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Transparency International: ecco gli eurodeputati che guadagnano anche con consulenze e incarichi esterni

La Ong spiega che in tutto il giro d'affari è di circa 9 milioni di euro all'anno: "Tutte attività legali, ma che sollevano serie preoccupazioni sul piano dell'etica e dell'indipendenza dei legislatori europei". Ma quanto guadagna un deputato nella Ue rispetto a uno in Italia? Ecco i numeri

BRUXELLES. Un'inchiesta di Transparency International evidenzia che diversi eurodeputati guadagnano cifre significative provenienti da attività esterne al loro mandato parlamentare, per un totale di circa 9 milioni di euro all'anno.

Il report di Transparency International spiega che "queste attività, tutte legali, comprendono consulenze, partecipazioni in aziende private e lavoro di lobbying". Alcuni eurodeputati sembrano addirittura percepire guadagni annuali che superano il milione di euro provenienti da queste fonti.

Questa situazione solleva serie preoccupazioni riguardo all'etica e all'indipendenza dei legislatori europei.

In cima alla lista dei più pagati, in cui non appare nessun italiano, c'è l'eurodeputato lituano Viktor Uspaskich, che dichiara 3.000.000 di euro all'anno lavorando per una società chiamata Edvervita Uab. La sua compagnia è stata segnalata dai media locali come di proprietà di Uspaskich e dei suoi figli ed è accusata di avere interessi commerciali in Russia.

Presente anche il tedesco Manfred Weber, che dichiara poco più di 14.000 euro al mese, principalmente per il suo ruolo di presidente del Partito popolare europeo. Nella lista è inclusa anche la tedesca del Ppe Monika Hohlmeier, che guadagna circa 75.000 euro all'anno per il suo lavoro presso l'azienda agricola ed energetica BayWa Ag, ed il popolare tedesco Axel Voss, che guadagna 54.000 euro come consulente per la protezione dei dati presso Deutsche Telekom e da studio legale Bietmann, calcola il gruppo.

Ma quanto si guadagna come parlamentare europeo? La corsa alla candidatura può essere motivata anche dallo stipendio? Un deputato Ue riceve una cifra mensile lorda sui livelli di un collega di Camera op Senato: 10.075,18 euro. Al netto, però, dopo le imposte, il parlamentare in Italia vede circa dimezzarsi la somma, l'europeo invece ne perder poco più di duemila euro, ne restano in tasca dunque quasi ottomila.

Per quanto riguarda le altre voci di entrata legate al mandato, vi sono in Ue un massimo di 4.950 euro al mese di indennità varie (affitto di un ufficio in patria, attrezzature, abbonamenti a servizi digitali eccetera). Per il vitto e alloggio via da casa, cioè quando l'eletto è ufficialmente chiamato a essere in una sede dell'Europarlamento, l'indennità di soggiorno è di 350 euro al giorno. I viaggi per svolgere le proprie funzioni di eletto sono rimborsati, così come i due terzi delle spese mediche.

I parlamentari italiani, oltre ai 5 mila euro circa netti al mese, ricevono una “diaria” per in costi del soggiorno a Roma: 3.500 euro al mese (salvo assenze rilevate in sede di voto). A questa cifra si aggiunge il rimborso delle spese derivanti dall'esercizio del mandato parlamentare: 3.700 euro mensili. Vi sono poi rimborsi frfettari (1.200 euro) per le spese telefoniche, nonché le varie agevolazioni per tutti i viaggi in Italia (gratuiti autostrade, treno, aereo e nave).

Il trattamento dei parlamentari italiani è un po' superiore a quanto percepiscono i colleghi del Bundestag tedesco, mentre gli eletti in Francia all'Assemblea nazionale guadagnano meno: circa 8 mila euro lordi al mese, tutto compreso.

A partire da giugno, con le nuove elezioni, l'Eurocamera avrà 15 deputati in più.

Il Parlamento europeo infatti, a causa dei cambiamenti demografici occorsi in Europa da inizio legislatura, ha stabilito che il numero di parlamentari passerà dai 705 attuali a 720. Cresce quindi il numero di inquilini nella casa della democrazia europea ma il cambiamento non toccherà gli equilibri elettorali di tutti i Paesi.

