L'Infinito di Roberto Vecchioni conquista il pubblico trentino
Grazie di essere qui , di essere viaggiatori come me. Ho un feeling particolare con questa città fin dagli anni '70. Vi confesso che ogni volta che mi preparo a salire sul palco ho quella che si chiama, strizza al culo , ma quando suono da voi non mi capita mai". Sono queste le prime, fra le tante, anche giocose, parole che Roberto Vecchioni ha rivolto mercoledì sera al pubblico accorso per lui all'Auditorium S. Chiara. Teatro esaurito da tempo per il cantautore milanese che ha condotto i presenti in un lungo viaggio iniziato con le ispirate composizioni del suo ultimo album "L'Infinito" . Tre ore tre di spettacolo affrontate dal professor Vecchioni, in jeans e camicia bianca, con tanta voglia di raccontarsi e quasi di "gridare" che la vita va vissuta intensamente sempre, in ogni momento. La prima parte del concerto si apre con "Una notte un viaggiatore", ispirata da un romanzo di Italo Calvino, "Come è lunga la notte" e "Ogni canzone d'amore".
Le note sono poi quelle della toccante "Giulio" canzone dedicata a Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano assassinato in Egitto, raccontato nella straziante illusione della madre che non può crederlo morto e lo immagina addormentato a casa. L'introduzione di "Ti insegnerò a volare", cantata nel disco con Francesco Guccini, diventa l'occasione per Roberto Vecchioni di ripercorrere la sua amicizia con il grande cantautore emiliano che ha scelto la vita di montagna. Un brano scritto per il campione Alex Zanardi, dimostrazione di come la passione della vita sia più forte del destino, ma che Vecchioni a Trento ha voluto anche dedicare a Manuel Bertuzzo, la giovane promessa del nuoto italiano gravemente ferito a Roma da alcuni colpi di pistola.
Le forme musicali sono essenziali e insieme limpide grazie ad una band nella quale spicca un polistrumentista d'eccezione come Lucio Fabbri, anche al violino, chitarre e piano elettrico, ad impreziosire "Cappuccio rosso", dedicata alla giovane combattente curda Ayse caduta contro l'Isis, "L'Infinito" e "Formidabili quegli anni" dove le immagini del '68 sono l'occasione per il cantautore di raccontare i suoi sogni e le sue speranze in quel tempo. Nella seconda parte del live Vecchioni, in alcuni momenti commosso davanti all'affetto della platea, ha messo in fila tutti, o quasi, i suoi gioielli poetici da "La stazione di Zima" e "Stranamore" a "El bandolero stanco" e "Ninni" lasciando al bis una toccante versione di "Mi manchi", "Luci a San Siro" e "Samarcanda