Musica / Intervista

Raphael Gualazzi torna ai Suoni delle Dolomiti: "Qui la natura facilita la condivisione"

Parla il cantautore che sarà protagonista domani, martedì 17 settembre, a malga Brenta bassa (Madonna di Campiglio). "La montagna impone un certo rispetto ed è molto bello perché fa apprezzare ancora di più le intenzioni musicali ed espressive e facilita la condivisione. È molto gratificante riuscire a portare la musica in questi contesti”

di Fabio De Santi

TRENTO. Con il suo fare musica da cantautore insieme raffinato e giocoso Raphael Gualazzi torna a proporre le sue canzoni ai Suoni delle Dolomiti. L’appuntamento è quello di martedì 17 settembre, con inizio alle 12, a malga Brenta bassa nel cuore della val Brenta (Madonna di Campiglio).

Di questo evento abbiamo parlato con Gualazzi, classe 1981, compositore, arrangiatore, musicista e produttore da sempre riflessivo, appassionato, romantico, divertente. Gualazzi è un po’ tutto questo e altro ancora come dimostra il suo ultimo album, Dreams, nel quale echi neoclassici si alternano a climi più prossimi al funk.

Raphael Gualazzi, per lei è un ritorno ai Suoni delle Dolomiti: quali ricordi la legano a questa immersione sonora nella natura?

“Sicuramente quelli di un’esperienza molto positiva ed è sempre bello esibirsi in ambienti dove l’elemento bucolico ha la meglio sullo spirito delle persone, la natura impone un certo rispetto ed è molto bello perché fa apprezzare ancora di più le intenzioni musicali ed espressive e facilita la condivisione. È molto gratificante riuscire a portare la musica in questi contesti un po’ estremi ma incredibili da un punto di vista naturalistico”.

I Suoni la portano in diretto contatto con il pubblico molto più ovviamente che nei teatri.

“Decisamente,  in questo contesto è ancora più spontanea l’acquisizione della musica e lo scambio col pubblico”.

Che set ha preparato per l’occasione?

“Sarò accompagnato da Anders Ulrich al contrabbasso e Gianluca Nanni alla batteria. Insieme al mio pianoforte faremo un viaggio attraverso diversi brani tra cui i miei principali successi ma soprattutto pezzi meno conosciuti che hanno definito l’anima dei miei lavori discografici e anche delle rivisitazioni di musiche da film che ho scritto io stesso o che sono state composte da altri. Proponiamo anche dei divertissement su arie d’opera che abbiamo rivisitato insieme al trio in maniera unica e diversi omaggi alla musica africana-americana che ha influenzato tutto il mio percorso artistico e ancora oggi continuo a nutrirmi di questo linguaggio e di questa cultura meravigliosa attraverso la ricerca e gli omaggi che proponiamo”.

È passato un anno dall’uscita del suo ultimo album “Dreams”: soddisfatto dell’accoglienza ricevuta?

“Sono molto felice di com’è andato questo progetto fin dai suoi intenti e sono soddisfatto di quello che racconta, della sua spontaneità, anche perché “Dreams” rappresenta per me l’inizio di un percorso artistico-musicale sempre più nella direzione della totale genuinità. Sono molto contento di come sono andati questi concerti, della maniera in cui le persone hanno accolto le canzoni e della possibilità che ho avuto di suonare questa musica in diversi contesti, ad esempio con un’orchestra di archi dove vedi queste canzoni che si aprono nell’arrangiamento per orchestra”.

Quali sogni ha oggi Raphael Gualazzi?

“Il sogno ricorrente è quello di tutti i musicisti, cioè di poter continuare a vivere della passione per la musica. Già soltanto fare questo mestiere e condividere la propria musica con dei grandi pubblici in diverse parti d’Italia e del mondo penso sia un grandissimo privilegio. Negli ultimi anni ho avuto la possibilità di suonare in diversi luoghi dal Giappone, al Sudafrica, alla Grecia e sono tutti luoghi di grande ispirazione umana e artistica”.

Sta già pensando ad un nuovo album userà ancora la formula vincente che intreccia canzoni in italiano ed inglese?

“Più che di album direi che sto pensando ad alcuni progetti. Nelle mie intenzioni vorrei abbracciare in maniera più ampia i concetti che voglio raccontare. Continuerò col mio approccio legato al voler cantare in italiano e in inglese ma sono curioso anche rispetto ad altre lingue con le quali esprimermi in musica”.

comments powered by Disqus