Nessun cambiamento ad esempio arriva per l'Italia, dove gli eurodeputati rimarranno 76. Senza variazione anche la Germania con 96 rappresentanti, la Polonia con 53 o la Svezia con 21.

A crescere di un seggio invece grazie alla loro variazione demografica saranno il Belgio, che passerà così a 22, la Danimarca che sale a 15, l'Irlanda a 14, la Lettonia a 9, l'Austria a 20, la Polonia a 53, la Finlandia a 15, la Slovenia a 9 e la Slovacchia a 15. Premiati con due seggi in più invece la Spagna che passa così a 61, i Paesi Bassi che passano a 31 e la Francia che vola a 81. Invariata la quota dei rappresentanti dei microstati Ue, Cipro, Malta e Lussemburgo, che mantengono quota 6 eurodeputati. La cifra di 705 eurodeputati in vigore oggi tuttavia è frutto di un calcolo avvenuto solo 4 anni allo scoccare della Brexit.

Prima dell'uscita della Gran Bretagna dall'Ue infatti il parlamento europeo ospitava 751 deputati, inclusi i 73 rappresentanti del Regno Unito. Dopo il 31 gennaio 2020 dei 73 seggi britannici 46 furono sospesi, mentre 27 vennero distribuiti tra gli Stati membri, passaggio in cui l'Italia guadagnò l'ingresso di tre eurodeputati aggiuntivi: Vincenzo Sofo, candidato nelle liste della Lega ma poi passato a FdI, Salvatore De Meo di Forza Italia e Sergio Berlato di Fratelli d'Italia.

Tra i Paesi che beneficiarono maggiormente del riconteggio post-Brexit anche la Francia con una pattuglia di 5 ripescati con cui entrò all'eurocamera anche il renziano Sandro Gozi.

Per quel che riguarda i sistemi di voto, Italia, Polonia e Belgio sono gli unici Paesi ad avere più circoscrizioni elettorali, con lo stivale diviso in 5: Nord Est, Nord Ovest, Centro, Sud e Isole. A circoscrizione unica gli altri Paesi Ue con una maggioranza di Stati, tra cui Spagna, Francia e Germania anche a liste chiuse e senza preferenze.

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Ma torniamo all'analisi di Transparency International sui proventi nche parte degli eurodeputati ricava da attività esterne al loro mandato.

Ecco il dettaglio nella nota pubblicata dalla ong.

"Ad un mese dall'appuntamento elettorale in Europa, Transparency International EU pubblica un'analisi sulle dichiarazioni degli interessi privati degli eurodeputati e rivela l'entità dei guadagni provenienti dalle attività secondarie dei membri del Parlamento europeo.

Le recenti accuse mosse agli eurodeputati per aver ricevuto pagamenti per diffondere la propaganda russa hanno evidenziato, ancora una volta, l'incapacità del Parlamento europeo di proteggere la propria integrità democratica. Incredibilmente, a parte l'aver preso soldi da dittatori stranieri, gli eurodeputati avrebbero potuto prendere vagonate di denaro per apparire in podcast, talk show e simili per diffondere la propaganda russa, a condizione che ciò fosse dichiarato in modo appropriato.

Questo perché agli eurodeputati è sempre stato permesso lo svolgimento di qualsiasi attività secondaria, con pochi controlli da parte del Parlamento europeo. 

Le dichiarazioni degli interessi privati degli eurodeputati

L'analisi di Transparency International EU si basa sui dati estratti dalle dichiarazioni degli interessi privati dei parlamentari europei, nelle quali gli eurodeputati devono specificare qualsiasi reddito percepito al di fuori del loro mandato. Le nuove dichiarazioni sono state pubblicate nell'ultimo aggiornamento del database di Integrity Watch EU | MEP Income

Lo studio rivela che più di un deputato su quattro ha un'attività secondaria retribuita e, in totale, le entrate provenienti da tali attività esterne dei deputati ammontano a ben 8,7 milioni di euro all'anno.

Il 70% degli eurodeputati svolge una qualche attività secondaria, retribuita o non retribuita.

