La Corte Ue all'Italia, via la prescrizione sull'evasione Iva
La normativa italiana che nei casi di frode grave in materia Iva impedisce l’inflizione di sanzioni «a causa di un termine di prescrizione troppo breve, potrebbe ledere gli interessi finanziari dell’Ue» e quindi i giudici italiani sono chiamati a «disapplicare il regime della prescrizione».
Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue che si è pronunciata su un caso italiano di frode Iva sullo champagne del valore di alcuni milioni di euro, i cui imputati non sarebbero puniti perchè a breve scatterebbero la prescrizione.
La Corte Ue si è attivata su richiesta di un giudice italiano che chiede di chiarire i termini di applicazione delle regole Ue nel quadro di un processo in cui gli imputati sono accusati di associazione per delinquere e frode fiscale compiuta attraverso ‘frodi carosellò e dichiarazioni Iva fraudolente. Una truffa ai danni dell’erario, ma anche delle casse dell’Unione, avvenuta tra il 2005 e il 2009 attraverso operazioni commerciali sullo champagne del valore di alcuni milioni di euro.
Una parte dei reati per i quali si è proceduto nei confronti degli imputati si è estinta per effetto della prescrizione, mentre gli altri reati risulteranno prescritti al più tardi l’8 febbraio 2018, senza che possa essere pronunciata una sentenza definitiva, per via della complessità delle indagini e della lunghezza del procedimento, spiega la Corte. In Italia - precisa la Corte - una situazione del genere non è inconsueta a causa della peculiarità del diritto italiano, che permetteva, dalla data dei fatti, una proroga del termine di prescrizione di solo un quarto della sua durata (termine insufficiente per ottenere una sentenza definitiva in Cassazione). Ne consegue che gli imputati sospettati di aver commesso una frode per vari milioni di euro potranno beneficiare di un’impunità di fatto dovuta allo scadere del termine di prescrizione.
Il Tribunale di Cuneo, investito del procedimento, ha chiesto alla Corte se, finendo col garantire l’impunità alle persone e alle imprese che violano le disposizioni penali, il diritto italiano non abbia creato una nuova possibilità di esenzione dall’Iva non prevista dal diritto dell’Unione.
La Corte ha quindi stabilito che «il giudice italiano dovrà verificare se il diritto italiano consente di sanzionare in modo effettivo e dissuasivo i casi di frode grave che ledono gli interessi finanziari dell’Unione», anche «disapplicando, all’occorrenza, le norme sulla prescrizione controverse».