiare radicalmente»
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TRENTO. Commenti anche dal mondo politico sulla questione abitativa a Trento e nelle principali città della provincia, con il progressivo aumento anche degli sfratti, dovuto alla scelta dei proprietari di appartamenti di orientarsi verso gli affitti brevi a turisti o a studenti (peraltro con costi elevatissimi per una stanza). Una opzione più redditizia, evidentemente, che però crea disagio sociale. Manuela Faggioni, segretaria provinciale del Sunia Cgil, ha sottolineato che gli sfratti aumentano: dopo la crescita nel solo 2022, anche i primi sei mesi confermano: 109 provvedimenti esecutivi richiesti, 109 emessi, 60 eseguiti con l'ufficiale giudiziario. E ad alimentare questa crescita sono proprio gli sfratti per scadenza di contratto.
«Ormai il fenomeno è chiaro - conferma Faggioni - si buttano fuori famiglie o pensionati, che hanno sempre pagato, che non hanno mai dato fastidio a nessuno, perché si preferisce mettere dentro turisti o studenti».
Sul tema fa sentire la propria voce Jacopo Zannini (Alleanza verdi sinistra)
«Il Trentino - osserva - con le politiche economiche e abitative che il centrodestra ha applicato in questa consigliatura, rischia di diventare una "gardaland per ricchi", con un modello turistico invasivo e pesante soprattutto per i cittadini che abitano e lavorano sul territorio.
Mentre le famiglie in carne e ossa, rischiano di non trovare più spazi di vita e affitti sostenibili, quelli brevi per il turismo proliferano sempre di più. Tanti lavoratori perdono sempre piu l'opportunità di avere una casa, una famiglia e una stabilità e lasciano il nostro territorio. Il numero degli sfratti nei primi sei mesi del 2023 è arrivato a 109 e questo è l'effetto di un disinteresse per lo stato di intere famiglie che rischiano ogni giorno di finire per strada, se non hanno un supporto famigliare o sociale.
Questa bomba sociale è figlia degli ultimi anni di gestione di Itea, usata per fare utili invece di supportare le famiglie alle prese con il carovita legato alla guerra in atto. È ora di cambiare rotta», conclude Zannini, con un evidente riferimento alle elezioni provinciali del 22 ottobre.