Superbonus, corsa contro il tempo: in Trentino arrancano i condomini
A rischio 272 milioni di lavori da fare entro fine anno: dopo il 31 dicembre si passerà dal 110 al 70%. Più in difficoltà chi si è rivolto a general contractor improvvisati. Ance: «Società nate da niente»
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TRENTO. È una corsa contro il tempo, nei cantieri che hanno approfittato del Superbonus. Una corsa che vede già in ritardo e col fiatone soprattutto i condomini: entro il 31 dicembre i lavori non terminati passeranno dal bonus del 110% a quello del 70%. Comunque tanti visto che a pagare è la collettività? Forse, ma certo non abbastanza per famiglie che si vedono scoppiato in mano il budget preventivato, o per imprese che temono contenziosi, su di chi è la responsabilità di uno sforamento dei tempi. E da ogni parte la si guardi, ora che la bolla del Superbonus sta scoppiando, c'è allarme tra ogni categoria di persone coinvolte: imprese, committenti, lavoratori.
Le prime temono contenziosi e sperano in una proroga, i secondi hanno paura di dover pagare cifre insostenibili, i sindacati già vedono i licenziamenti all'orizzonte. Ballano 272 milioni. Intanto quanto pesa il Superbonus sulla nostra economia? Parecchio. Sono previsti investimenti per 2,1 miliardi in tutta la regione, su 8.937 edifici, di cui a fine settembre risultava già realizzato l'87,4% che è una bella percentuale. Ma se si guarda alla tipologia di interventi si comprende come i condomini non possono stare tranquilli. Le abitazioni private (3.560 edifici coinvolti, per un totale di 439.891.886 euro di investimenti) hanno concluso il 96,8% dei lavori. A mancare all'appello sono i condomini, che sono arrivati all'83,9%. Significa che dei 3.980 edifici coinvolti, per oltre 1,5 miliardi di investimenti, mancano all'appello 272.245.007 euro, il 16,1%. Tanto. Troppo, secondo alcuni, per finire entro fine anno. Da qui l'allarme.
I condomini.
C'è agitazione tra gli amministratori, che hanno paura di trovarsi a dover dire alle assemblee che il conto è lievitato e non di poco. «Il nostro è un grido di dolore, nel senso che tutta l'operazione 110% è stata per noi un totale disastro. Credo che quando sarà finita molti di noi tireranno un sospiro di sollievo», evidenzia Arturo Mazzacca presidente di Confaico, l'associazione di Confesercenti che riunisce i rappresentanti di condominio. A rendere difficoltoso tutto da subito il cambio in corsa delle regole così tante volte da non riuscire a starci dietro, ma anche un collo d bottiglia difficile da gestire: «Spesso gli amministratori sono stati ritenuti responsabili, se non si riuscivano a concretizzare i lavori, magari perché mancavano le imprese disponibili, ci siamo trovati spesso tra l'incudine e il martello. Ora la preoccupazione, da non dormirci la notte, è di non riuscire a chiudere i cantieri entro l'anno. Cerchiamo di spingere, ma le cose hanno un'inerzia notevole, tra due diligence, banche, passano giorni per avere risposte. E pochissimi hanno potuto fare contratti blindati per scaricare sulle aziende l'eventuale sforamento dal 110% al 70%. Il cerino in mano, alla fine, ce l'avranno i condomini».
Per qualcuno è un dramma. «Che si aggiunge all'aumento dei costi finanziari dell'operazione: abbiamo iniziato con un tasso negativo, ora siamo al 6%». Fin qui i problemi. Poi si arriva al paradosso: «In alcuni casi il contratto è stato firmato, e i lavori mai iniziati». Per lo meno non ci sono maggiori costi, ma è il segno di una catena che in alcuni anelli non ha retto. Le imprese.
Le prime a chiedere proroghe sono le aziende: 6.870 quelle con codici Ateco che toccano la sfera del Superbonus. L'economia ha avuto uno slancio evidente dal Superbonus: rispetto al 2020 nei settori toccati dall'incentivo ci sono 367 aziende in più. A crescere di più, in particolare, sono stati gli installatori di infissi (da 409 a 475), tinteggiatura e posa di vetri (da 653 a 727), Finitura degli edifici (da 1.136 a 1.273) e realizzazione delle coperture (da 222 a 264 aziende). Un'esplosione. Alcune, si sono improvvisate. E in effetti quando commenta il momento parte da qui, Andrea Basso, il presidente di Ance. «Già ora vediamo una flessione. Cosa succederà da gennaio? Che le aziende solide rimarranno in piedi, si sono organizzate. Quelle improvvisate salteranno per aria spariranno». Anche lui sa bene che in tutto il Trentino è una corsa contro il tempo. «Qualcuno non ce la farà, ma le aziende serie continueranno a lavorare seriamente. Però bisogna fare delle distinzioni chiare».
Facciamole: c'è chi ha affidato i lavori direttamente ad aziende spesso trentine e chi si è affidato a general contractor da fuori regione, che hanno poi subappaltato le opere a ditte di costruzioni. «Ci sono state società, non aziende di costruzioni, che si sono messe sul mercato improvvisandosi, prendendo troppi lavori. E in quei casi spesso i condomini nemmeno li hanno visti partire i lavori. O si trovano in grande ritardo. In quei casi immagino siano facili dei contenziosi, tra general contractor, aziende, committenti. E adesso ci sono le finanziarie che mordono, il 110% rischia di essere il 90%, l'80%, il 70% per chi ha il cassetto fiscale pieno. Significa rimetterci i soldi». È un problema di programma di allestimento della commessa, spiega. Ma «le aziende serie stano correndo, adesso possono anche essere un po' in ritardo, perché magari i permessi non sono arrivati nei tempi previsti, ma non ho dubbi che si raggiungerà un accordo e finiranno il lavoro con interventi di qualità».