Le imprese cinesi sconfiggono la crisi
Sono anni di crisi ma c'è chi sembra non accorgersene. Anzi, c'è chi addirittura cresce. È il caso delle imprese cinesi, soprattutto commerciali, che nel periodo 2008-2012 hanno registrato in regione un incremento del 70,2%. In Trentino sono 131.
Fra le attività economiche in controtendenza in tempi di crisi figurano le imprese commerciali gestite da immigrati cinesi. La fotografia emerge da uno studio dell'Associazione artigiani piccole imprese di Mestre (Cgia) che indica inoltre il Trentino Alto Adige tra le regioni che nel periodo 2008-2012 hanno registrato il maggiore incremento della presenza di aziende avviate da cittadini del gigante asiatico. Il dato regionale colloca Trento e Bolzano (+70,2%) alle spalle della sola valle d'Aosta (+71,2%), distanziando il Piemonte (terzo con +54,8%) che è seguito da Liguria, Veneto e Lombardia (tutte attorno al +40%). Probabilmente all'origine del significativo dato locale vi è il ritardo col quale questo specifico fenomeno migratorio ha interessato il Trentino Alto Adige.
Per quanto riguarda il dato provinciale, le imprese cinesi presenti sul territorio sono 131 (96 delle quali sono ditte individuali), con un aumento del 15% circa dal giugno 2012 a quello di quest'anno, secondo i dati della Camera di commercio. La gran parte delle ditte opera in ambito commerciale: in particolare sono 64 i negozi e bazar (o gli ambulanti) che offrono abbigliamento, prodotti per la casa, utensili, piccoli apparecchi elettronici eccetera. Molto «gettonati» dal pubblico, stando alla nostra piccola verifica sul campo, risultano i capi di abbigliamento, specie femminile, gli accessori (borse, portafogli) e il settore dei casalinghi e degli strumenti per la cucina.
Una trentina i ristoranti e i bar, mentre le aziende rimanenti si occupano di porfido (tredici di posa, cinque di lavorazione), quattro sono i parrucchieri e altrettanti i saloni di bellezza e le sartorie. Nel complesso, considerato che in qualche caso la stessa ditta ha più filiali, in Trentino sono 174 i luoghi fisici (54 nel capoluogo) in cui svolgono la loro attività le aziende di cittadini cinesi.
L'offerta merceologica dal profilo «anticiclico», dunque, premia questa tipologia di attività, come confermano alcuni clienti incontrati dall'Adige in un negozio che sottolineano la convenienza dei prezzi come motivo della scelta, accanto all'opportunità di trovare in un unico luogo una vasta tipologia di prodotti, dall'intimo alle pentole passando per lampadine e cacciaviti. Per quanto riguarda invece gli aspetti meno entusiasmanti, qualche cliente nota la distanza linguistica e la conseguente comunicazione non sempre facilissima; tuttavia si registra che il problema tende a ridursi col passare del tempo e oggi, rispetto a qualche anno fa, è più semplice ottenere informazioni per gli acquisti, perché il giovane personale spesso parla un italiano fluente.
In ambito nazionale, secondo lo studio della Cgia, l'anno scorso le imprese «cinesi» erano oltre 62 mila, con un trend che segna un aumento del 34,7% rispetto al 2008, indicato come spartiacque tra la fase pre-crisi e il lungo periodo di congiuntura negativa che perdura. Il confronto con l'anno precedente (2011) mostra a sua volta un incremento del 6,9%. Il panorama nazionale presenta una distribuzione delle imprese, per tipologia, che conferma solo in parte quella trentina, data la presenza significativa nel manifatturiero (17.650 imprese), non significativo, invece, in provincia. In testa sempre il commercio: 23.500 attività.
La stessa relazione diffusa dagli analisti veneti sottolinea, peraltro, la vocazione storica dell'emigrazione cinese per le iniziative commerciali, una propensione che ultimamente si è estesa ai bar, come si può verificare facilmente anche in diverse località del Trentino, compreso il capoluogo. Non mancano, fra l'altro, i casi in cui cittadini cinesi hanno rilevato locali pubblici dal destino ormai incerto, in piccoli paesi.