Perché tanti giovani trentini non intendono avere figli (ed è un grosso problema): i risultati di un’indagine
Il problema: i ragazzi hanno lavori incerti e poco retribuiti, e per loro è impossibile acquistare una casa. In più, dai datori di lavoro una scarsa attenzione alla conciliazione lavoro-famiglia
DENATALITA' Nuovo record del calo delle nascite, la pandemia svuota le culle
TRENTO. Come i loro coetanei di tutta Italia, anche i giovani trentini sono molto dubbiosi sulla possibilità di avere figlie, ed in particolare c’è una grossa fetta di giovanissimi che dichiara di non voler diventare genitore neanche in futuro.
Sono interessanti e talvolta contraddittori (ma molto preoccupanti) i primi esiti dell’indagine “FutureFam”, promossa dalla Consulta provinciale per la Famiglia e l’Agenzia per la coesione sociale della Provincia autonoma di Trento, con la direzione scientifica della Fondazione Demarchi, presentati oggi al Festival della Famiglia. L’indagine ha esplorato la consapevolezza, le aspettative e i desideri, le intenzioni e gli ostacoli dei giovani sul tema.
E’ intervenuta Sabrina Berlanda, ricercatrice della Fondazione che ha presentato gli esiti dell’indagine condotta dal 27 settembre al 3 novembre 2023 e rivolta ai giovani della provincia di Trento tra i 24 e i 34 anni. In totale sono stati compilati 550 questionari. Le persone che hanno compilato il questionario sono in prevalenza ragazze, che vivono nel Territorio della Val d’Adige. L’età media è di 29 anni. La maggior parte di loro è in possesso di una laurea e lavora. Hanno una relazione di coppia stabile e vivono con il partner oppure con uno o entrambi i genitori. La maggior parte di giovani (78%) che hanno compilato il questionario non ha figli. Tra chi ne ha, la maggior parte (57%) ha 1 figlio e il 65% in futuro ne vorrebbe altri.
La ricerca è nata dalla volontà di indagare se fra i giovani esiste un’attenzione rispetto al tema della denatalità e come questo viene percepito. Il 76% dei rispondenti sostiene che in Italia ci sia una scarsa attenzione al fenomeno e per la maggior parte di loro (81%) la diminuzione delle nascite rappresenta un problema o uno dei maggiori problemi del futuro.
L’indagine si è poi concentrata sul desiderio di genitorialità. È emerso che fra i giovani che non desiderano diventare genitori, pari al 16% del totale, la maggior parte (61%) si colloca nella fascia di età più giovane nel campione preso in esame, ovvero quella tra i 24 e i 29 anni. Fra le persone che invece accordano al progetto di genitorialità un alto grado di importanza (51%) si pone la questione dell’età in cui realizzarlo. Il 6% delle persone vorrebbe farlo entro i 30 anni, mentre il 93% entro i 40 anni. L’età media entro cui vorrebbe avere l’ultimo figlio è 37 anni. Berlanda rileva come questo dato sia in contrapposizione con quella che i giovani ritengono sia l’età ideale per diventare genitori, individuata tra i 25 e i 30 anni.
In riferimento al concetto di realizzazione personale e a quanto la genitorialità incida su di esso la ricercatrice spiega che sono emerse “interessanti differenze tra i ragazzi e le ragazze”. Se per quasi la totalità dei giovani la genitorialità non viene vista come un fattore determinante nella realizzazione di vita, esiste un divario fra quello che si ritiene essere la fattibilità di realizzazione in entrambe le sfere: lavoro e famiglia. Quasi la metà del campione ritiene che per le donne sia molto difficile conciliare entrambi i ruoli, mentre per gli uomini questa conciliazione sia più facile.
Nell’indagine si è infine andati ad analizzare le necessità e le barriere percepite nel realizzare il progetto di una famiglia. Per sostenere la genitorialità i rispondenti ritengono sia necessario che la pubblica amministrazione e le aziende attuino maggiori politiche di conciliazione vita-lavoro (orari lavorativi ridotti e flessibili, smartworking, congedi più lunghi e pagati meglio, maggiore accesso ai servizi per l’infanzia). Queste andrebbero, inoltre, accompagnate da misure di sostegno per far fronte al costo della vita, visto che molti giovani hanno una situazione lavorativa incerta e poco retribuita e faticano ad acquistare una casa ma anche a sostenere le spese, nonché garantire a tutti il diritto all’adozione.
Nel corso della tavola rotonda Agnese Vitali, docente Università degli Studi di Trento, ha fatto un confronto con i dati nazionali. “Anche se la percentuale delle persone che non desiderano avere figli cresce rispetto al passato, si tratta ancora di una ristretta minoranza. Dunque, evidentemente esistono delle barriere”, ha rilevato. Fra queste una è “di carattere biologico”, nel momento in cui si affronta la gravidanza in età più avanzata e l’altra consiste nella “difficoltà nel raggiungimento dell’indipendenza economica e abitativa e in questo le politiche hanno un ruolo importante”.
Nicoletta Zanetti del dipartimento istruzione della Provincia di Trento e referente della Consulta provinciale degli studenti delle superiori ha evidenziato come già fra i giovanissimi di 17-18 anni ci sia il desiderio di partecipare al dibattito che riguarda le questioni della famiglia e l’importanza di creare occasioni per “far sentire la loro voce”.
Per Luciano Malfer, dirigente generale dell’Agenzia per la coesione sociale, il dato positivo che emerge in particolare dall’indagine è che esiste “un delta” fra natalità e desiderio di natalità: “È una fortuna, perché significa che c’è ancora desiderio e voglia di futuro. Quindi si deve agire sulle politiche”. Il dirigente ha messo in luce le asimmetrie tra patrimonio immobiliare disabitato e bisogno di casa e tra i datori di lavoro in cerca di personale e la difficoltà per i giovani a trovare lavoro: “Noi dobbiamo andare a lavorare su questi ossimori e continuare a creare percorsi di innovazione”.
Massimo Sebastiani, presidente Consulta provinciale per la famiglia, ha parlato della “genesi” del progetto di ricerca: “Ad inizio 2023, alla visione dei dati negativi sulla natalità del 2022, ci siamo chiesti se era il caso di fermarsi e fare il punto. Abbiamo voluto andare a capire perché i giovani tendenzialmente fanno meno figli dei loro predecessori, così da poter suggerire le linee di azione più adatte a sostenere la famiglia”.
Walter Viola, direttore generale della Fondazione Demarchi, ha chiuso l’incontro, sottolineando come la ricerca rappresenti un punto di partenza nella comprensione dei bisogni delle nuove generazioni: “Mi sono chiesto se c’è un desiderio di famiglia, di progetto di vita che dia genitorialità. Su questo ci sono svariati punti di chiaroscuro. Su un target potenziale di 60mila persone nella fascia di età presa in considerazione dall’indagine, hanno risposto in 550. Nei giovani c’è, infatti, molto imbarazzo a parlare di questi temi. Questo lavoro ha aperto molte domande che richiedono una risposta”.