Seggio, come mai un siciliano doc come lei ha voluto dedicare un album alle Dolomiti?
Ho avuto un brutto incidente motociclistico nell'agosto 2003 a Nizza. Per tre lunghi anni ho perso la mia autonomia subendo 18 interventi chirurgici per riconquistarla. Ma questo non è bastato a rimettermi in piedi. Allora, dopo mille ricerche ed una sorta di strada tracciata dalla fede, mi ritrovai a Cortina d'Ampezzo per accedere a cure sperimentali, che di fatto mi hanno ridato la libertà. Quindi ho mosso i primi passi sulle Dolomiti, innamorandomi perdutamente di questi luoghi: vuoi, perché mi hanno ridato la vita, vuoi perché credo sia il posto dove ogni uomo dovrebbe vivere, tornando al rapporto «uomo/terra» necessario e fisiologico».
Ho avuto un brutto incidente motociclistico nell'agosto 2003 a Nizza. Per tre lunghi anni ho perso la mia autonomia subendo 18 interventi chirurgici per riconquistarla. Ma questo non è bastato a rimettermi in piedi. Allora, dopo mille ricerche ed una sorta di strada tracciata dalla fede, mi ritrovai a Cortina d'Ampezzo per accedere a cure sperimentali, che di fatto mi hanno ridato la libertà. Quindi ho mosso i primi passi sulle Dolomiti, innamorandomi perdutamente di questi luoghi: vuoi, perché mi hanno ridato la vita, vuoi perché credo sia il posto dove ogni uomo dovrebbe vivere, tornando al rapporto «uomo/terra» necessario e fisiologico».
Un titolo come «Alta quota»delinea le sue intenzioni nell'immaginario ma dal punto di vista dei suoni cosa racchiude questo lavoro?
Se si legge l'incipit del mio album si trova questa frase: "Le montagne sono quei luoghi in cui Dio ha dimostrato di essere più bravo di Michelangelo a scolpire". Niente di più vero. Credo che in "Alta Quota" si arrivi sempre dopo un duro lavoro, fisico e mentale, e ogni duro lavoro meriti una gratificazione, una ricompensa. In questo caso la ricompensa è la conquista della pace interiore ed esteriore, della libertà, della purezza rappresentata dalla rarefazione dell'aria, da una prossimità a Dio che solo ad Alta Quota puoi percepire. Ecco perché ho lavorato tanti anni per dar vita ad un suono che rievocasse tutto ciò e che rappresentasse in un'unica «voce» tutti questi elementi ormai fondamentali per la mia vita e per il mio benessere, tanto da passare più tempo sulle mie amate Dolomiti che nella mia calda Sicilia.
Se si legge l'incipit del mio album si trova questa frase: "Le montagne sono quei luoghi in cui Dio ha dimostrato di essere più bravo di Michelangelo a scolpire". Niente di più vero. Credo che in "Alta Quota" si arrivi sempre dopo un duro lavoro, fisico e mentale, e ogni duro lavoro meriti una gratificazione, una ricompensa. In questo caso la ricompensa è la conquista della pace interiore ed esteriore, della libertà, della purezza rappresentata dalla rarefazione dell'aria, da una prossimità a Dio che solo ad Alta Quota puoi percepire. Ecco perché ho lavorato tanti anni per dar vita ad un suono che rievocasse tutto ciò e che rappresentasse in un'unica «voce» tutti questi elementi ormai fondamentali per la mia vita e per il mio benessere, tanto da passare più tempo sulle mie amate Dolomiti che nella mia calda Sicilia.
Una chitarra, la sua, che anche nelle immagini del video del singolo girato sulle Tre Cime di Lavaredo, trae forza dalla natura.
Il video girato sulle Tre Cime di Lavaredo era un sogno irrealizzabile fino all'anno scorso, perché troppo costoso. Ma la voglia e la forza di volontà hanno fatto sì che potessi circondarmi di quelli che io definisco "i soci di follie" che mi hanno permesso di realizzarlo, In primis l'Associazione Alta Quota, nata per dare vita al progetto e formata da Marco Amico, produttore artistico dei miei dischi ormai da un decennio e da Massimo Curiale, avvocato appassionato di musica che si è tuffato in questa avventura dando vita ad un mecenatismo 4.0. Alla realizzazione hanno contribuito in vari ruoli, Alessandro D'Emilia, Michele Genovese, il comune di Auronzo di Cadore, i miei editori Bollettino e Azzurra Music e Ivonne Ucci. Un ruolo importante lo ha avuto Tom Anderson per aver creato la mia chitarra dalla quale non mi separerò mai, perché copia esattamente il suono che ho in mente trasformandolo in musica.
Il video girato sulle Tre Cime di Lavaredo era un sogno irrealizzabile fino all'anno scorso, perché troppo costoso. Ma la voglia e la forza di volontà hanno fatto sì che potessi circondarmi di quelli che io definisco "i soci di follie" che mi hanno permesso di realizzarlo, In primis l'Associazione Alta Quota, nata per dare vita al progetto e formata da Marco Amico, produttore artistico dei miei dischi ormai da un decennio e da Massimo Curiale, avvocato appassionato di musica che si è tuffato in questa avventura dando vita ad un mecenatismo 4.0. Alla realizzazione hanno contribuito in vari ruoli, Alessandro D'Emilia, Michele Genovese, il comune di Auronzo di Cadore, i miei editori Bollettino e Azzurra Music e Ivonne Ucci. Un ruolo importante lo ha avuto Tom Anderson per aver creato la mia chitarra dalla quale non mi separerò mai, perché copia esattamente il suono che ho in mente trasformandolo in musica.
Fra le tracce di «Alta quota» c'è anche un brano dedicato a Cavalese.
A Cavalese negli ultimi anni ho avuto la possibilità di abitare per periodi molto lunghi e in montagna meteorologicamente parlando il tempo è molto volubile. Capitavano quelle giornate senza possibilità di alcun miglioramento in cui rimanevo chiuso in casa da solo con la mia chitarra. Tutto ciò portava la mia mente creativa verso il Blues e l'R&B, ma con una nota di positività che mi ha portato a scrivere un brano in maggiore, modus compositivo che ti porta ad immagini più centrifughe e meno centripete. E nato così il main Riff di Cavalese, che poi in studio di registrazione, dopo un arrangiamento con big band ed organo Hammond diventa una Blues ballad dal sapore molto R&B e credo anche ballabile arrivati al ritornello.
A Cavalese negli ultimi anni ho avuto la possibilità di abitare per periodi molto lunghi e in montagna meteorologicamente parlando il tempo è molto volubile. Capitavano quelle giornate senza possibilità di alcun miglioramento in cui rimanevo chiuso in casa da solo con la mia chitarra. Tutto ciò portava la mia mente creativa verso il Blues e l'R&B, ma con una nota di positività che mi ha portato a scrivere un brano in maggiore, modus compositivo che ti porta ad immagini più centrifughe e meno centripete. E nato così il main Riff di Cavalese, che poi in studio di registrazione, dopo un arrangiamento con big band ed organo Hammond diventa una Blues ballad dal sapore molto R&B e credo anche ballabile arrivati al ritornello.
Il disco si apre invece sulle note di un pezzo come «Braies».
Il cd è nato proprio in questa località dell'Alto Adige: qui è scattata la molla, l'idea di scrivere un album dedicato alle Dolomiti. Il lago di Braies è stato la mia musa ispiratrice naturale.
Il cd è nato proprio in questa località dell'Alto Adige: qui è scattata la molla, l'idea di scrivere un album dedicato alle Dolomiti. Il lago di Braies è stato la mia musa ispiratrice naturale.