Il cinema futurista in mostra a Rovereto
Un nuovo significativo appuntamento alla Casa d’Arte Futurista Depero per approfondire, attraverso una selezione di fotografie, lettere, libri, riviste il linguaggio cinematografico degli Anni Trenta e i contatti di Fortunato Depero con il mondo del cinema.
Il percorso è arricchito da un documentario girato da Walter Caprara, dagli estratti di alcuni film particolarmente rilevanti: Thaïs (1916) di Anton Giulio Bragaglia, Marionette ( 1938)di Carmine Gallone, pilastro del cinema popolare almeno fino agli anni Cinquanta, Troppo tardi t’ho conosciuta (1939) di Emanuele Caracciolo, pellicola andata perduta e ritrovata nel 2003.
L’Archivio del ’900 del Mart conserva importanti documenti relativi al periodo e alle tematiche di questa nuova mostra di ricerca tra i quali, come spiega Federico Zanoner, si possono citare il Manifesto della Cinematografia Futurista del 1916 e i numeri de L’Italia futurista che promuovono il film Vita futurista, mentre il Fondo Depero conserva diverse sceneggiature per il cinema, alcune scritte dall’artista stesso negli anni Venti e Trenta, fra le quali «Futurismo italianissimo» del 1926.
Relativamente alla figura di Caracciolo, in quanto fondatore del Gruppo Futurista, sono conservate alcune lettere e scritti, che testimoniano anche il suo rapporto con l’artista roveretano.
«Una piccola mostra documentaria – spiega la curatrice Nicoletta Boschiero - che descrive il cambio di un’epoca. Dalla magia degli effetti speciali, dissolvenze e scenografie roboanti dei primi film futuristi, fino al film autarchico del 1939 che rimanda ad altri generi come quello operistico o di tipo teatrale che incontra molto successo in quegli anni». Numerosi, dunque, gli argomenti che si intrecciano all’interno della mostra. Come un film, dedicata prevalentemente alla figura del regista Emanuele Caracciolo (Tripoli 1912, Roma 1944), regista napoletano, la cui vicenda umana si conclude drammaticamente alle Fosse Ardeatine.
Nel 1916 nel «Manifesto della Cinematografia futurista» si mette in evidenza lo sviluppo di un linguaggio «antigrazioso, deformatore, impressionista, sintetico, dinamico, parolibero» attraverso il cinema. «Thaïs», l’unico film d’epoca rimasto, è una pellicola in quattro atti, dai titoli astratti, «Incubo d’eleganza ed ossessione dello stile», «Sogno della posa», «Follia dell’immaginazione», «Delirio dell’originalità», incentrati sulla figura della protagonista, in un flusso continuo di fotogrammi, che riportano sullo schermo la grottesca situazione di un personaggio.
Nel periodo in cui Emanuele Caracciolo e il suo maestro Carmine Gallone girano rispettivamente «Troppo tardi t’ho conosciuta», il cui titolo è tratto da un’aria della Norma di Vincenzo Bellini, e «Marionette», ha inizio il monopolio autarchico cinematografico. L’esordiente Caracciolo, la cui formazione futurista è l’elemento centrale nell’atmosfera del suo unico film, si ispira ai modelli americani realizzando una commedia che pare svolgersi in una dimensione irreale, una messinscena ironica fuori dai ranghi tipicamente fascisti, dove torna il contrasto tra artificio e naturalezza idillica.
«I film americani - spiega Boschiero - non vengono più distribuiti in Italia per sostenere la produzione nazionale. La legge Alfieri, del 4 settembre 1938, impone l’autarchia distributiva introducendo il monopolio dell’Ente Nazionale per le Industrie Cinematografiche. Le nuove star italiane si trovano così a rimpiazzare quelle hollywoodiane nei cuori degli spettatori, orfani dei divi hollywoodiani. Vivi Gioi è volto internazionale e una delle più interessanti interpreti degli anni Quaranta».
Il contributo di Depero al cinema autarchico post futurista fu prevalentemente teorico, il più delle volte per mancanza di mezzi. L’artista progettò il film «New York» film vissuto, un’idea geniale sul suo lungo soggiorno newyorkese, ma non venne mai realizzato.