Dido Fontana, la mostra fotografica è fatta su un bilico del Tir parcheggiato in piazza a Strigno
«In bilico» è andata in scena per soli tre giorni: così il fotografo di Borgo Valsugana ha coronato un sogno che cullava da tempo, e che abbiamo visitato per voi
VILLA AGNEDO. E' stato breve, ma intenso. E non poteva essere diversamente: l'evento "In bilico" andato in scena nella piazza di Strigno nel weekend del 13 settembre (per soli tre giorni) era infatti tutto all'insegna dello straordinario.
"In bilico" è stata infatti una mostra di fotografie, allestita nel rimorchio di un Tir parcheggiato in centro al paese. E le fotografie erano una carrellata della produzione di Dido Fontana, classe 1971, fotografo professionista con base a Borgo Valsugana - letteralmente sulle rive del Brenta - ma mente e occhio nel mondo.
Su questa mostra mi si consenta di dire tre cose.
1) L'idea di fare una mostra su un "bilico", ci spiega l'autore, gli frullava in testa da un po'. Ma gli mancava il camion, e gli mancava una location. Problemi logistici risolti in poche ore dal suo stampatore della Litodelta, che ha coinvolto la "Legno Valsugana" e il sindaco di Castel Ivano, insieme a Gnp e associazione Croxarie. Risultato: una di quelle cose straordinarie che succedono nelle valli trentine, spesso snobbate, che meriterebbero più delle mostre paludate dei Musei, e invece scivolano via con la leggerezza di un asteroide che solca magnificamente i cieli ed esplode da qualche parte nel deserto lasciando residui di minerali preziosissimi e rari.
2) La fotografia di Dido Fontana è sostanzialmente un finto "easy made": sembrano foto di moda, spesso sono fotografie pubblicitarie, altre volte foto ricordo personali, apparentemente facili da eseguire e fruire, ma sempre piene di livelli ulteriori di conoscenza e godimento estetico. Sostanzialmente qui si trattava in un vero "best of" fra nudi, gattini, armi e harness fetish. Nel pieghevole che accompagnava la mostra si definisce l'arte di Fontana "anti-fashion". In realtà, come sappiamo, il fashion è già alla terza o quarta morte e resurrezione, e quello che conta è il risultato creativo. Tutto il resto, compreso il bilico, è un pretesto narrativo. Siamo tutti nipotini disillusi di Jean Baudrillard.
3) L'autore appariva felice come un bambino davanti a quel rimorchio di camion scintillante di luci, come un carrozzone di luna park culturale atterrato nella notte valsuganotta. Per Dido Fontana è stata anche l'occasione di incontrare il suo pubblico, e pure il suo popolo. I suoi modelli, le sue modelle, che si sono messi in gioco e sono diventati per due notti dei veri protagonisti. Ma soprattutto ha avuto un colpo di genio mettendo in scena la metafora: l'accesso al bilico, sopra una scaletta metallica, avveniva attraverso una tenda semi-trasparente sulla quale era stampata in dimensioni giganti la foto del suo "pacco" in calzoncini da thai boxe, con una tigre ricamata proprio lì.
Volenti o nolenti, per entrare nel magico mondo di Dido, bisognava scostare i lembi e passare fra le sue gambe muscolose e tatuate. Giusto per liberarsi di ogni pregiudizio ed aspettativa, e lasciarsi andare all'esperienza. Wow.