Si tratta di un totale di 1751 attività secondarie, ovvero una media di due per ogni eurodeputato. In generale, tutti gli eurodeputati guadagnano circa 120.000 euro all'anno per il loro lavoro a tempo pieno come rappresentanti eletti dei cittadini europei, senza considerare le indennità che gli vengono riconosciute. Tuttavia, la maggioranza di loro continua a dedicarsi a lavori a parte, sia retribuiti che non retribuiti.

Questo genera confusione sul limite tra interessi personali e priorità politiche ed invita ad interrogarsi sulle vere motivazioni che stanno alla base delle azioni degli eurodeputati

Non solo, l'analisi mette in luce alcuni dettagli sullo scandalo Qatargate e sui tentativi di riforma delle regole interne degli eurodeputati in materia di trasparenza e integrità che ne sono derivati. Gli eurodeputati avrebbero potuto riformare le loro regole interne e vietare i lavori secondari retribuiti. Hanno scelto di non farlo. I deputati hanno semplicemente deciso di imporre una nuova dichiarazione degli interessi privati, in cui i deputati sarebbero teoricamente tenuti ad essere più precisi nel riferire sia le attività secondarie che i redditi. In realtà, queste dichiarazioni sono un passo indietro rispetto a quelle precedenti, perché i deputati sono ora tenuti a dichiarare solo i redditi provenienti da altre attività esterne al di sopra di una soglia di 5.000 euro all'anno, mentre in precedenza erano tenuti a dichiarare qualsiasi reddito percepito a titolo accessorio. 

Che cosa fanno esattamente gli eurodeputati oltre ai loro impegni da rappresentanti eletti?

In generale, la stragrande maggioranza delle attività (82%) riguarda l'appartenenza a consigli di amministrazione. E solo il 5% delle attività è costituito da partecipazioni azionarie o partnership commerciali.

Il basso numero di attività in quest'ultima categoria potrebbe essere dovuto al fatto che devono essere dichiarate solo le partecipazioni o le partnership commerciali che hanno implicazioni di politica pubblica o che conferiscono all'azionista un'influenza significativa. La valutazione sul fatto che tali partecipazioni rientrino o meno in questa definizione è lasciata interamente alla discrezione dei deputati.

Quanto sono accurate queste nuove dichiarazioni?

La precedente analisi di Transparency International EU ha evidenziato l'entità delle descrizioni imprecise, errate o potenzialmente fuorvianti delle attività dichiarate. Ciò significa che alcune informazioni fondamentali per identificare e prevenire efficacemente i conflitti di interesse non sono state fornite. Quindi, sebbene le nuove dichiarazioni siano più precise, l'ultima analisi ha rilevato una serie di problemi non risolti, tra i quali:

Tutto ciò è un'ulteriore prova di quanto il Parlamento europeo abbia bisogno di un controllo più rigoroso sulle dichiarazioni e di quanto gli eurodeputati continuino ad impegnarsi con organizzazioni influenti: un'attività su otto al Parlamento europeo continua a essere svolta per conto di organizzazioni iscritte al registro delle lobby, in linea con le scorse analisi di Transparency International EU.

Le raccomandazioni di Transparency International in vista delle elezioni europee

Il Parlamento europeo dovrebbe vietare agli eurodeputati di impegnarsi in attività secondarie, retribuite o non retribuite, con organizzazioni che cercano di influenzare il processo decisionale dell'UE.

In assenza di tale divieto, dovrebbero essere applicate alcune regole:

  • Nelle dichiarazioni degli interessi privati degli eurodeputati dovrebbero essere richieste informazioni più chiare, come ad esempio una precisa indicazione del reddito. L'opzione del testo libero dovrebbe essere limitata.
  • Il Parlamento dovrebbe attuare controlli dettagliati sulle dichiarazioni. Il "general plausibility check" (una generale verifica di credibilità) non è sufficiente, poiché persistono troppi errori. Ogni dichiarazione deve essere controllata.
  • In caso di conflitto di interessi, gli eurodeputati non dovrebbero essere autorizzati a ricoprire alcuna carica di potere legata a tale conflitto, compreso l'incarico di relatore o relatore ombra su un dossier.
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