Rifiuti in Trentino: l'export in attesa del nuovo sistema costa 11 milioni di euro all'anno
Due le ipotesi rimaste sul tavolo nel confronto Provincia-Comuni: un ente unico e un modello misto, in cui all’assemblea generale si aggiungono quelle territoriali, nelle 13 comunità. Da definire anche la scelta sul tipo di impianto da realizzare per smaltire il residuo secco: gassificatore, inceneritore o accordo per utilizzare il termovalorizzatore già attivo a Bolzano?
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TRENTO. Rifiuti, lo stallo costa 11 milioni di euro all'anno. Questo è quanto spenderemo, entro fine 2024, per la gestione dell'indifferenziata, da inviare in impianti di gestione fuori provincia e spesso all'estero. E si va avanti di gara in gara - l'ultima in fase di assegnazione per tre lotti e 6mila tonnellate in tutto - in attesa di risolvere il problema dell'Egato, l'ente gestore dell'ambito ottimale.
Ma questa attesa non solo blocca le scelte strategiche - su tutte, quella sulla chiusura del ciclo e la realizzazione dell'impianto, se gassificatore o inceneritore, e semmai dove - ma anche quelle pratiche: i Comuni hanno urgenza di chiudere i contratti. Eppure i progetti di partenariato pubblico privato presentati da tre territori, Trento Rovereto e Valsugana, sono arenati: il primo sospeso, gli altri due bocciati. Almeno non è emergenza. Una buona notizia, in un mare di incertezza, c'è: per adesso non siamo più in emergenza. Che poi significa non stoccare più provvisoriamente l'immondizia nei piazzali di Ischia Podetti perché non si sa dove buttarla, come è accaduto a maggio scorso.
Le gare di primavera sono andate bene, i quattro lotti da 4mila tonnellate ciascuno, sono stati affidati a aziende diverse: due se li è aggiudicati l'area di Dalmine, che già in passato aveva preso la nostra immondizia non riciclabile, una l'azienda trentina Ecology transport e l'ultimo l'altoatesina PA Service.
Da qualche settimana stiamo quindi inviando più rifiuti di quelli che produciamo in modo da ridurre, nel corso del tempo, lo stoccaggio provvisorio. È, infine, in fase di aggiudicazione l'ultima gara indetta dalla Provincia: 3 lotti da 6mila tonnellate, che saranno sufficienti per chiudere l'anno. Non rischiamo di avere rifiuti e non sapere dove metterli, almeno fino a gennaio. Bene così. Il costo, come detto, un altro paio di maniche: le ultime gare 250 euro a tonnellata, 11 milioni in tutto l'anno. Non bruscolini. L'Egato e inceneritore. Lo stallo è tra i piccoli Comuni e la Provincia.
La legge del 2023 aveva indicato la necessità di scegliere la governance dell'Egato, l'ente gestore dell'ambito territoriale ottimale, che per noi coincide con la Provincia, che dovrà coinvolgere piazza Dante, Comuni e Comunità di valle. Sempre l'Egato, quando nascerà, sarà il soggetto che farà gli investimenti, quindi che deciderà come fare e dove, l'impianto di chiusura dei rifiuti. Insomma, è ad oggi il fulcro del discorso.
A decidere che tipo di governance darsi doveva essere una commissione, metà tecnica e metà politica, guidata dal sindaco di Arco Alessandro Betta, che doveva presentare delle proposte entro fine agosto. Tre i possibili modelli: l'Egato Trentino, che conta di passare dalle attuali 80 tariffe a una unica, con un'unica modalità di raccolta.
Nell'assemblea generale sarebbero rappresentati la Provincia e 13 componenti dei 13 bacini (di fatto le attuali comunità di valle) e si organizzerebbe l'affidamento di tutto il servizio, nonché si farebbero le scelte relative al modello gestionale e alle modalità dei erogazione del servizio (compresi gli orari di raccolta). I sub ambiti, in questo modello, non sarebbero centri decisionali. Poi c'è il modello 2, cosiddetto "Misto", per cui l'assemblea centrale si occuperebbe delle procedure d'appalto, ma le scelte relative al tipo di servizio, e alla modalità di raccolta, sarebbe presa a livello di assemblee territoriali - 13, una per comunità - composte da sindaci e presidenti di Comunità. Anche in questo caso si arriverebbe ad una semplificazione (potenzialmente, da 80 a 13 tariffe). Il modello 3, che piacerebbe di più ai Comuni piccoli, cioè l'Egato delle comunità, è già stato cassato dalla Provincia, in una recente riunione in Consiglio delle Autonomie locali con l'assessora all'Ambiente Giulia Zanotelli.
Comunque, se la scelta è tra 2 modelli, dovrebbe essere semplice, ma semplice non è. La svolta piace poco ai Comuni piccoli, che temono di perdere autonomia decisionale della gestione dei servizi, e la Provincia non sembra spingere per accelerare i tempi. Poco male, non fosse che è dall'Egato che discendono scelte strategiche di cui si parla da decenni. E che ancora aspettano.Inceneritore o gassificatore.
Ad oggi sembrano queste due le ipotesi sul tavolo, ma da almeno un paio d'anni nulla si muove su questo fronte. Anzi, si stanno moltiplicando le spinte per chiedere di insistere con Bolzano - strada che pare in salita - oppure per proseguire con l'esternalizzazione. Che ha il difetto di costare 11 milioni l'anno. I tempi lunghi stanno irrigidendo la posizione di Rovereto, che ha recentemente dichiarato di non voler l'impianto sul suo territorio. Mentre Trento invita a scegliere la miglior soluzione tecnica, sia sul tipo d'impianto che sull'ubicazione.I Comuni stoppati.
Nell'attesa delle scelte strategiche, c'è anche la necessità, per i municipi, di gestire il servizio. Tre territori si sono mossi, ma sono stati stoppati: Trento, Rovereto e la Valsugana.Da Trento per la verità si erano mossi per tempo: nel 2022 Dolomiti energia aveva presentato una proposta di PPP, partenariato pubblico privato, che ha fatto tutta l'istruttoria al Navip, l'ente cioè che deve valutare il pubblico interesse. Un'istruttoria lunga, su cui ha impattato, nel 2023, la normativa sull'Egato.
Ma i tempi dell'istruttoria sono tali, che in Comune iniziano ad avere fretta e inoltre avevano evidenziato anche nelle sedi opportune, anche si decidesse domani sull'Egato, servirebbero 5 anni per andare a regime, nel frattempo serve affidare il servizio ad un gestore, per portar via l'immondizia dalle case dei trentini. Tutti ragionamenti che non sono bastati: dovranno aspettare: il Navip due settimane fa, ha sospeso la procedura, non se ne parla proprio.
E lo stesso destino hanno i due territori che avevano iniziato il medesimo ter, cioè Rovereto e Valsugana. Insomma, tutto resta ingessato. Ma l'attesa non è priva di costi.