Per la morte del giovane operaio, un assolto e pena ridotta a Paterno con il "concordato Cartabia"
Stefano Colleoni, «Colle», morì a 22 anni durante un turno di notte alla XLam schiacciato da un pannello di tre tonnellate: in Appello l’unica pena è per Franco Paterno
CASTELNUOVO. Assolto il responsabile del servizio prevenzione, e pena ridotta per l'allora amministratore delegato della ditta XLam Franco Paterno: così ha deciso la Corte d'appello di Trento in merito al procedimento per la morte di Stefano Colleoni, l'operaio che perse la vita a soli 22 schiacciato da un pannello di legno del peso di quasi tre tonnellate.
La tragedia accadde il 24 novembre 2016 a Castelnuovo, dove ha sede l'azienda che fa parte del gruppo Paterno. In primo grado la giudice Greta Mancini, dopo quattro ore di camera di consiglio, aveva assolto «per non aver commesso il fatto» Domiziano Paterno, presidente del Cda, mentre il fratello Franco era stato condannato a due anni senza la concessione della sospensione condizionale della pena; 6 mesi a Davide Saia, in qualità di responsabile del servizio di prevenzione e protezione.
Per gli imputati l'accusa era omicidio colposo aggravato dalla violazione di norme antinfortunistiche. Dunque il collegio ieri ha rivisto le pene: preso anche atto del risarcimento ai familiari, per una somma ritenuta congrua, è stata ridimensionata la gravità delle responsabilità.
Saia, difeso dall'avvocato Roberto Bertuol, otto anni dopo l'apertura del fascicolo è stato assolto con formula piena «per non aver commesso il fatto».
Pena ridotta per Franco Paterno che, difeso dall'avvocato Giacomo Merlo, ha fatto un concordato in appello, come previsto dalla Legge Cartabia, e chiuso a un anno e 8 mesi con sospensione condizionale della pena ed esclusione delle pene accessorie.
È stato trovato anche un accorto per il risarcimento, dopo che la parte civile - con gli avvocati Andrea de Bertolini e Attilio Carta - aveva valutato non congrua l'offerta dell'assicurazione di 220 mila euro al padre e di 70 mila alla sorella. Paterno ha risarcito integralmente la somma quantificata dalla sentenza di primo grado in base alle Tabelle di Roma, pari a 150 mila euro per la sorella e a 320 mila euro per il padre.
Risarciti anche Fillea Cgil del Trentino e l'Associazione familiari vittime del lavoro.
Per l'accusa Stefano Colleoni avrebbe avuto una carente formazione specifica riguardo alla movimentazione del materiale con un carro ponte. Tra i compiti a lui assegnati c'era anche lo spostamento delle lastre in equilibrio. Equilibrio molto precario - come è emerso - se a manovrare non erano mani molto esperte. Il pannello che ha schiacciato la vittima, come è stato ricostruito, era stato toccato dalla lastra trasportata che, pericolosamente, aveva iniziato a basculare.
Della tragedia non ci sono testimoni: Stefano Colleoni in quel momento era solo e i colleghi sentirono il suo straziante urlo. Il giovane operaio, schiacciato tra il macchinario e il pannello stesso, era ancora vivo quando arrivarono i soccorsi. Morì dopo qualche ora, in ospedale.
Proprio la settimana scorsa, gli amici di Colle lo hanno ricordato – come fanno sempre da allora – in una festa musicale in suo onore: hanno mantenuto e mantengono sempre la promessa che gli fecero allo straziante funerale: «Ballerai con noi fra le stelle».