Emiliano Tomasi: dalla Nuova Zelanda il ritorno a Mattarello a piedi e con i mezzi pubblici
Trentadue anni, laureato in chimica a Innsbruck, dalle sue parole traspare tutta la sua volontà nel voler assorbire tutto ciò che ha visto, assaporato e sentito, «andando ben oltre lo sguardo occidentale»
MATTARELLO. Ha scelto uno dei punti più lontani in termini di distanza geografica rispetto al suo Trentino per poi decidere di rientrare verso casa soltanto con l'utilizzo di mezzi pubblici e a piedi, per compiere un lungo viaggio che ha più il sapore di scoperta: con sé ha soltanto uno zaino da 75 litri, un sacco a pelo e una tenda. Emiliano Tomasi ha 32 anni, ed è originario di Mattarello. Dopo aver studiato a Innsbruck in Austria, con una laurea in Chimica, ha deciso di mettere in stand-by la sua carriera professionale per andare oltreoceano a cercare qualcosa di diverso. La meta scelta sulla mappa è stata la Nuova Zelanda, Paese che si è rivelato poi essere soltanto il suo punto di partenza.
«Questa terra è sempre stata il mio sogno - racconta - L'idea è nata in Austria, guardando una cartina geografica mentre mi trovavo in un bar. In quel momento ho capito che avrei voluto mettermi in viaggio». A bordo di un van, che si è costruito da solo, si è tuffato prima nel mondo del working travel, viaggiando da una fattoria all'altra, da un campo ad un altro, lavorando nella raccolta di frutti e nella gestione del bestiame.
Dopo aver lasciato il suo mezzo di trasporto che lo ha accompagnato dal Nord del Paese al profondo Sud, nella zona più fredda della Nuova Zelanda, il suo rientro verso casa ha preso una forma diversa rispetto a quanto pianificato all'inizio.
Piano piano si è concretizzata l'idea di tornare in Europa attraversando il Sudest asiatico, l'Asia Centro meridionale, l'Indonesia, la Thailandia, il Vietnam, la Cina, il Kazikistan, transitando anche per l'India, il Pakistan, l'Afghanistan e l'Iran, documentando ogni cosa, con l'intento di mostrare realtà tanto diverse quanto sconosciute all'occhio europeo. Grande appassionato di montagna, Emiliano non ha rinunciato alla sua passione per le cime, scoprendo prima i vulcani dell'Isola del Nord della Nuova Zelanda fino ad arrivare alle pendici dell'immenso Nanga Parbat, raggiungendo il campo base. In questo suo cammino in solitaria, si è unito per quasi sei mesi il cugino Nicolò Tamanini con il quale ha girato dall'Indonesia al Kirghizistan.
Oltre al posto in ostello, i due hanno sempre portato con sé una tenda da piantare, cosa spesso non è concessa e dormito presso case del posto.
«Volevo vedere con i miei occhi queste terre come i paesi post-sovietici dell'Asia centrale, anche in seguito alla guerra in Ucraina. Percepirle nella loro totalità, non con uno sguardo da turista ma con quello dei locali. Sono stato ospitato nelle loro case: tanti quelli che mi hanno accolto a braccia aperte, offrendomi cibo e un posto dove stare. In altri luoghi invece è stato più difficile anche solo piantare la tenda. Tanti i racconti che ascolto ogni giorno per capire come vivono anche nei luoghi più remoti: non sono venuto fin qui soltanto per guardare, ma immergermi e comprendere quello che accade e come vivono le persone qui, anche dal punto di vista economico, sociale e politico».
In Afghanistan, terra in mano al regime dei talebani, Emiliano è riuscito a varcare i confini del Paese, dove al momento i turisti sono pochi. Poi è stata la volta dell'Iran ancora profondamente segnato dalle proteste per i diritti delle donne che soltanto lo scorso anno avevano incendiato non solo le città interne, ma anche le capitali di tutto il mondo.
«Rivendicazioni che qui si inseriscono nelle richieste di democrazia e secolarismo». Per quanto riguarda la nazione più difficile da attraversare invece: «Non ho dubbi, l'Iraq federale in mano alle milizie». Un'esperienza difficile da riassumere in così poche righe, proprio per l'intensità con la quale viene tuttora vissuta, visto che il giovane trentino si trova ancora in viaggio. Eppure dalle sue parole traspare tutta la sua volontà nel voler assorbire tutto ciò che ha visto, assaporato e sentito, «andando ben oltre lo sguardo occidentale».
Dopo lunghi mesi, Emiliano è riuscito a mettere piede in Turchia e da pochi giorni è approdato in Grecia, ormai quindi a due passi da casa. «Rientrare? È ancora difficile dire quando», conclude.