Per la nuova guida dell'Itas spunta il nome di Raffaele Agrusti, ex manager di General
Nella relazione al bilancio 2016 di Itas Mutua inviata ai delegati per l'assemblea di domani, alla voce «Fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell'esercizio» si dice che «alla data di approvazione del presente documento», cioè il cda del 21 marzo, «non si sono registrati eventi di rilievo».
Ma il presidente di Itas Giovanni Di Benedetto dovrà integrare questa parte della relazione. Dovrà spiegare i gravi reati attribuiti dalla procura a Ermanno Grassi , numero due della compagnia fino a venti giorni fa, che hanno portato l'Ivass, l'Istituto di vigilanza sulle assicurazioni, ad accendere un faro sulla società trentina e a valutare ipotesi di intervento. Dovrà spiegare perché un altro degli indagati, Paolo Gatti , è stato nominato non più tardi dell'11 gennaio scorso direttore finanza e bilancio del gruppo. E forse sarà sollecitato anche a chiarire perché suo figlio, l'avvocato Marco Di Benedetto , ha ottenuto un mese fa dal cda di Itas un contratto particolarmente vantaggioso.
Tra le situazioni che non sono sostenibili a lungo, c'è la mancanza del direttore generale.
A questo proposito ai vertici di Itas si vuole far presto, perché così l'assetto di governo è debole. Il nome a cui si sta pensando per sostituire Grassi è quello di Raffaele Agrusti (nella foto), attuale direttore finanziario della Rai e per trent'anni manager in Assicurazioni Generali, tra l'altro, fino al 2013, amministratore delegato di Generali Italia. Friulano come Di Benedetto, Agrusti è nato a Casarsa della Delizia, in provincia di Pordenone, città da cui proviene anche il presidente di Itas, che avrebbe telefonato personalmente al manager per proporgli l'incarico di direttore generale.
In assemblea, poi, arriverà lo scontro sul prolungamento dei mandati del presidente e sulla sede delle assemblee, cioè sulle modifiche statutarie previste, ha affermato Di Benedetto, da ordini del giorno e gruppi di lavoro di delegati decisi nell'assemblea del 2016. Potrebbe esserci la richiesta di voto segreto sulle modifiche statutarie, che dopo i fatti contestati dalla procura hanno assunto tutto un altro rilievo e significato.
Come assume un altro rilievo il dato, contenuto nei bilanci, sui compensi a amministratori e dirigenti Itas, che la compagnia sostiene essere la metà di quelli applicati nelle grandi società assicurative. Il valore totale di gruppo è pari a 4 milioni 658 mila euro, il 14% in più dell'anno precedente.
In Itas Mutua, in particolare, ai 13 componenti del cda sono andati 1 milione 626 mila euro, ai 6 dirigenti dell'«alta direzione» (ma il vicedirettore Rova è andato in pensione durante l'anno) 1 milione 575 mila euro. Ed è in questa lista che, oltre a Grassi, spunta Paolo Gatti come direttore finanza e bilancio. Gatti, al quale l'azienda ha inviato alcuni giorni fa una lettera di contestazione degli addebiti, come abbiamo scritto ieri era stato sollevato a gennaio dall'incarico di assistente alla direzione generale di Itas Patrimonio, la società immobiliare al centro della vicenda dell'appartamento di piazza Silvio Pellico (e di altre vicende non di rilievo penale, l'Adige di ieri). Si trattava però di una promozione: l'11 gennaio Gatti è stato nominato direttore finanza e bilancio della Mutua, con ampie deleghe gestionali.
Dai delegati potrebbe essere sollevato anche il caso dell'incarico conferito da Itas al figlio del presidente, l'avvocato Marco Di Benedetto, del foro di Pordenone. Il nome del legale compare in vari contenziosi come difensore della società, sia fuori regione che in Trentino. Si va dalla causa per una donna inciampata su un marciapiede a Prata, in provincia di Grosseto, del febbraio 2015 ad un contenzioso nel comune di Cortina D'Ampezzo dell'ottobre 2015 per un incidente stradale. Ma è pendente anche una causa a Rovereto, dove Di Benedetto risulta fiduciario della compagnia, per fare qualche esempio.
Lo scorso 21 marzo il contratto relativo alla convenzione con l'avvocato Marco Di Benedetto è stato portato in cda dal consigliere addetto alle pratiche correlate - che ha presentato la relativa istruttoria - e ha ottenuto il via libera del consiglio. Si tratterebbe di un contratto diverso da quello degli altri fiduciari Itas: con un premio sulle cause più elevato e la previsione di affidare «prevalentemente» all'avvocato Di Benedetto i grandi sinistri. Le convenzioni degli altri fiduciari, invece, sarebbero state firmate dalla Direzione sinistri.
La scelta di passare per il cda potrebbe essere stata fatta proprio per rispettare la normativa sul conflitto di interessi.
La questione degli incarichi al figlio del presidente era stata sollevata già nel 2013 dall'allora consigliera provinciale e delegata Itas Franca Penasa . Tra le questioni contenute nella relazione che aveva inviato all'Ivass e che hanno messo in moto le verifiche della Vigilanza c'era infatti anche questa. «Le segnalazioni che mi erano pervenute da persone interne fidate - ricorda - mi avevano prospettato anche questo tipo di evidenza. Io mi ero fatta carico di riportare pure questo aspetto nella relazione, perché se fosse stato così ci sarebbe stato un conflitto con il codice etico di Itas».