Fallito il «Cocoricò» di Rimini storico locale trasgressivo fra eccessi e droghe mortali
Per la storia delle discoteche della Riviera romagnola si chiude un’epoca: il gruppo Cocoricò, cui fa capo l’omonima disco sulle colline di Riccione simbolo delle notti trasgressive degli anni ‘90, è stato dichiarato fallito.
Lo ha deciso il 4 giugno il Tribunale di Rimini respingendo la richiesta di concordato preventivo e accogliendo la richiesta di fallimento presentata dall’Agenzia delle Entrate per una cifra ancora da quantificare ma che supera gli 800 mila euro. Il prossimo 25 ottobre si terrà la prima udienza fallimentare (il curatore è Francesco Bugli) e nell’occasione si costituiranno i vari creditori, tra cui probabilmente il Comune di Riccione per diverse migliaia di euro di Tari non versata.
Il gruppo Cocoricò, di cui risulta proprietario Fabrizio De Meis, ha vissuto negli anni vicende alterne, dalle indagini penali condotte dalla Guardia di Finanza sui bilanci a partire dal 2012 per evasione d’Iva, per finire ai più recenti problemi legati ai mancati pagamenti di artisti, tra cui il dj Gabry Ponte che ha chiesto il sequestro dei marchi Titilla e Memorabilia.
Dalle verifiche della Gdf, coordinata dalla Procura di Rimini che ha riunito diversi fascicoli d’indagine sugli amministratori delle varie società del gruppo, risulterebbero bilanci di gestione, già prima il 2012, chiusi sempre in perdita, a fronte di un reddito imponibile che superava i 10 milioni di euro l’anno. Fuori dal fallimento, resta la proprietà dell’immobile della famosa “Piramide”, salda da anni nelle mani di una società di albergatori romagnoli.
Il locale nasce nel 1989 e si afferma negli ambienti della musica techno, ospitando dj internazionali con cachet da oltre 100mila euro a serata. Conosciuta negli anni Novanta per le proposte trasgressive, per il privè Titilla, animato da drag queen, e per la prima discoteca “gay friendly”, dal 2000 in poi il Cocoricò assiste a una progressiva crisi determinata anche dagli effetti delle droghe usate dai giovani frequentatori.
Nel 2004 si registra la prima morte per overdose: un operaio 19enne della provincia di Macerata. Poi nel 2011 un diciottenne viene sottoposto a trapianto di fegato perchè intossicato dalle droghe. Il Cocoricò però continua a fare tendenza con proposte artistiche d’avanguardia, tanto che nel 2014, i carabinieri di Riccione intervengono durante una serata di Memorabilia in cui la compagnia teatrale Fanny & Alexander di Ravenna esponeva figuranti nudi all’ingresso. Il caso finisce in una denuncia in Tribunale.
L’anno nero del Cocoricò però è il 2015, quando Lamberto Lucaccioni, 16enne di Città di Castello, muore per l’ecstasy. La discoteca, chiusa per 4 mesi, in base al Tulps dal Questore di Rimini, già amministrata da De Meis, imprenditore romano, dal passato di allenatore dei giovani del Tor di Quinto, decide che è arrivato il momento di cambiare passo e inizia a collaborare con la vicina comunità di San Patrignano e le forze per una campagna di sensibilizzazione contro le droghe e gli eccessi.
Allo stesso tempo però vanno in crisi le casse delle società di gestione del locale. Nel 2018 è il Comune di Riccione a sospendere la licenza della discoteca, per il mancato versamento della tassa sulla raccolta rifiuti per oltre 100 mila euro.