«Le cinque chiavi gotiche» Cles prepara la grande mostra ma non si sa se potrà aprire
Si preannuncia come uno degli eventi culturali dell’anno, se non ci si metterà il coronavirus a guastare i piani. È la mostra «Le cinque chiavi gotiche e altre meraviglie» che aprirà a Cles, al Palazzo assessorile il 13 giugno e resterà aperta fino al 29 novembre.
La mostra è già pronta perché nel progetto iniziale avrebbe dovuto aprire sabato, ma l’emergenza sanitaria ha fatto saltare tutti i piani.
Ora si spera che il ritorno alla normalità, anche con le dovute precauzioni, possa permettere di ammirare una esposizione, curata da Lucia Barison (e sostenuta dal Comune di Cles, dall’Apt della Val di Non, dalla Soprintendenza per i beni culturali e dalla Provincia) che si preannuncia unica per diverse ragioni. Innanzitutto il tema di fondo, perché è un excursus su Cles e il territorio, tra arte e storia in un percorso che va dalla preistoria all’età contemporanea nella rilettura e nella riproposizione di una identità territoriale. Poi la qualità del materiale espositivo, di altissimo livello. E infine per la modernità della proposta: sta per essere approntata un’app da installare sullo smartphone che guiderà il visitatore attraverso le opere e i reperti esposti, ma soprattutto rivelerà la sua funzionalità sul territorio, perché una volta attivata riconoscerà i luoghi e spiegherà all’utente la storia e gli eventi succedutisi nella zona in cui ci si viene a trovare.
Franco Marzatico direttore della Soprintendenza, da buon archeologo ha sposato il progetto, anche perché uno dei luoghi interessati a Cles sarà l’area archeologica dei «Campi Neri», una zona di culto da poco venuta a luce nei pressi della casa di riposo e che si trova vicino a dove fu rinvenuta la «Tavola clesiana» dell’imperatore romano Claudio. «Lo scopo - spiega Marzatico - è quello di mettere in luce la fisionomia degli sviluppi della cultura a Cles in senso diacronico, dare cioè un senso di storicità al luogo e anche di condivisione delle scoperte di appartenenza di identità».
Certo ora è tutto fermo. E nessuno sa bene come sarà messo in campo il distanziamento delle persone passata l’emergenza. Forse si penserà a ingressi contingentati, proprio come avviene ora al supermercato. «In fin dei conti - ironizza Marzatico - c’è chi ha auspicato di vedere code per ammirare i tesori della cultura. Ma sarà importante vederli questi preziosi, perché in fin dei conti che cosa saremmo noi senza i tesori dei nostri ricordi? Sarà un modo per interrogarsi su Cles e sulla storia del territorio».
Secondo Marzatico la pandemia ci sta facendo vedere che c’è bisogno di punti di riferimento, della scuola, delle associazioni formative. «Vediamo che la cultura - spiega ancora Marzatico - fa parte di un retroterra consolatorio».
A Cles attendono la mostra come un vero evento. Il sindaco, Ruggero Mucchi, spiega che il 13 giugno si aprirà solo se la situazione lo consentirà. La mostra è di fatto pronta ed è corposa: «L’obiettivo - spiega Mucchi - è approfondire tutto il patrimonio artistico di Cles, dai beni immobili fino alle quadrerie e agli oggetti di collezionisti. Ma l’obiettivo, dentro una strategia di valorizzazione della cultura e dei beni culturali, è anche quello di rendere fruibili questi beni, I clesiani potranno stupirsi di quante cose abbiamo». Arriveranno opere di Luigi Vanvitelli, il genio che costruì la Reggia di Caserta. E, ancora, dal Mozarteum di Salisburgo il ritratto di Mozart bambino disegnato nel ’700 dal clesiano Pietro Antonio Lorenzoni. E, ancora, opere seicentesche legate alla Val di Non in arrivo dalle parrocchie trentine e dal convento dei frati francescani.
«Vogliamo rendere consapevoli - dice ancora il sindaco Mucchi - i cittadini clesiani di quello che si ha, per promuovere un turismo culturale. La mostra è anche il lancio dell’idea di museo diffuso che c’è in paese, anche grazie all’app che stiamo approntando e che servirà anche per le persone non udenti. Vogliamo riuscire ad essere competitivi in termini di offerta culturale».
Ma non basta. A corollario dell’esposizione sarà anche pubblicato un importante testo, a cui hanno collaborato una ventina di esperti, sulla storia di Cles dalla preistoria fino ai giorni nostri. «Cles - dice Mucchi - ha una funzione culturale all’interno del prodotto turistico».
Apettiamo che le «cinque chiavi gotiche» ci aprano questo scrigno. Cinque chiavi che danno il titolo alla mostra e che saranno esposte all’ammirazione di tutti.