L’intervista / Società

Nicoletti, presidente delle Acli: «Il Trentino si è seduto ed invecchia, occorre aprirsi alle migrazioni»

La politica? «E’ lo specchio della società. Ma ormai facciamo di tutto per avvicinarci al lombardo-veneto, la nostra specialità non è più percepita»

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di Fabio Peterlongo

TRENTO. Eletto a novembre 2024 presidente delle Acli Trentine, Walter Nicoletti, giornalista, divulgatore televisivo, esperto di economia di montagna, rivela le priorità del suo mandato di quattro anni: «Passaggio generazionale, contrasto alla crisi demografica, rilancio dell'autorevolezza dell'Autonomia trentina, promozione della cultura della pace» spiega Nicoletti, che per dare un primo segnale di rinnovamento ha proposto un ufficio di presidenza con la presenza di due ventenni.

Presidente Nicoletti, tra le parole chiave del suo mandato spicca il "passaggio generazionale". Cosa intende?

«Quello del passaggio generazionale è il grande tema dell'Occidente. Possiamo dare speranza a questo mondo solo se c'è un'idea di futuro. Come suggerisce il Sinodo, futuro, speranza e giovani hanno tutti un medesimo significato in questo momento. Quella di lasciare il passo ai più giovani, è la responsabilità massima della mia generazione, altrimenti non svolgeremmo un servizio all'altezza del nostro mandato. Come primo segnale abbiamo coinvolto nella presidenza due giovanissimi, Francesco Campaci, nato nel 2002, vicepresidente vicario con delega all'ambiente, tema che per noi è una priorità, e Anna Baldessari, con delega alla comunicazione».

Un segnale verso un Trentino che invecchia. Acli rappresenta un osservatorio importante sulle sfide che affrontano le giovani famiglie. Come contrastare il calo demografico?

«Per affrontare il calo delle nascite servono politiche precise e non basate su una visione ideologica della famiglia, politiche che vadano dall'incentivazione al supporto sul tema della casa, fino all'inserimento lavorativo. Inoltre bisogna riconoscere la presenza degli stranieri. Occorre passare da una cultura dell'accoglienza, su cui le associazioni cattoliche fanno molto, a una cultura di vera integrazione. Gli stranieri non sollevano solo questioni di sicurezza, ma rappresentano una parte del futuro di questa terra.

Bisogna prevedere una filiera che permetta un'autentica integrazione: dalla casa fino alla scuola e al lavoro. Lo vediamo nei nove centri di formazione professionale che gestiamo: i ragazzi di origine straniera che spesso li frequentano sono veri trentini a tutti gli effetti. E non dimentichiamo un altro problema demografico che caratterizza il Trentino: quello dello spopolamento della montagna, che appesantisce la situazione».

Cruciale è il rapporto con la politica e in particolare l'istituzione provinciale. In che modo l'Autonomia può contribuire a vincere le sfide da lei indicate?

«La politica è lo specchio della società. Come Acli, non dobbiamo puntare il dito solo sulla politica. È un fatto che negli ultimi anni il Trentino abbia perso appeal nel presentarsi all'esterno, non riusciamo più a farci percepire come un'eccellenza, ci siamo fermati. Ma è anche caduta l'adesione della comunità ai valori dell'Autonomia, così come ai valori della cooperazione, dell'auto-governo. Occorre che ciascuno si assuma le sue responsabilità individuali, prima di prendersela con il politico di turno. Notiamo al contempo il rischio di una deriva omologante per la nostra Autonomia che ne faccia perdere la specialità: il rischio è quello di assomigliare sempre di più alle altre province limitrofe, "padane" o lombardo-venete. E ci distanziamo sempre di più dall'Alto Adige. Ma è proprio all'Alto Adige e al recupero della dimensione euro-regionale che dovremmo guardare: l'Euregio è un tentativo audace in vista di un governo delle Alpi».

Tra le priorità, ha indicato il rilancio della Scuola di Comunità, in cosa consiste?

«La Scuola di Comunità è la scuola di formazione aperta alla cittadinanza, oltre che al nostro personale amministrativo.Si tengono incontri, seminari, conferenze per formare nuovi pensieri e modelli di sviluppo, la cura della persona, la formazione alla partecipazione e al volontariato, la formazione politica e della classe dirigente, la pace e la nonviolenza, la convivenza e l'integrazione, la sostenibilità ambientale ed economica. Sono tutti temi cruciali che vogliamo rilanciare. Ci sta particolarmente a cuore il tema della pace, che è al centro della nostra campagna di tesseramento, seguendo la testimonianza di papa Francesco».

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