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Docenti precari, Cgil all’attacco: “In Trentino sono penalizzati, subito un confronto con l'assessora Gerosa”

“In Trentino, a differenza del resto d'Italia, i docenti precari iniziano a lavorare solo con l'avvio delle lezioni e non dal primo settembre. Una disparità che pesa sulle tasche degli insegnanti e fa risparmiare oltre due milioni alla Provincia”

TRENTO. “In Trentino, a differenza del resto d'Italia, i docenti precari iniziano a lavorare solo con l'avvio delle lezioni e non dal primo settembre. Una disparità che pesa sulle tasche degli insegnanti e fa risparmiare oltre due milioni alla Provincia”. A dirlo è la Cgil. 


"Il meccanismo – spiega il sindacato – è quello della "chiamata unica", un sistema telematico per l'assegnazione delle supplenze che si svolge appena una settimana prima dell'inizio della scuola. Questo fa sì che i contratti decorrano dal primo giorno di lezione, privando i docenti di circa un terzo dello stipendio di settembre e creando ogni anno un vuoto contributivo significativo”.


I sindacati chiedono da anni che questa procedura venga anticipata all'ultima decade di agosto, come avviene nel resto del Paese: “Un cambiamento che, oltre a garantire continuità retributiva e contributiva, permetterebbe ai docenti di partecipare al primo collegio dei docenti del 1° settembre, iniziando l'anno scolastico insieme ai colleghi dell'istituto a cui sono assegnati, spesso lo stesso in cui prestavano servizio l'anno precedente”.


E ancora: “L'amministrazione provinciale non ha mai accolto queste rivendicazioni, senza peraltro fornire motivazioni convincenti. Considerando che il sistema è interamente telematico e accessibile da remoto, non si comprendono le ragioni per cui la procedura non possa essere anticipata, evitando così i buchi contributivi e retributivi.


Anticipare la chiamata unica consentirebbe anche un avvio dell'anno scolastico meno convulso. Le segreterie potrebbero infatti completare nella settimana precedente l'inizio delle lezioni il lavoro di contatto per coprire i posti rimasti vacanti, aumentando le probabilità di avere un organico completo o quasi già dal primo giorno”.


La Cgil prosegue così: “Ma le disparità non finiscono qui. I docenti con incarichi di supplenza breve si vedono negare una componente importante della retribuzione: la retribuzione professionale Docente (RPD), pari a quasi duecento euro lordi mensili. Questo nonostante molti di loro riescano, attraverso una serie di contratti brevi, a lavorare per tutto o quasi l'anno scolastico. La Cassazione ha stabilito in numerose sentenze il carattere discriminatorio di questa pratica, definendo l'RPD una componente fissa e continuativa del salario che deve essere riconosciuta indipendentemente dalla durata dell'incarico”.


I sindacati rilanciano quindi con forza la richiesta all'assessora Gerosa e alla dirigente del dipartimento Istruzione Francesca Mussino di intervenire “per portare maggiore equilibrio in queste disparità contrattuali tra docenti a tempo determinato e indeterminato, sia dal punto di vista economico che giuridico”.