Pensioni, un taglio di 2,4 milioni a causa dell'inflazione in calo
Il calo dell'inflazione dovuta anche alla riduzione dei consumi causata dalla crisi colpisce i pensionati trentini. Il meccanismo della cosiddetta perequazione automatica, ovvero dell'adeguamento del valore degli assegni previdenziali all'inflazione reale, sta riducendo di 2,4 milioni di euro le entrate di chi oggi riceve una pensione. Certo, si tratta di un calo in valore percentuale molto ridotto, pari allo 0,1%, ma ovviamente per chi si vede ridurre l'assegno per il conguaglio di inizio anno, anche pochi euro in meno possono essere una brutta sorpresa.
Il meccanismo, spiegano dall'Inps di Roma, è il seguente. All'inizio dell'anno si adegua il valore degli assegni previdenziali all'inflazione prevista. Se poi, a fine anno, è più alta negli assegni dell'avvio dell'anno successivo si compensa verso l'alto il valore di quanto il pensionato riceve (e questo è di fatto sempre accaduto). Altrimenti, come accaduto nel 2014, se l'inflazione alla fine è inferiore a quella prevista inizialmente, ecco che si deve procedere a un conguaglio a favore dell'Inps, togliendo quanto dato in eccesso. Nel 2014 l'inflazione prevista e quella effettiva sono state diverse per uno 0,1%, a svantaggio dei pensionati che, in questo inizio d'anno, si vedono decurtata appunto questa percentuale dai propri assegni.
In provincia di Trento si tratta, in complesso, di una restituzione di 2,4 milioni di euro, pari appunto allo 0,1% degli oltre 2,4 miliardi di euro di pensioni che vengono erogate ai pensionati trentini. Considerando che in media le pensioni dei trentino sono di circa 17.000 euro lordi l'anno, eco che il taglio si riduce a poche decine di euro medie: più in dettaglio si tratta, per la precisione, di un conguaglio medio che si aggira sui 17 euro per ciascuno degli oltre 140.000 pensionati trentini. A rimetterci un po' di più sono i circa 700 che ottengono gli assegni indennitari e assistenziali e che hanno un esborso di circa 26 euro.
Dall'Inps spiegano però che da marzo, a partire dagli assegni più bassi, ci dovrebbe essere un recupero dell'intera somma che è stata restituita, perché si dovrebbe aumentare dello 0,2% l'assegno in arrivo proprio sulla base dell'inflazione prevista per l'anno in corso.