Fedcoop conferma 3 dirigenti Ma «lima» i loro stipendi
La «cura» della coppia solandra - Mauro Fezzi presidente, Alessandro Ceschi direttore generale - al vertice della Federazione trentina della cooperazione prosegue nella ridefinizione della macchina organizzativa aziendale.
E contemporanealmente si lavora ai dettagli del nuovo statuto. La «macchina» Federcoop va resa più snella ed efficiente, perché il viaggo negli ultimi anni di crisi s’è fatto assai periglioso, ripensando l’erogazione dei servizi alle associate, creandone anche di nuovi. Una riorganizzione a tutti i livelli, anche quello dirigenziale.
Novità al vertice
I dirigenti della Federazione hanno contratti quinquennali. A fine giugno ne sono scaduti tre: quelli di Enrico Cozzio (responsabile revisione e vigilanza), Ruggero Carli (credito) e Bernardino Santoni (ufficio legislativo). Sono stati tutti riconfermati - e il risultato non era scontato - ma con delle significative novità: una rivisitazione, al ribasso, delle retribuzioni e una ridefinizione della durata del rapporto.
A Cozzio, il contratto è stato rinnovato per tre anni, una durata che permetterà al dirigente (classe 1953) di raggiungere l’età della pensione. Si tratta di un attestato di fiducia nei confronti del dirigente sotto indagine della magistratura nell’inchiesta sul crac della cooperativa Btd Servizi Primiero, vicenda per la quale, oltre alla rilevanza penale, c’è anche, in sede civile, l’azione di responsabilità avviata dai commissari liquidatori e rivolta pure a Federcoop in qualità di organismo di vigilanza: una richiesta di 7 milioni di euro di danni, in solido.
Federcoop è certa di avere operato con diligenza, a partire dalla mancata certificazione del bilancio 2014 della «Btd» e dalla successiva richiesta di messa in liquidazione coatta amministrativa della cooperativa.
A Carli e Santoni il contratto è stato invece rinnovato per 18 mesi. Per il responsabile del settore credito (classe 1958) si profila un futuro ruolo nel nuovo gruppo nazionale che fa capo a Cassa Centrale Banca. Per Santoni (classe 1956), entra in gioco la razionalizzazione in corso dell’azienda Federazione, che coinvolgerà anche l’«ufficio legislativo» che conta su due addetti: oltre a lui, il dottor Samuel Cornella, distaccato a Bruxelles.
La riorganizzazione in corso
Il processo di dimagrimento di Federcoop è in corso da tempo. In pochi mesi, dall’insediamento del nuovo dirigente Ceschi, si è passati da 182 a 166 dipendenti, tra uscite volontarie e prepensionamenti (11) concordati con le organizzazioni sindacali, utilizzando il Focc, il Fondo per l’occupazione. Per ora, non ci saranno altre uscite. Il riassetto aziendale potrebbe essere concluso entro l’anno, non ci fosse lo stato di incertezza dell’avvio del nuovo gruppo bancario, che potrà diventare operativo tra la fine del 2018 e l’avvio del 2019.
È infatti ancora da decidere quanto addetti al settore credito di Federcoop passeranno nell’edificio di fronte di via Segantini, sede di Cassa Centrale Banca. Certamente, «transiterenno» gli addetti all’audit: l’ipotesi è tra i 20 e i 30 unità. Ma la costituzione del nuovo gruppo bancario nazionale che aggrega 110 banche di credito cooperativo, in Federcoop è vista anche come un’opportunità di sviluppare e offrire servizi (formazione, paghe, consulenze ad hoc) ad una platea più vasta.
Qui si gioca la capacità di Mauro Fezzi di «trattare» al tavolo aperto con il vertice di Ccb, Giorgio Fracalossi e Mario Sartori. Nella riorganizzazione, a parte l’incognita credito, rientrano altri due elementi: lo sviluppo di altri ambiti di servizi, a partire dal welfare anziani, e il confronto aperto sul contratto. Che non vuol dire azzerare il contratto dei bancari per i dipendenti di Federcoop, ma riconsiderare, in accordo con il sindacato, i livelli retributivi, l’inquadramento e gli «ad personam» maturati quando la crisi ancora non mordeva e imponeva scelte diverse.