Max Laudadio a Trento: "Il mio Genio è fuori di testa, non si ferma mai e dice 50 mila parole al secondo"
Intervista con l'attore e noto inviato di "Striscia", che sarà in scena questa sera, giovedì 31 ottobre all'Auditorium, nella nuova stagione di "Aladin", il celebre musical scritto da Stefano D'Orazio dei Pooh
TRENTO. A pochi giorni dal debutto a Monza, lo scorso 20 ottobre, e prima di una tournée con oltre 65 date, approda all’Auditorium di Trento oggi, giovedì 31 ottobre alle 21, la magia senza tempo del musical “Aladin”.
Dopo dieci anni torna in scena, grazie alla Compagnia dell’Ora, lo spettacolo "Aladin - Il musical" scritto da Stefano D’Orazio, il compianto batterista dei Pooh, con le musiche della band composta da Roby Facchinetti, Dodi Battaglia e Red Canzian. Con la direzione artistica e la regia di Luca Cattaneo, le coreografie di Ilenia De Rosa, e la direzione musicale di Enrico Galimberti, lo spettacolo, che ha come protagonisti principali, Eugenio Grandi (Aladin), Angela Ranica (Jasmine) vede la partecipazione di Max Laudadio, fra i volti più noti di Striscia la notizia, nel ruolo del Genio, facendo immergere gli spettatori nel mondo fantastico delle notti d’Oriente, catturando l’attenzione con effetti speciali affidati al Mago Casanova.
Max Laudadio, come è stato coinvolto in questa nuova versione del musical Aladin?
“È un cerchio che si chiude perché dieci anni fa quando è uscito Aladin per la prima volta mi ero presentato ai casting per il ruolo del Genio. Arrivammo ai call-back finale io Roberto Ciufoli e poi presero lui. Quando è ripartita la produzione mi hanno richiamato perché Stefano (D’Orazio) mi aveva selezionato ai tempi. Mi hanno messo un po’ in crisi, perché erano passati dieci anni, l’età non era più quella di prima; ci ho pensato un po’ e poi ho detto di sì perchè ho sempre desiderato tornare a teatro ed era arrivato il momento di farlo”.
Il suo ruolo appunto è quello del Genio.
“Sono un perfezionista maniacale in tutto quello che faccio, quindi ho iniziato a studiare il personaggio in anticipo perché avevo bisogno di interiorizzarlo, di creare un genio che fosse diverso da quello di Ciufoli e più legato alle mie corde. Ho visto venti volte il cartone, il film con Will Smith e ho cercato di mixare un po’ tutto. Il mio Genio è fuori di testa, non si ferma mai, dice 50.000 parole al secondo, è un personaggio molto comico, che balla, canta, fa tutto e mi rappresenta perchè rappresenta il bambino che è ancora in me e che tiro fuori in ogni momento quando posso, credo che giocare sia il grande segreto della vita”.
Il debutto pochi giorni fa: con quale risposta del pubblico?
“Arriviamo da due anteprime e dalla prima a Monza che sono state un successo inaspettato con applausi a scena aperta per tutto il cast. Hai sempre il dubbio di non aver fatto abbastanza, invece ho visto le reazioni di divertimento, sogno, commozione che sono quelle emozioni che mi piacerebbe che tutti gli spettatori provassero perché è vero che Aladin è una favola ma le favole hanno il compito di portare a riscoprire la meraviglia, la volontà di sognare che stiamo un po’ perdendo e invece chi non sogna ha l’anima sterile”.
Qual è la magia di questa versione di Aladin creata da Stefano D'Orazio?
“Stefano ha scritto questo testo in maniera magistrale, abbiamo solo il compito di metterlo in scena in maniera giusta rispetto a quello che lui ha scritto. Non c’è un momento di pausa, di noia, esce bene il sentimento di amore tra Aladin e Jasmine, l’amicizia tra Aladin e il genio, la cattiveria di Jafar, esce tutto bene. Stefano ha scritto tutto in maniera delicata e sentimentale fin dalla prima battuta, sono proprio io ad aprire lo spettacolo con un monologo romantico anche se non sono ancora il genio in quel momento lì”.
Le musiche sono quelle dei Pooh.
“Sì e sono musiche davvero pazzesche. I Pooh hanno dato la loro sapienza, si percepisce che sono musiche loro ma non si distaccano tanto dal cartone della Disney, non hai la sensazione di vedere uno spettacolo diverso, hai la sensazione di vedere Aladin”.
Cosa la diverte di più del teatro rispetto al piccolo schermo?
“Non posso che ringraziare la tv per quello che mi ha dato e Striscia che è casa mia da 23 anni e io non mi vedrei da nessun’altra parte, ma la differenza col teatro è la relazione diretta col pubblico. Quando fai un gesto, una smorfia o una battuta a teatro vedi una reazione e questo è linfa per chi fa il mio lavoro, ti dà la voglia di continuare e di fare ancora di più. Nella televisione devi mettere più mestiere perché fai qualcosa che verrà visto in futuro. E poi il teatro per me non è solo un mezzo per esibirsi ma per raccontare e portare cultura che è bellezza e se non portiamo bellezza in questo mondo le anime saranno sterili”.