Jesus Christ Superstar stasera e domani a Trento: intervista al regista Piparo
Si va verso un doppio sold out, ancora pochi i biglietti a disposizione, per i due spettacoli di Jesus Christ Superstar di stasera, sabato 6 alle 21 e domani alle 17, all'Auditorium S. Chiara. Il musical nella sua versione italiana ha fra i suoi protagonisti Ted Neeley l'attore americano che interpretò il ruolo di Gesù nella pellicola di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice. A firmare da venticinque anni la produzione di questo grande successo il regista romano Massimo Romeo Piparo che in questa intervista racconta le origini e i "segreti" del suo musical.
Piparo, Jesus Christ Superstar è diventato una sorta di seconda pelle per lei: che effetto le fa?
"E' vero. Questo spettacolo mi accompagna dall'inizio della mia carriera di regista. La prima assoluta risale ormai a venticinque anni fa e continuo a proporlo anche oggi con lo stesso entusiasmo. Ormai è diventato quasi un compagno di vita che mi segue e che a mia volta seguo come una sorta di simbiosi".
Qual'è stata la difficoltà maggiore ad avvicinarsi a questo capolavoro del cinema - musical girato nel 1973 da Norman Jewison?
"Quando ho iniziato a pensare di realizzare Jesus Christ, di fare un'opera rock in inglese con un cast tutto italiano con l'orchestra dal vivo, mi davano tutti per matto perché in Italia un'operazione simile era davvero una chimera. Allora avevo appena 24 anni,: è stata veramente un'avventura, ha giocato molto il mio coraggio, la mia decisione e risolutezza nel fare una cosa contro tutto e contro tutti".
Ma cosa significava per lei questo film cult prima di diventarne regista?
"Jesus Christ Superstar era solo un film visto da un bambino veramente piccolo, avevo 7 anni e quindi non non potevo ricordarmi un granché. Però le musiche mi entrarono subito dentro: da appassionato di rock ho consumato quell'album. Quindi per me, prima di tuffarmi in questa avventura, più che le immagini contarono i pezzi unici di quella colonna sonora".
Come descriverebbe allora in alcuni aggettivi il suo Jesus?
"Emozionante, vintage ed elettrizzante".
Si aspettava il successo ottenuto in tutti questi anni?
"Francamente no, però ci ho creduto: in questo musical ho sempre messo la mia più grande concentrazione, dedizione sia economica che artistica, quindi per dirla alla romana- sorride il regista (ndr) - "C'ho sempre creduto". L'ho venerato come un oggetto mitico, l'ho sempre guardato con grandissimo rispetto, grandissima venerazione e devozione per quello che rappresentava".
Una delle carte vincenti è sicuramente la presenza di Ted Neeley: come l'ha convinto a recitare in questa versione tutta italiana?
"Ted è un uomo unico: non è un personaggio, non è un attore, non è un cantante. Non voglio risultare blasfemo ma il ruolo lo ha molto caratterizzato nel suo modo di essere, è un artista assolutamente straordinario. Avevo già provato a coinvolgerlo diversi anni fa in una delle prime versioni del musical in cui appariva proprio Carl Anderson che interpretava il Giuda nel film. Mi piaceva l'idea di unire Giuda e Gesù del film ma non fu possibile perché Neeley aveva un impegno in America. Quindi da allora era rimasto come un sogno in un cassetto rimasto lì da coltivare: un sogno che si è realizzato nel 2014 quando l'attore americano si è unito alla nostra famiglia".
Qualche altro nuovo musical nel cassetto?
"Dopo Jesus Christ sarò ancora a Trento con "Mamma mia!" un altro musical che continua a darmi grandi soddisfazioni. Sto portando in giro la commedia "Belle Ripiene" scritta con Giulia Ricciardi: con quattro attrici che cucinano dal vero e fanno mangiare il pubblico. Il mio nuovo progetto si lega al musical "School of rock" con Lillo e giovani allievi, cantanti musicisti, attori dell'Accademia Sistina. Spero di presentarlo anche da voi".