Una magia di voce e organo stasera con Antonella Ruggiero
Si apre oggi con la voce preziosa di Antonella Ruggiero accompagnata dall’organo di Fausto Caporali la rassegna «I Suoni dei Concerti natalizi nelle chiese di quartiere Quartieri». L’appuntamento con l’ex vocalist dei Matia Bazar è quello alle 17 nella Basilica di Santa Maria Maggiore, per il primo di una serie di eventi che avrà come protagonisti, nelle prossime settimane, anche il sassofonista sardo Gavino Murgia, i Radio Dervish e il Solis String Quartet. In questa intervista la cantante genovese ci ha raccontato le forme di questo concerto che s’intreccia alla sua ricerca del sacro.
Antonella Ruggiero, a Trento proporrà il concerto legato a «Cattedrali»: com’era nato questo progetto?
«Il suono dell’organo liturgico che un tempo si ascoltava nelle chiese e che oggi purtroppo non si sente quasi più, è entrato nella mia anima fin da bambina. L’ho ascoltato per la prima volta insieme al mio caro nonno nella Genova medioevale in cui si trova la Chiesa di Santa Maria di Castello. Ricordo di essere rimasta incantata dall’intensità dei suoni e dalle suggestioni che evocavano in me. Poi dopo tanti anni sono riuscita a realizzare un progetto legato all’organo diventato poi il disco “Cattedrale”».
Un lavoro registrato live.
«L’album aveva preso forma, nel 2014, in sedute diverse nella Cattedrale di Cremona: in prevalenza vi sono brani eseguiti in voce ed organo, organo suonato dal maestro Fausto Caporali, ad eccezione di alcuni che vedevano la partecipazione del Coro della Cattedrale di Cremona e del Quartetto d’archi Bazzini. Negli ultimi anni abbiamo portato questo concerto in diverse cattedrali e chiese italiane dove vi sono questi strumenti meravigliosi ed antichi».
Qual è la magia che si viene a creare fra voce e organo?
«Per me, grazie all’intreccio fra la voce umana e la forza evocativa dell’organo, si materializza una sorta di empatia, un qualcosa di unico, magico , che può legarsi ad una dimensione spirituale».
Al suo fianco, anche nella Basilica di Santa Maria Maggiore, il maestro Fausto Caporali.
«Con lui c’è un intenso rapporto artistico che ci porta a suonare insieme quando ci è offerta la magnifica opportunità di suonare in luoghi così speciali come accadrà a Trento per questa nuova e importante rassegna. Insieme ci troviamo emotivamente coinvolti in queste esecuzioni anche perché notiamo che di frequente il pubblico si commuove insieme a noi. Credo che specie di questi tempi entrare in un luogo sacro e ascoltare determinate sonorità sia in grado di portarti davvero lontano da quello che c’è fuori. Viene a crearsi una sorta di sospensione, attraverso la musica, della realtà che ciascuno di noi vive».
Fra i brani di «Cattedrali» quali sono per lei i più suggestivi?
«Nel concerto ci sono tante «Ave Maria», come quelle di Christopher Weirich, Charles Gounod e Franz Biebl, ma anche quella laica e toccante di Fabrizio De Andrè. I suoni ci portano in Africa con la «Misa Criolla» e nel mondo latino-americano attraverso brani che ho scoperto negli anni ascoltando un vastissimo repertorio di musica sacra. Fra questi ho scelto quelli che mi emozionavano nel profondo, solo in questo modo riesco a proporli perché se non suscitano qualcosa in me non riesco a cantarli e a provare a far emozionare chi mi ascolta».
Nel suo futuro ci saranno altri lavori legati alla ricerca del sacro?
«Dopo gli album “Sacrarmonia” e “Cattedrali” non ho più pensato ad altri progetti in questa direzione. A livello discografico guardo altrove, ad altre situazioni, facendomi portare dove sento di dover andare senza calcoli e senza seguire le mode del momento».