In Trentino più di 8.200 imprese della movida

Ristoranti, alberghi, tempo libero, musica: 32 mila addetti

di Francesco Terreri

In Trentino le imprese della movida, tra shopping, ristorazione, alberghi, tempo libero, sport, musica, eventi, sono 8.246, in aumento di 37, pari allo 0,5% in più, rispetto alle 8.209 dell'anno scorso. In tutta Italia ci sono 933 mila imprese legate alla movida, anche in questo caso in aumento dello 0,5% in un anno, oltre 4 mila in più. È quanto emerge da un'elaborazione della Camera di Commercio di Milano sui dati del registro delle imprese al primo trimestre 2016 e 2015.

Le imprese legate alla movida, sempre secondo l'ente camerale milanese, contano 2 milioni 624 mila addetti. In Trentino lavorano nel settore 32.861 persone. Ai primi posti per le imprese della movida in Italia ci sono Roma (78 mila, +1,7%, 1.338 imprese in più in un anno), Napoli (60 mila, +0,8%, 460 in più), Milano (42 mila, +2%, circa 800 in più), Torino (32 mila, stabili), Bari (24 mila, +0,5%, 112 in più). Tra le prime 35 province, crescono di più, dopo Milano e Roma, anche Firenze (+1,4%, 207 in più), Cosenza (+1,4%, 179 in più). A Napoli la maggiore concentrazione, ogni impresa in media serve 52 abitanti, a Roma 57, a Milano e Torino circa 70.

Tra i settori più numerosi, bar e ristoranti (a Milano circa 8 mila imprese ognuno, in Lombardia 25 mila bar e 24 mila ristoranti, in Italia circa 150 mila), abbigliamento (3 mila a Milano, 9 mila in Lombardia e 80 mila in Italia), edicole (2 mila a Milano e 5 mila in Lombardia), tabaccai (circa mille a Milano e 4 mila in Lombardia). Per quanto riguarda la movida per locali etnici, prima in Italia è Milano col 62% dei locali con titolare italiano, il resto stranieri, poi Prato col 63%, Bologna col 70% e Monza col 72%. Per italianità, prime Napoli e Taranto col 97% di titolari del Paese.

A Trento si contano 1.069 locali della movida, di cui l'84,7%, pari a 1.262, sono gestiti da italiani. Tra le altre etnie, 28 sono i locali gestiti da romeni, pari al 2,2% del totale, 26 quelli gestiti da cinesi, pari al 2,1%, e uno solo da egiziani.

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