Inflazione, indice armonizzato (Ipca) rivisto al ribasso al 6,9% nel 2023, l’allarme della Cgil
Per il sindacato è indispensabile che anche in Trentino si arrivi ai rinnovi contrattuali perché si ridia fiato ai redditi delle lavoratrici e dei lavoratori:“Nel triennio 2022-2024 l’Ipca – NEI cumulata supererà il 16%. Ogni confronto sullo scollamento tra costo delle vita reale e retribuzioni non può non tenere conto di questo dato”
TRENTO. Nel 2023 l’Ipca, al netto del costo dei beni energetici importanti (NEI) si è attestata al 6.9%, in salita rispetto al 6.6% dell’anno precedente. Nel 2024 il dato di previsione si attesta a 1.9%. Lo certifica l’Istat che mette anche in evidenza che l’indicatore, punto di riferimento fondamentale definire gli adeguati retributivi nei rinnovi dei contratti di primo livello, è stata più elevata dell’indicatore che tiene conto anche del costo “delle bollette”.
Il dato conferma che l’inflazione è stata trainata dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari e dei servizi che hanno impattato con forza sul potere d’acquisto delle famiglie, impoverendole, mentre i costi energetici, che forte impatto hanno sul sistema delle imprese, nella seconda metà dell’anno hanno cominciato a calare.
Per il sindacato si deve ripartire da qui, anche in Trentino, per i rinnovi contrattuali perché si ridia fiato ai redditi delle lavoratrici e dei lavoratori. Nel triennio 2022-2024 l’Ipca – NEI cumulata supererà il 16%. Ogni confronto sullo scollamento tra costo delle vita reale e retribuzioni non può non tenere conto di questo dato.