Trento / Il dramma

La donna ispettore aggredita in carcere: il Sappe chiede contromisure al ministero della giustizia

Il sindacato autonomo polizia penitenziaria dopo l'episodio di ieri, 4 novembre, a Spini di Gardolo: "Inaccettabile, lo Stato non può più assistere passivamente alla violenza di una frangia di detenuti"

IL FATTO Spini, ispettore donna aggredita da un detenuto
EMERGENZA Sovraffollamento, suicidi e lesioni a Spini di Gardolo
ALBANIA
Spp: "Il sistema crea sperequazioni e alimenta lamentele"

TRENTO. “Quel che è avvenuto ieri nel carcere di Spini di Gardolo, dove una donna ispettore del Corpo è stata selvaggiamente aggredita da un detenuto, è semplicemente incredibile ed inaccettabile: lo Stato non può più assistere passivamente al degrado ed alla violenze di una frangia di detenuti che pensa e crede di poter fare, nella detenzione, quel che vuole”.

Lo scrive in una nota stampa il sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe) riferendosi al caso di violenza che si è verificato nella casa circondariale di Trento (nelle foto, le lesioni riportate dall'agente).

Per David Stenghel e Massimiliano Rosa, rispettivamente vicesegretario regionale e segretario provinciale del Sappe, “ieri si è consumato un gravissimo attacco allo Stato ed a chi lo rappresenta in carcere”.

I due sindacalisti aggiungono: “ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali e della nazione: siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo dove possono fare quel che non vogliono e non in un carcere! Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni”.

Il Sappe esprime quindi la vicinanza alla collega ferita a Trento e a tutte le donne e gli uomini impiegati al carcere di Spini, dice il segretario generale Donato Capece: “Ma - aggiunge - siamo davvero alla frutta, i detenuti rimangono impuniti rispetto alla loro condotta violenta e fanno quello che si sentono fare, senza temere alcuna conseguenza. Urgono contromisure per prevenire gli atti violenti ai danni dei poliziotti: lo stato comatoso dei penitenziari non favorisce il trattamento verso altri utenti rispettosi delle regole né tantomeno la sicurezza”.

Il leader nazionale del sindacato rinnova “un appello forte e chiaro" alle istituzioni chiedendo l'immediato intervento del Dap e del ministero della giustizia.

"Il primo sindacato della polizia penitenziaria - conclude la nota - sottolinea la necessità di adottare misure più severe nei confronti dei detenuti violenti reputando che soggetti come questi non meritino alcun tipo di beneficio. È necessario applicare l'art. 14 bis dell'ordinamento penitenziario e fornire al personale strumento adeguato alla propria difesa”.

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