Piani commerciali, la Provincia dà 30 giorni alle Comunità
Trenta giorni: questo il tempo a disposizione delle Comunità di valle che ancora non lo hanno fatto, per la prima adozione del piano stralcio in materia di programmazione urbanistica del settore commerciale, riguardante in particolare l'eventuale insediamento di nuove grandi strutture di vendita, ovvero di potenziali centri o "attrattori" commerciali, come li definisce la legge.
Questo quanto previsto dall'atto approvato ieri dalla giunta provinciale, su proposta del vicepresidente e assessore allo sviluppo economico Alessandro Olivi.
Le Comunità interessate sono quelle della val di Fiemme, di Primiero, Valsugana e Tesino, della Valle di Cembra, della Val di Non, della Valle di Sole, Alto Garda e Ledro, il Comun General de Fascia, la Rotaliana-Konigsberg e la Valle dei Laghi. "La Provincia - spiega il vicepresidente Olivi, dal quale la legge di riforma del commercio ha preso di fatto il nome - ha affidato alle Comunità il compito di pianificare lo sviluppo del territorio, nel rispetto dei principi contenuti nella normativa, ovvero stop ad una pianificazione casuale degli insediamenti commerciali, valorizzazione delle vocazioni locali e dei centri storici, risparmio di territorio, freno alle operazioni speculative. Vogliamo che ora questa responsabilità venga concretamente esercitata. E' chiaro che rispetteremo fino all'ultimo l'autonomia delle diverse realtà, ma non vogliamo soggiacere alla logica delle proroghe. Laddove le prerogative previste non vengono esercitate, vuoi per mera inerzia, vuoi perché imbrigliate dalle conflittualità locali, interverrà il potere sostitutivo della Provincia, che ha facoltà di nominare un commissario ad acta".
Come ricorda un comunicato della Provincia, la nuova normativa sul commercio - la cosiddetta “legge Olivi”, del 2011 - disciplina fra l’altro la programmazione dell’insediamento-zonizzazione delle nuove aree commerciali configurate quali grandi strutture di vendita (per superfici con oltre 1500 metri cubi). La legge aveva introdotto rispetto al passato una svolta molto netta, i cui punti salienti sono: basta con una programmazione casuale degli insediamenti, non inserita in una lettura sistemica del territorio e delle sue vocazioni; valorizzazione dei centri storici anche come incubatori di nuovi “attrattori commerciali” di dimensioni rilevanti (nei centri storici la programmazione di queste strutture è di fatto disciplinata dalle sole leggi urbanistiche comunali); sulle altre aree, programmazione di eventuali nuovi insediamenti affidata non più ai singoli Comuni ma alle Comunità di valle, in un’ottica quindi sovracomunale.
“Sul piano politico - ricorda Olivi - gli obbiettivi erano frenare le spinte speculative nel settore immobiliare, rimettere al centro il tema dello sviluppo del commercio, consumare meno territorio, puntare soprattutto al recupero dei centri storici e del patrimonio edilizio esistente”.
La legge prevedeva che entro il 31 dicembre 2014 le Comunità concludessero la prima fase dell’iter, ovvero la prima adozione del piano stralcio. In questo modo vi sarebbe stata la certezza di arrivare alla definitiva approvazione dei piani entro il termite stabilito, quello del 30 aprile 2015.
Le Comunità che hanno già provveduto, dando il primo via libera al loro piano stralcio, sono Alta Valsugana e Bersntol (prima adozione in data 22 dicembre 2014); Giudicarie (prima adozione in data 11 dicembre 2014); Vallagarina (prima adozione in data 22 dicembre 2014); Paganella (prima adozione in data 29 dicembre 2014); Altipiani cimbri (prima adozione in data 30 dicembre 2014).
“Le Comunità - sottolinea ancora Olivi - hanno avuto a nostro giudizio un periodo di tempo adeguato per provvedere a dotarsi di questi nuovi strumenti. Non solo: la Provincia ha messo loro a disposizione le analisi territoriali condotte dal soggetto più qualificato, sul piano tecnico-scientifico, oggi esistente in Italia, in materia di pianificazione dello sviluppo territoriale e di impatto ambientale, ovvero il Politecnico di Torino. Di conseguenza, a dispetto di quanto si è letto, abbiamo deciso di non concedere alcuna proroga. Prorogare sarebbe stato un ennesimo rinvio; noi riteniamo che i tempi siano maturi affinché le competenze affidate alle Comunità vengano concretamente esercitate. Sappiamo che nella maggior parte di esse l’iter si è messo in moto, con il contributo di tutti gli attori territoriali, e confidiamo quindi che il percorso si concluderà nei termini stabiliti. Con il provvedimento di oggi abbiamo comunque formulato, come previsto dalla stessa legge, un invito ultimativo, di fatto una diffida, affinché nelle realtà che ancora mancano all’appello si arrivi entro 30 giorni alla prima adozione del piano. Per chi non lo farà è previsto l’intervento della Provincia che nominerà un commissario per l’adozione dei singoli provvedimenti, nel rispetto dei principi generali della normativa”.