Trento / Allarme

Giovane aggredita, Ianeselli: «Necessarie più forze a presidio delle aree critiche»

Il sindaco reagisce dopo la notizia dell'episodio di tentata violenza sessuale al "Santa Chiara" da parte di un giovane extracomunitario ai danni di una tirocinante: «Il Comune ha strumenti limitati, la città si trova di fronte ogni giorno alle conseguenze della malagestione dell'immigrazione tanto da parte del governo nazionale quanto da parte di quello provinciale». Bisesti (Lega): «Alla giovane tirocinante tutta la nostra solidarietà. Ma risulta davvero grave che il sindaco sfrutti questo episodio per scaricare le colpe su altri»

IL FATTO Cerca di violentare una giovane tirocinante dell'ospedale

TRENTO - "È un episodio gravissimo il tentativo di violenza di questa mattina ai danni di una giovane tirocinante nei pressi dell'ospedale Santa Chiara. Alla ragazza, che con coraggio ha reagito richiamando l'attenzione del personale, va tutta la nostra solidarietà". Così, in una nota, il sindaco Franco Ianeselli interviene sull'aggressione ad una giovane tirocinante all'esterno dell'ospedale Santa Chiara di Trento.

"In casi come questo non possiamo però limitarci alla solidarietà - prosegue il sindaco - La città si trova di fronte ogni giorno alle conseguenze della malagestione dell'immigrazione tanto da parte del governo nazionale quanto da parte di quello provinciale. Disattese le promesse di bloccare i flussi, si continua a non regolare, a non governare un fenomeno che è lasciato a se stesso, inasprendo le leggi ma lasciandole in sostanza inapplicate.

La città si difende come può: allargando il daspo urbano alla zona dell'ospedale, cercando di potenziare quei servizi che possono asciugare l'area del disagio.

Gli strumenti a disposizione dell'Amministrazione comunale sono limitati. Per questo chiediamo alle forze dell'ordine, che ringraziamo anche per l'immediato intervento di questa mattina, di potenziare il presidio del territorio, soprattutto delle zone più critiche. Crediamo che un'attenzione particolare debba essere riservata agli ospedali e a tutti i luoghi di cura perché è intollerabile che i professionisti della salute debbano temere per la propria incolumità per il solo fatto di andare al lavoro", conclude il sindaco.

In una nota il capogruppo della Lega in Consiglio provinciale, Mirko Bisesti scrive "Quanto accaduto è inaudito. Alla giovane tirocinante va tutta la nostra solidarietà. Ma risulta davvero grave che il sindaco sfrutti questo episodio per scaricare, ancora una volta, le colpe su altri. È ora di smetterla con le solite dichiarazioni a fatto avvenuto e con lo scaricabarile. Un Sindaco non può sempre e solo puntare il dito contro altri. Poteva esprimere solidarietà e chiedere maggiore sicurezza.

Invece no: anche l'aggressione di un extracomunitario pakistano ai danni di una giovane tirocinante diventa, per lui, l'ennesima occasione per attaccare Provincia e governo nazionale. Davvero fuori luogo. È imbarazzante che, su ogni tema, la responsabilità venga sempre attribuita alla Provincia o a Roma - a seconda di chi governa".

"Ianeselli chieda conto alla sua stessa parte politica, visto che sono proprio le "risorse" che lui e il centrosinistra difendono da sempre. La stessa parte politica che, da decenni, accusa la Lega di creare allarmismi e di vedere problemi inesistenti a Trento. Eppure oggi, con una città sempre meno sicura, anche chi ha sempre minimizzato è costretto a fare i conti con la realtà. Non era un problema di "percezione" della Lega. Era un problema reale, figlio di una politica delle porte aperte che il sindaco e il centrosinistra cittadino hanno sempre sostenuto e continuano a sostenere. Ora, a tre mesi dalle elezioni, forse anche loro iniziano a capire", conclude la nota.

Interviene con una nota anche la ex assessora alla sanità Stefania Segnana (Lega): "La notizia dell'aggressione subita da una giovane tirocinante sanitaria fuori dall'ospedale Santa Chiara a Trento, per mano di un extracomunitario, mi ha riempito il cuore di tristezza ma anche di rabbia.

È un episodio che non ferisce solo la vittima, ma scuote l'intera comunità, lasciando un senso di frustrazione. Eppure, so già che si alzeranno voci pronte a scaricare la colpa sulla Provincia, sul centro-destra, su chi non ha "fatto abbastanza" per integrare. Ma la verità è che l'integrazione non può essere un processo a senso unico, soprattutto quando ci si scontra con una cultura che, in alcuni casi, sembra aver radicata una mancanza di rispetto per le donne, viste come proprietà, da usare a piacimento.

Questa realtà ci obbliga a fare i conti con una triste verità: le donne, le ragazze, si sentono sempre meno libere di muoversi da sole, di vivere quella libertà che abbiamo faticosamente conquistato. Ma oggi questi individui vengono spesso protetti o giustificati da chi sostiene di battersi per i diritti delle donne e contro il patriarcato, noi invece ci ritroviamo a chiederci: dove sta la vera difesa dei nostri diritti?

Non si tratta di generalizzare, ma di guardare in faccia una realtà che ci riguarda tutti. Prima, seconda, terza generazione: episodi come quello del ragazzino violentato nei bagni di un centro commerciale ci ricordano che il problema è più profondo e complesso. In che società stiamo crescendo i nostri figli?

Quale futuro stiamo costruendo per loro? Provo tristezza e una profonda preoccupazione. La mia solidarietà va alla giovane professionista, con l'augurio che possa riprendersi dallo shock e trovare la forza di superare questo trauma, anche se posso solo immaginare quanto sarà difficile. E mentre riflettiamo su tutto questo, non posso fare a meno di chiedermi: quando smetteremo di girarci dall'altra parte?

Quando decideremo di affrontare il problema alla radice, senza paura di essere etichettati o di urtare la sensibilità di qualcuno? Perché il rispetto per le donne, per le persone, non è negoziabile, aldilà di un buonismo di facciata pericoloso2, conclude Segnana.

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