Biennale, tocca al teatro da oggi dedicato ai ragazzi con Batelaan, Muller e Frij
Con il teatro-ragazzi dell’ olandese Jetse Batelaan, Leone d’Argento 2019, e un autore imprescindibile del secondo Novecento come Heiner Mueller e la messinscena graffiante e provocatoria del suo Mauser di Oliver Frlji, parte oggi il 47° Festival Internazionale del Teatro diretto da Antonio Latella e organizzato dalla Biennale di Venezia.
Riallacciandosi a una tradizione della Biennale che aveva già dato ampio spazio al settore del teatro-ragazzi, il Festival presenta «The Story of the Story e War» (Teatro Goldoni, 22-24/7). Due spettacoli firmati da Batelaan, esempi del suo stile visionario che intreccia a una vena filosofica affrontando miti e temi di oggi.
«The story» è un viaggio a ritroso alla ricerca delle radici dell’immaginazione per interrogarsi sul concetto stesso di racconto in questi tempi postmoderni. Allo stesso modo in cui Dio fu dichiarato morto alla fine del XIX secolo, la «storia» fu espulsa alla fine del XX secolo. Che conseguenze ha tutto ciò per le generazioni future? La storia piacerà ancora? L’immaginazione sarà ancora fondamentale?
Quello che rende speciale «The Story» è che esplora questo tema per un pubblico giovane con gioiosa fantasia, facendo incrociare situazioni e personaggi diversi: una truppa di cacciatori-raccoglitori, oggetti astratti che prendono vita, il pubblico, una famiglia della classe media i cui membri assomigliano molto a Cristiano Ronaldo, Beyoncè e Donald Trump, e infine, la storia stessa.
L’altro appuntamento è con «Mauser» alle Tese dei Soppalchi (replica 23/7). È un testo che fa ancora oggi i conti con la storia ponendo una domanda cruciale: per cosa siamo disposti a morire o per cosa siamo pronti a uccidere? Ambientato al tempo della guerra civile russa nella cittadina di Vitebsk, Mauser mette in scena il processo e l’esecuzione della condanna a morte del rivoluzionario A da parte di un «coro». A è chiamato a giustiziare il suo predecessore B, colpevole di aver rilasciato tre contadini controrivoluzionari al posto di giustiziarli, e a sostituirlo nel suo mestiere di boia - uccidere i nemici della rivoluzione in nome della causa - finchè a sua volta trova il compito insopportabile e diventa simbolo del fallimento politico.