Esuberi Sait, Olivi detta le condizioni
«I numeri degli esuberi Sait hanno un impatto fortissimo. Certo che siamo pronti a intervenire, abbiamo appena stanziato nuove risorse, 4-5 milioni l’anno, proprio per la formazione e ricollocazione dei lavoratori. Ma uno strumento straordinario per gli esuberi presuppone un impegno finanziario prima di tutto dell’azienda, in questo caso il Sait o l’intera Cooperazione». Il vicepresidente della giunta provinciale Alessandro Olivi (nella foto) mette i punti sulle i a proposito della possibilità di un fondo esuberi per attenuare l’impatto di 130 licenziamenti al consorzio delle coop di consumo.
Sabato era stato l’assessore alla cooperazione Tiziano Mellarini a evocare l’intervento della Provincia «come per la Whirlpool». Domenica il direttore dell’Adige Pierangelo Giovanetti metteva in guardia dall’«invocare l’ente pubblico per pagare a pie’ di lista». Prima di tutto Olivi chiarisce il riferimento alla Whirlpool: «Bene che sia un caso che fa scuola. Ma aveva anche presupposti diversi. C’era una drastica chiusura con un impatto sulla totalità dei dipendenti. Abbiamo costruito con l’azienda un piano sociale d’emergenza il cui elemento di forza era che la Whirlpool metteva a disposizione un budget importante».
Un intervento del genere c’è anche per la Marangoni. «Anche in questo caso nel paniere ci sono risorse dell’azienda che si integrano con le risorse e soprattutto con i servizi dell’Agenzia del Lavoro - precisa Olivi - Il requisito fondamentale è che il Sait metta nel conto che, quando si arriva a tagliare parte della forza lavoro, non si può lasciarla solo agli ammortizzatori pubblici. Serve un fondo dell’azienda che faccia da effetto leva».
«Per costruire un intervento del genere serve tempo - aggiunge Olivi - Auspico quindi che Sait pensi all’utilizzo di ammortizzatori sociali, in modo che si prendano in carico i lavoratori quando sono ancora dentro l’azienda, con un piano industriale sulle modifiche organizzative che si fanno di anno in anno per evitare gli esuberi».
«Potrebbe essere lo stesso sistema cooperativo a intervenire per gestire queste transizioni difficili - sottolinea Olivi - A quel punto noi possiamo integrare con i servizi dell’Agenzia del Lavoro e anche con risorse. Nel piano di politiche del lavoro abbiamo previsto una nuova misura, che arriverà presto in giunta, proprio per rendere stabili gli interventi di formazione e ricollocazione dei lavoratori. E abbiamo per questo recuperato risorse Fse per 4-5 milioni l’anno».