Stipendi, in 5 anni crescita lenta: 70 euro
In Trentino i salari crescono in cinque anni di quasi il 3% arrivando vicino a quota 29.000 euro lordi annui per dipendente, crescendo di circa 800 euro lordi. Ma nello stesso periodo ci sono vincitori e vinti nell’andamento delle buste paga. Tra i settori più colpiti dalla crisi ci sono quelli delle costruzioni che in cinque anni, tra il 2010 e il 2015, hanno perso oltre il 7% del reddito lordo annuo. Tra coloro che invece hanno potuto vedere un incremento delle buste paga complessive, ci sono ad esempio i lavoratori del settore dell’energia, acqua, gas e rifiuti che hanno visto un aumento di circa il 20% in cinque anni del reddito lordo medio salito a oltre 56.000 euro.
Le medie derivate dai dati elaborati in questi giorni dall’Istituto provinciale di statistica (Ispat) permettono di mettere in ordine l’andamento dei redditi lordi interni (ossia erogati dai datori di lavoro pubblici o privati verso i dipendenti che operano in Trentino) per le varie branche di attività. Mettendo assieme funzionari di alto livello e dirigenti con i dipendenti più bassi, i livelli che emergono per i singoli settori economici ovviamente non possono rispecchiare il singolo caso del lavoratore, ma consentono di fotografare la tendenza in atto nei vari ambiti economici, pubblici e privati.
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E guardando all’andamento dei redditi lordi, si nota come in cinque anni, dal 2010 al 2015, il valore medio per dipendente sia di fatto rimasto stabile, aumentando in cinque anni di meno del 3%, ovvero di 70 euro lordi al mese in più. Frutto, questo, sia della crisi che ha colpito diversi comparti, come quello dell’edilizia in cui sono diminuiti sia gli addetti sia le paghe arrivate nelle tasche dei lavoratori. Sia del blocco della contrattazione in molti settori, a partire dal comparto provinciale, in cui però i salari medi sono in realtà aumentati negli anni.
Per il settore delle costruzioni, nei cinque anni dal 2010 al 2015, il monte salari è calato di quasi 60 milioni di euro, passando da 458 a 399 milioni di euro, mentre la media annua dei lavoratori è calata di circa 1.000 unità scendendo da 18.800 a 17.770. In media, così, il salario medio lordo annuo è calato di circa 2.000 euro, passando da 24.400 euro lordi del 2010 ai 22.490 euro del 2015.
Scendono anche i salari degli addetti delle attività immobiliari, calate a 6.995 euro del 3,9%, così come i servizi di alloggio e ristorazione, scesi dell’1,3% a 22.300 euro. In calo, ma pressoché stabili, i salari degli addetti di trasporto e logistica scesi dello 0,8% a 34.800 euro circa, e quelli dei dipendenti di assicurazioni e servizi finanziari calati di meno dell’1% a 59.000 euro circa.
Tra i settori che crescono, ecco i salari del comparto dell’energia e dell’acqua e rifiuti saliti di circa il 19% a 56.700 euro medi.
Poi se si guarda agli altri aumenti, per sanità e assistenza l’aumento è stato dello 0,4% a 36.900 euro lordi, nella scuola dello 0,7% a 34.300 euro lordi, poi ecco gli addetti dell’industria alimentare per cui le buste sono salite dell’1,3% a 38.600 euro, mentre per le banche c’è stato un aumento dell’1,9% a 26.440 euro. Cresciuto anche il comparto della pubblica amministrazione dove i salari sono aumentati del 6% a 46.700 euro circa. Molto bene anche gli addetti dell’industria del legno i cui salari sono saliti del 17% in cinque anni.
Considerando invece il numero di lavoratori complessivamente occupati, la loro quota è scesa nei cinque anni considerati di circa 1.700 unità, passando dai 242.200 a 240.560 lavoratori medi impiegati annualmente nei vari settori. Il monte salari, invece, è passato da 6,814 miliardi di euro del 2010 a 6,959 miliardi di euro del 2015.