Case della Comunità, dieci strutture per il 2026: in ballo diverse decine di milioni di euro
Gli edifici previsti dalla riorganizzazione della sanità dovranno garantire l’offerta di salute intermedia tra la casa e l’ospedale. Ad avere il costo maggiore quella di Predazzo (9,6 milioni di euro), di Trento (8 milioni di euro) e di Cles (7,7 milioni di euro). Entro l'estate sono previste le gare per i lavori
IL PUNTO Rsa, situazione sempre più grave: “Lavoratori allo stremo”
EMERGENZA Rsa, fuga degli infermieri: a rischio 700 posti letto
IL PROGETTO 2022: dove sorgeranno le dieci Case della comunità
TRENTO. Le dieci Case della Comunità previste in Trentino e finanziate con 15 milioni di euro dal Pnrr e con altri milioni stanziati della Provincia devono essere pronte per il 2026.
Negli uffici dell'ingegnera Debora Furlani, responsabile di procedimento per gli interventi strutturali del Pnrr e capo Dipartimento infrastrutture, hanno ben presente la scadenza e in questi anni il lavoro portato avanti è stato enorme. Oltre 100 gli incarichi già assegnati ed entro l'estate l'obiettivo è quello di attivare tutte le gare per i lavori. «Abbiamo deciso di gestire internamente, come Apss, in particolare il mio Dipartimento, l'affidamento delle gare sia per le funzioni tecniche che per la parte dell'affidamento dei lavori e di non passare attraverso le Centrali di committenza nazionali. Questo ha comportato un lavoro enorme e anche dei tempi un po' più lunghi ma ora siamo certi di riuscire a recuperare».
Una scelta politica che ha consentito di dare lavoro alle imprese ai professionisti locali. Delle dieci Case della Comunità, che avranno un ruolo fondamentale nel ridisegnare la sanità del futuro e che dovranno garantire quell'offerta di salute intermedia tra la casa e l'ospedale, ad avere il costo maggiore sono quella di Predazzo (9,6 milioni), di Trento (8 milioni, compreso dell'acquisto dell'edificio) e di Cles (7,7 milioni).
Per quanto riguarda Trento, il progetto esecutivo della Casa della Comunità a Trento Nord (quella a Trento sud è ai centri servizi sanitari di via Degasperi) è stato approvato a gennaio dopo l'acquisto dello stabile, le analisi sui terreni e i progetti di adeguamento antisismico della struttura ex Sea di via Unterveger 52. L'importo complessivo dei lavori di ristrutturazione dell'edificio è stimato in 6,3 milioni. Questo l'importo che servirà per trasformare l'immobile, di circa 1.300 metri quadri a piano terra e altrettanti al primo piano oltre agli spazi pertinenziali in copertura ed esterna, in una struttura sanitaria dove troveranno posto medici di medicina generale, pediatri, specialisti (reumatologi, otorinolaringoiatri, ginecologi, oculisti) oltre che le cure domiciliari, Spazio argento, l'ambulatorio infermieristico e in futuro anche quella componente di collegamento dei servizi sociali per rendere davvero le Case della comunità un luogo dove i cittadini possono trovare risposte ai bisogno di salute e di assistenza.
Un piano fatto di lavori strutturali, ma soprattutto di un modello organizzativo nuovo capace di far fronte alle esigenze di una popolazione che sta invecchiando e che ha sempre più bisogno di servizi di prossimità. L'ingegnera Furlani ha ben presente gli stati di avanzamento dei diversi progetti. Predazzo, Trento e Cles sono quelli sui quali è puntata maggiore attenzione per l'investimento e per i lavori necessari. «Ma anche Pergine richiede grande attenzione per il fatto che dobbiamo spostare la Rems e in un'unica struttura realizzare la Casa della Comunità, l'ospedale di Comunità e l'hospice».
Complessivamente sono 28 gli interventi per i quali è previsto un finanziamento di 67 milioni. 42 milioni di finanziamento nazionale (Pnrr e Pnc) e 25 milioni con fondi ulteriori della Provincia. Gli interventi sono classificati in cinque macro gruppi: 5 interventi di miglioramento sismico delle strutture ospedaliere; 10 interventi per la realizzazione delle Case Della Comunità; 5 interventi per la realizzazione delle Centrali operative territoriali (Cot) che dovranno essere pronto entro la fine di quest'anno e che hanno l'obiettivo di prendere in carico i pazienti e guidarli nei percorsi delle cronicità e delle fragilità; 3 ospedali di comunità per la gestione delle cure intermedie e infine 5 interventi complementari che si sono resi necessari in quanto le strutture sui quali l'Apss interviene per il piano Nazionale spesso sono occupati da altre funzioni che vanno in qualche modo ricollocate.
È il caso, come si diceva, del Rems di Pergine. Si riuscirà a terminare tutti i lavori entro il 2026? L'ingegnera Furlani ne è certa.