Il Patt chiede a Tonina 60 mila euro per una garanzia nel caso dovesse uscire dal partito
Il vicepresidente uscente della Provincia non solo vede in forse la sua riconferma in giunta, ma ha dovuto anche firmare una fideiussione da pagare qualora lasciasse le stelle alpine prima della fine della legislatura. Un meccanismo che il presidente del partito, Franco Panizza, ha preteso dai tre eletti per cautelarsi vista l'esperienza della scorsa legislatura
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TRENTO. Il vicepresidente uscente della Provincia, Mario Tonina, non solo vede in forse la sua riconferma in Giunta, qualora il presidente Maurizio Fugatti decidesse di preferirgli il segretario del Patt, Simone Marchiori, ripescandolo come assessore esterno, ma ha dovuto anche firmare una fideiussione di 60.000 euro da pagare nel caso dovesse uscire dal partito prima della fine della legislatura. La cifra di 60.000 euro corrisponde al totale di 1.000 euro al mese per i 5 anni di legislatura che il Patt chiede ai suoi eletti come contributo al partito prelevato dall'indennità mensile netta che è di 5.896 euro al mese (compreso l'importo forfettario di 700 euro).
A chiedere a Tonina di firmare la fideiussione è stato il presidente del Patt, Franco Panizza, che tiene i bilanci del partito e che evidentemente "scottato" dai molti abbandoni della precedente legislatura, quando su quattro eletti - Lorenzo Ossanna, Ugo Rossi, Paola Demagri e Michele Dallapiccola - gli ultimi tre hanno lasciato le Stelle alpine, si è voluto cautelare.
Così, una volta proclamati gli eletti e confermati come consigliere Mario Tonina, Maria Bosin e Walter Kaswalder, che per altro sono tutti e tre candidati "importati" all'ultimo nella lista del Patt, perché provenienti da altri movimenti politici, Panizza si è fatto avanti chiedendo loro di firmare la fideiussione per evitare nuove sorprese.Fra i tre eletti al momento l'unico ad avere firmato certamente la fideiussione è proprio Tonina, che lo ha fatto a dispetto dello "scherzetto" che i suoi nuovi compagni di partito hanno preparato a sua insaputa, proponendo al presidente Fugatti un'alternativa allo schema più naturale, che prevede appunto la riconferma in Giunta del vicepresidente uscente, che è stato il più votato della lista del Patt.
Tonina, infatti, è stato tra i più convinti sostenitori del progetto di unificazione per incorporazione tra Progetto Trentino, Autonomisti popolari di Kaswalder e Patt, e quindi non ha nessuna intenzione di uscire dal partito e la firma sarebbe l'ulteriore conferma di questo suo impegno, che è soprattutto politico.
Resta il fatto che ora, benché in questi giorni abbia ricevuto moltissimi attestati di stima e vicinanza e con gli amici si dichiari «tranquillo e sereno» dicendosi pronto a 65 anni anche a «fare il consigliere semplice», è evidente che Tonina non è certo di cosa alla fine Fugatti deciderà di fare, anche se in cuor suo si augura che il presidente rifletta bene, tenendo conto della stabilità che in questi cinque anni la presenza di Tonina in Giunta ha contribuito a garantire, grazie anche alle sue capacità di mediazione e dialogo, spesso togliendo le castagne dal fuoco al presidente in alcune situazioni più complesse. E certo, vista la trattativa per la Giunta non può non venire anche il pensiero che la fideiussione sia stata fatta firmare dal partito a Tonina ora non caso.
Intanto, sul fronte di Fratelli d'Italia, il commissario provincale Alessandro Urzì, conferma che la posizione del partito, dopo una settimana, non è cambiata. Quindi al netto del presidente Fugatti e della vicepresidente Francesca Gerosa, che secondo Fratelli d'Italia sono il ticket già concordato prima del voto e quindi non si conta, FdI si aspetta tanti assessorati quanti ne verranno dati alla Lega, avendo entrambi cinque eletti. Quindi se alla Lega verranno dati due assessorati anche i meloniani ne rivendicano due (oltre a Gerosa). Se ne verrà dato solo uno, allora ne dovrà avere uno anche la FdI. Insomma, Urzì resta irremovibile, mentre il termine del 17 novembre, entro cui nominare la Giunta, si avvicina.