Alunno punito, accolto dal Tar il ricorso dei genitori: “La scuola sbaglia”
I genitori nel ricorso hanno evidenziato la mancanza di contraddittorio e del diritto di difesa: «L'Istituto - hanno sostenuto - non ha accertato in modo oggettivo lo svolgimento dei fatti essendosi basato, come emerge dal verbale del Consiglio di classe, sulle sole affermazioni delle docenti»
TRENTO. Il Tar di Trento ha accolto il ricorso presentato dai genitori di un alunno delle medie contro la scuola che l'aveva punito con un provvedimento disciplinare. La sanzione, tra l'altro trasmessa nel fascicolo personale, riguardava l'imposizione della frequenza scolastica in determinati giorni e con svolgimento in classe di attività didattica predisposta dal consiglio di classe.
E ciò per un comportamento tenuto dall'alunno (e da altri compagni): un comportamento valutato come «poco collaborativo» e «talvolta irrispettoso delle regole condivise». I genitori nel ricorso hanno evidenziato la mancanza di contraddittorio e del diritto di difesa: «L'Istituto - hanno sostenuto - non ha accertato in modo oggettivo lo svolgimento dei fatti essendosi basato, come emerge dal verbale del Consiglio di classe del -omissis-, sulle sole affermazioni delle docenti».
Lo studente non è mai stato convocato per spiegare le proprie ragioni. Il Tar, presieduto da Alessadra Farina, ha evidenziato che, in merito al contraddittorio, «al di là di ogni retorica, nulla avrebbe potuto essere più formativo per uno studente che sperimentare in prima persona il garantismo, vale a dire il principio su cui si fonda lo stato di diritto».
«Il provvedimento in contestazione (...) come tutti i provvedimenti disciplinari si caratterizza per una funzione educativa e non certo punitiva - si legge nella sentenza - Anche le sanzioni disciplinari più gravi (...) concorrono dunque a pieno titolo alla realizzazione delle finalità educative volute dal legislatore, al rafforzamento del senso di responsabilità ed al ripristino di rapporti corretti all'interno della comunità scolastica. Tuttavia tale caratteristica educativa non vale a smentirne la natura che è e rimane disciplinare. Detto altrimenti: lo scopo educativo non giustifica una sorta di discrezionalità della misura adottanda né l'omissione di regole procedimentali la cui mancanza a fortiori in un provvedimento avente natura afflittiva si risolve in arbitrio».
Il ricorso dei genitori è stato accolto, dunque i provvedimenti impugnati sono annullati. Sulla vicenda era già intervenuta la Difensora civica Gianna Morandi che aveva inviato alla dirigente della scuola del capoluogo una missiva con invito formale «ad assicurare il principio del contraddittorio procedimentale».