Tempo più caldo e grandinate violente: ecco come cambieranno le serre agricole del futuro
Il convegno della cooperativa Sant’Orsola: «La scorsa estate nelle strutture avevamo anche 45 gradi». Una scelta non più rinviabile, con portanti più forti e altezze aumentate per la ventilazione
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PERGINE. Una nuova serra, più moderna, capace di resistere ai cambiamenti climatici che rischiano di provocare danni enormi all'economia dei piccoli frutti. Una vera e propria rivoluzione per Sant'Orsola, che ha presentato la novità all'Auditorium della cooperativa.
Ricercatrici di fama internazionale, noti costruttori e tecnici di settore ed esperti in paesaggio hanno infatti illustrato i primi risultati di un percorso di studio e progettuale voluto dalla cooperativa stessa e iniziato nel 2023 per approntare una nuova serra per fragole e piccoli frutti: dotata di un suo particolare microclima interno. Una serra trentina da proporre ai soci, adatta alle nostre altitudini, ormai necessaria per contrastare le avversità derivanti dal cambiamento climatico che sta incidendo sempre più pesantemente sulle produzioni agricole. Per consentire, dunque, ai soci coltivatori di continuare la loro attività in sicurezza.
Sarà una serra assai robusta, di forma ogivale, perfettamente integrata nell'ambiente in virtù delle sue nuove coperture verdi. La cooperativa Sant'Orsola potrà proporre ai suoi 600 soci trentini un modulo tutto nuovo e resistente, capace di far fronte a venti forti, bombe d'acqua, pesanti grandinate.
L'obiettivo finale è una serra ecosostenibile anche a vantaggio di chi ci lavora, capace di integrarsi bene con l'ambiente esterno nel pieno rispetto del paesaggio.
E nell'anno in corso finiranno le ricerche e gli studi iniziati nel 2023 e mirati a creare il nuovo microclima interno necessario a mitigare le temperature ormai troppo elevate e sempre crescenti.
L'estate scorsa nelle serre trentine il caldo misurato ha toccato i 45 gradi sopra lo zero, addirittura i 52 in quelle dei soci al lavoro nell'Italia del Sud.
Le sperimentazioni necessarie sono state condotte in collaborazione tra la cooperativa Sant'Orsola e le ricercatrici dell'università di Wageningen (Olanda) Cecilia Stanghellini (senior scientist nota a livello internazionale dell'unità di "orticoltura in terra" del Research Center universitario) ed Isabella Righini della medesima unità operativa olandese. Nel loro lavoro, particolare importanza è stata dedicata alla ricerca degli equilibri necessari interni alle serre, valutando l'uso di appositi teli retinati verdi sulle coperture esterne e nebulizzando l'aria interna senza ridurre la produzione di fragole e piccoli frutti e conservando la loro alta qualità e valore nutritivo.
Hanno sperimentato i possibili microclimi l'anno scorso in impianti di un socio della Sant'Orsola in Valsugana e continueranno anche quest'anno per ottimizzare ed affinare i significativi risultati conseguiti.
A ragion veduta, oggi hanno affermato che «è possibile applicare le conoscenze di base sulla fisiologia delle colture e sulla fisica delle serre, accumulate in lunghi anni di ricerca sperimentale, per affrontare sfide climatiche specifiche», in particolare quelle a cui sono soggette le serre trentine, superando in tal modo l'impiego di tecnologie avanzate ma assai costose.
«Il lavoro compiuto porterà ad un progetto di microclima adottabile nella nuova serra trentina, aumentandone anche i volumi e realizzando strutture assai più resistenti delle attuali», ha rilevato il presidente della cooperativa Sant'Orsola Silvio Bertoldi aprendo l'incontro. «Per aiutare i soci a continuare le loro attività produttive con la necessaria sicurezza abbiamo incaricato i migliori specialisti allo scopo di creare microclimi sopportabili dentro le serre e strutture adatte ad ogni evenienza. Con questo nostro terzo incontro rivolto ai nostri soci forniamo loro un pacchetto di soluzioni completo. Nei primi due abbiamo affrontato infatti i temi delle coperture assicurative adatte in tempi di cambiamento climatico e le modalità opportune per l'accesso al credito al fine di investire in nuove strutture».
«L'accrescimento delle conoscenze è nel Dna della Sant'Orsola fin dagli albori, la ricerca costante di nuove tecniche colturali, varietà e metodi di lavoro possano aumentare i ricavi dei soci», ha tenuto a sottolineare il direttore della Sant'Orsola Matteo Bortolini.
Collegando le sperimentazioni compiute ai nuovi investimenti necessari per fare fronte al climate change ha sottolineato che «l'investimento in una serra è lo strumento primo per la coltivazione e la produzione di piccoli frutti, tanto oneroso quanto importante, ma in questo caso il produttore imprenditore possiede una direzione tecnico- scientifica, quella oggi illustrata, provata da ricerca e esperienze di settore non indifferenti. La scelta del fare o non fare rimane sempre in capo all'azienda singola, ma penso che poterla decidere sulla base di un'analisi condivisa e supportata agevoli o quanto meno renda meno "ansiogena" la decisione».
Dal canto loro, Jean Pierre Lejeune, presidente del Gruppo Europrogress, esperto costruttore di serre e Gianmarco Rossi, tecnico specialista del medesimo Gruppo, hanno illustrato ai soci le nuove tipologie di strutture utili in rapporto al mutamento climatico. In collaborazione con Sant'Orsola hanno messo a punto vari modelli specifici di serre per la produzione di piccoli frutti.La serra trentina sarà retta da strutture metalliche zincate di diametro maggiore rispetto alle attuali per resistere agli eventi atmosferici avversi, calcolate e progettate tra l'altro per evitare l'installazione di supporti a terra in modo da avere lo spazio utile all'innerbimento, tecnica sostenibile per l'abbassamento della temperatura in serra e per l'utilizzo pieno delle superfici coperte.
Le altezze massime raggiungibili dai moduli consentiranno una ventilazione estiva ottimale garantendo in tal modo il miglior volano termico per gli abbassamenti repentini di temperatura. Hanno evidenziato che le sperimentazioni in corso porteranno ad un progetto di gestione del clima in serra capace di potenziare la competitività delle aziende agricole e la loro redditività.
Ma la nuova serra trentina insisterà su territori rigidamente controllati da un intrico di normative urbanistiche pubbliche che non agevolano di certo l'imprenditore.Infine l'architetto Marcello Lubian, secondo cui «è ormai indifferibile varare un quadro normativo adeguato alle novità che l'evoluzione colturale e produttiva richiedono, tanto più che il cambiamento climatico lo sta imponendo».