Artemisia, la pittrice ribelle Mostra monografica a Londra
«Vi voglio mostrare ciò che una donna può fare». È forse la frase più famosa di Artemisia Gentileschi (1593-1654), il suo motto esistenziale e non a caso la citazione utilizzata dalla National Gallery di Londra per rappresentare in poche forti parole il credo di una artista ribelle e indomita che ha sfidato il suo tempo, l’Italia e l’Europa del Seicento, e che ancor oggi è di grande ispirazione.
L’epopea artistica della pittrice barocca rivive nella prima mostra monografica organizzata su di lei nel Regno Unito dalla istituzione artistica britannica, nelle sale della Sainsbury Wing, con un titolo semplice ed emblematico: ‘Artemisià.
Si è arrivati alla conferenza stampa di presentazione, rigorosamente online per via delle norme anti-Covid, dopo una lunga attesa. L’esibizione, visitabile dal 3 ottobre 2020 sino al 24 gennaio 2021 con obbligo di prenotazione via web per le misure di distanziamento sociale (introdotte dalla galleria dopo la riapertura di luglio), avrebbe dovuto infatti aprire i battenti il 4 aprile scorso ma è stata rinviata a causa della pandemia. È curata da Letizia Treves e organizzata con la sponsorizzazione di Banca Intesa Sanpaolo e il supporto di Google Arts & Culture, che ha pubblicato su internet una ricca retrospettiva digitale per permettere a tutti di ammirare alcune delle opere esposte con immagini ad alta risoluzione e video.
«È stata una artista straordinaria, enormemente ammirata già nella sua epoca, e la sua figura ci ispira ancora oggi», ha detto Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery.
Finaldi ha anche sottolineato che la prima grande mostra del museo londinese dedicata interamente a una pittrice non contemporanea permetterà di comprendere meglio perché ci sono state poche donne artiste famose nella storia. Basta, per questo, ripercorrere la difficile e tumultuosa vita di Artemisia nelle sale della Sainsbury Wing attraverso i periodi trascorsi a Roma, Firenze, Venezia, Napoli e Londra: il processo per lo stupro subito, il matrimonio, i drammi e le passioni di una donna che ha osato sfidare sempre i pregiudizi di una società ottusa e maschilista, trovando comunque il suo spazio per esprimersi e realizzare quadri straordinari.
L'ambizioso progetto espositivo, concepito dopo l'acquisizione da parte della galleria londinese dell''Autoritratto come Santa Caterina d'Alessandria' (il primo dipinto dell'artista ad entrare in una collezione pubblica britannica), ha permesso di esporre circa 30 opere della pittrice (oltre a lettere e documenti) provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private di tutto il mondo, molte delle quali italiane. Fra queste, le due versioni di 'Giuditta che decapita Oloferne', prestate alla National Gallery dalla Galleria degli Uffizi di Firenze e dal Museo nazionale di Capodimonte a Napoli, nelle quali alcuni critici hanno visto la rivalsa dell'artista per la violenza sessuale subita da parte del pittore Agostino Tassi.
Uno spirito guerriero e al tempo stesso fragile quello della Gentileschi. "Nei suoi quadri che ritraggono donne emerge tutta la sua straordinaria sensibilità femminea che invece i pittori non riuscivano a infondere", ha detto la curatrice, Letizia Treves. Non a caso Artemisia diceva di avere "lo spirito di Cesare nell'animo di una donna".