Spettacoli / Teatro civile

A Trento va in scena "Meninas", nel segno delle lotte femminili ricordando Marielle Franco

Appuntamento oggi, domenica 19 maggio, al teatro San Marco, alle 19, con un lavoro dedicato alla consigliera comunale di Rio de Janeiro, un simbolo della difesa dei diritti umani, assasinata nel 2018. Saranno in scena Adele Pardi, Laura Mirone e Veronica Risatti, regia di Carmen Giordano

TRENTO. Debutta oggi, domenica 19 maggio, al teatro San Marco di Trento lo spettacolo dedicato alla consigliera comunale di sinistra a Rio de Janeiro Marielle Franco, un simbolo delle lotte in difesa dei diritti umani nel Paese, assassinata il 14 marzo di sei anni fa, in un agguato insieme al suo autista Anderson Gomes.

"Meninas. A Marielle Franco per aver lottato senza paura" il titolo dello spettacolo prodotto dalla compagnia trentina Bottegabuffa Circovacanti, con il sostegno del Comune di Trento e della Regione.

L'appuntamento nello spazio di via San Bernardino, 8 è oggi alle 19, ingresso gratuito a offerta libera. In scena Adele Pardi, Laura Mirone e Veronica Risatti. La regia e la drammaturgia sono a cura di Carmen Giordano.

"Meninas - si legge nella locandina - è uno spettacolo che si interroga sul corpo e sulla donna come corpo-politico.

Tre bambine - ragazze - donne si muovono sulla scena traducendo in azione una drammaturgia basata su estratti della letteratura femminista e non, su ricordi ed esperienze condivisi, testimonianze raccolte, sogni.

La partitura fisica svuota le parole dalla retorica, portando all'estremo i gesti quotidiani e gli stereotipi che assurgono a metafora della condizione femminile.

Camminare sui tacchi diventa metafora della difficoltà di stare in equilibrio nella società maschilista e patriarcale. Le Meninas sono donne che ridono, lottano e danzano insieme, senza paura".

E poi, una famosa citazione di Marielle Franco: "Siamo quelle che ricevono rose, ma siamo anche quelle che con il pugno chiuso parliamo dei nostri luoghi di vita e di resistenza contro gli ordini e i soprusi che subiamo"

LA VICENDA

Nel marzo scorso la polizia federale brasiliana ha arrestato i fratelli Chiquinho e Domingos Brazão, sospettati di essere i mandanti dell'omicidio della consigliera comunale di Rio de Janeiro e attivista afrodiscendente, Marielle Franco, e del suo autista, Anderson Gomes, avvenuto il 14 marzo 2018.

Oltre a Chiquinho e Domingos, è finito in manette anche Rivaldo Barbosa, ex capo della polizia civile di Rio. Domingos è attuale consigliere della Corte dei conti dello Stato di Rio, mentre Chiquinho è deputato di Uniao Brasil, il principale partito di centrodestra brasiliano.

La motivazione del delitto, secondo gli inquirenti, sarebbe legata all'espansione territoriale delle 'milizie' (gruppi paramilitari formati da ex agenti di polizia corrotti) a Rio.

L'operazione è scattata dopo che la Corte suprema ha approvato il patteggiamento di Ronnie Lessa, un ex poliziotto in carcere dal 2019 come presunto autore materiale dell'omicidio.

Nella sua delazione, Lessa ha fatto i nomi dei Brazão, membri di una famiglia di politici considerata vicina alle milizie della Zona Ovest di Rio.

Da consigliera comunale per il Partito socialismo e libertà, Franco aveva spesso denunciato le attività illecite di questi gruppi criminali. 

Amnesty International, nel lanciare sei ani fa il primo appello per la verità sul delitto, ricordava che Marielle Franco era in prima linea anche nel denunciare gli abusi della polizia e le esecuzioni extragiudiziali, nel 2016 era stata eletta nel consiglio comunale di Rio de Janeiro.

"Come membro della Commissione statale per i diritti umani di Rio de Janeiro, Marielle ha lavorato instancabilmente per difendere i diritti delle donne nere, dei giovani nelle favelas, delle persone Lgbti e di altre comunità emarginate.

Due settimane prima del suo omicidio era stata relatrice per una commissione speciale che il consiglio comunale ha creato per monitorare l’intervento federale in corso a Rio de Janeiro e la militarizzazione della sicurezza pubblica.

Il suo omicidio è un altro esempio dei pericoli che i difensori dei diritti umani devono affrontare in Brasile", concludeva Amnesty.

Nel marzo scorso, pochi giorni prima delal svolta nelle indagini, il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, aveva promesso di continuare a lottare per assicurare alla giustizia i mandanti dell'omicidio. "Da sei anni lottiamo per ottenere giustizia per Marielle e Anderson e non abbiamo ancora avuto risposte. Da sei anni continuiamo a svegliarci tutti i giorni per onorare la sua memoria, per il nostro popolo e per tutto quello che ha rappresentato", aveva scritto Lula su X.

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