Dal Pakistan ad Arco e dal Papa: voce della minoranza cristiana, Aftab Bhatti è dovuto fuggire dal suo Paese
Bhatti, 47 anni, è un fervente cristiano cattolico, il suo sogno è sia l'unità dei cristiani, sia la possibilità di vivere in pace e fraternità tra tutte le religioni, senza estremismi; l'altro suo desiderio è riuscire a ricongiungersi con la sua famiglia
ARCO. Aftab Bhatti nel 2013 se n'è dovuto andare dal Pakistan, dalla sua città di Jhelum, nella regione di Lahore, dopo avere organizzato una pacifica manifestazione fatta in nome dei diritti della popolazione cristiana (che è in minoranza rispetto a quella musulmana), in favore di una possibilità di convivenza pacifica tra persone di religione diversa e una protesta anche contro la legge islamica che prevede la pena di morte per il reato di blasfemia.
«Anche su consiglio di qualche mio amico musulmano me ne sono andato dal mio Paese; a Jhelum, dove gestivo un centro sportivo apprezzato da tutti, la mia vita e la mia libertà non erano più al sicuro: ero stato preso di mira perché avevo organizzato la manifestazione di protesta»; Bhatti ha lasciato casa, la moglie e i tre figli, ed è arrivato nell'Alto Garda nel 2021, ora vive con un regolare permesso di soggiorno, un permesso «High protection» spiega, vive in un alloggio temporaneo ad Arco e lavora alla troticoltura Armanini.
Lo scorso 25 ottobre, grazie a don Cristiano Bettega della diocesi di Trento, è stato in udienza da papa Francesco a Roma e gli ha consegnato una lettera in cui racconta la storia della piccola comunità cristiana del Lahore e della difficile convivenza nel suo Paese tra cristiani e musulmani a causa di alcuni integralisti: «Il papa mi ha guardato e mi ha detto: 'Lo so', mi ha fatto capire che sa e che è importante», ha raccontato.
Bhatti, 47 anni, è un fervente cristiano cattolico, il suo sogno è sia l'unità dei cristiani, sia la possibilità di vivere in pace e fraternità tra tutte le religioni, senza estremismi; l'altro suo desiderio è riuscire a ricongiungersi con la sua famiglia. «Mio figlio di 23 anni vive a Panama; sto facendo i documenti per fare arrivare qua mia moglie, mia figlia (13 anni) e l'altro figlio (14)». Ad Arco a Pasqua 2022 ha incontrato Luca Fambri, professore dell'università di Trento e membro di Via Pacis, associazione internazionale di diritto pontificio della Chiesa cattolica, dove ha trovato una calorosa accoglienza. «Alla luce di pace e riconciliazione, due parole del Vangelo che hanno il potere di cambiare il mondo e la storia», il 20 gennaio 2023 Bhatti ha partecipato nella chiesa Collegiata di Arco alla Preghiera internazionale per la Pace nella settimana per l'unità dei cristiani durante la quale è stato uno dei lettori con una preghiera «per un mondo più giusto e più in pace».
Ogni tanto alla sera è chiamato da qualche gruppo o in qualche comunità a portare la sua testimonianza di vita cristiana.Aftab Bhatti è cresciuto in una famiglia cristiana. Si è sposato con una donna cristiana, con la quale ha avuto i tre figli. In patria aveva amici sia cristiani, sia musulmani. Gli pareva di essere rispettato e accolto. Fino alla protesta del 2013. Messo in guardia da un amico, Aftab scappò a piedi verso il confine. Affrontando pericoli mortali, iniziò un viaggio massacrante. Camminò per chilometri, per settimane, su strade dissestate e valicando montagne. Altre persone stavano lasciando lo Stato e qualche volta si trovavano a bivaccare insieme. Aftab racconta che a un certo punto era così debole che non riusciva nemmeno a portare la piccola borsa di plastica con i suoi effetti personali.
A un certo punto venne anche derubato dei soldi che aveva. Lui e gli altri affrontavano viaggi che duravano giorni interi, spesso stipati in container senza cibo né acqua. Un viaggio per mare quasi gli costò la vita: era attaccato con le mani a un canotto di salvataggio e, colpito da un pacco pesante, finì sott'acqua.
Alla fine, Bhatti arrivò in un campo profughi in Grecia. «Lì incontrai una persona cristiana che lavorava con i rifugiati. Fui così inserito in una nuova comunità di fede e incoraggiato a cercare Dio con rinnovata speranza»; in Grecia rimase tre anni e organizzò anche lì delle manifestazioni per sollevare il problema della libertà di culto nella sua patria. Dalla Grecia poi passò in Macedonia, Serbia, Bosnia, Croazia, Slovacchia, Germania, Svizzera e ora in Italia ad Arco