Dieci anni senza Chiara Lubich Questa sera messa in Duomo
Dieci anni senza Chiara Lubich. Ricorre oggi il decimo anniversario della morte della fondatrice del Movimento dei focolarini. Un anniversario che sarà celebrato in tutte le comunità sparse nel mondo attraverso molte iniziative, improntate sull’azione del carisma dell’unità come motore del cambiamento sociale che è stato il faro della sua esistenza.
A Trento, città natale di Chiara Lubich, si terrà una celebrata eucaristica alle 19 in Duomo presieduta da monsignor Lauro Tisi. Domenica 18 marzo, invece, dalle 15 alle 18 presso lo studentato universitario Nest di via Solteri, si terrà un confronto a più voci, con approfondimenti storico geografici e sociali dell’immigrazione, con esperienze del territorio e della cooperazione internazionale dal titolo: «E se non ci fosse il mare? Per una cultura dell’accoglienza».
Per Chiara Lubich la grande attrattiva del tempo presente era «penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo». Sergio Zavoli, legato a lei da profonda conoscenza e amicizia, l’aveva definita una mistica dell’unità tra cielo e terra, affermando che Chiara opera una svolta nella mistica trinitaria: «Il far abitare Dio nell’intimità della propria anima diventa il farlo vivere in mezzo agli uomini nella comunicazione - le sue parole - del Dio in me col Dio nel fratello. Il pensiero di Chiara Lubich non a caso ci interpella sul da farsi per rimettere insieme i frammenti dell’indivisibile cioè l’uomo, e ricomporre le fratture del condivisibile cioè la comunità».
Il cambiamento sociale che ne deriva ha suscitato, fin dall’inizio dell’esperienza della Lubich nella sua città natale di Trento, iniziative con una forte impronta sociale. Una strada, quella tracciata dalla fondatrice, che è oggi un faro per il Movimento.
«Io credo, e penso sia un pensiero condiviso, che chi ha avuto la possibilità di conoscere Chiara direttamente, ha vissuto accanto a una persona speciale, profetica, illuminata, a prescindere dalla dimensione religiosa - osserva Paolo Crepaz, responsabile della comunicazione in Trentino - Una persona capace di leggere le vicende del tempo. Lei - prosegue - ci ha fatto partecipi di una serie di intuizioni sull’oggi, della realtà della chiesa e della società civile, che sono un patrimonio. Quando Chiara parlava del mondo unito lo vedeva come il destino dell’umanità. Oggi noi cerchiamo, senza la sua illuminazione diretta, la sua presenza, di provare a leggere con le stesse categorie che lei ci ha insegnato l’oggi».
In che modo?«L’evento di sabato è un esempio concreto di cosa oggi fa il movimento - spiega - La spiritualità dell’unità, questo immaginare che il mondo abbia bisogno di una fraternità universale, come si coniuga oggi? Per esempio affrontando il tema degli immigrati». Un obiettivo che il movimento non persegue solo con iniziative proprie, ma mettendo in rete le realtà, per essere «fermento di unità».