Commercio, in busta paga 10 milioni in più Ok al contratto per 40mila addetti Più soldi a chi lavora le domeniche di dicembre
Quarantamila lavoratori e lavoratrici trentini, commesse di negozi e supermercati, addetti ai magazzini all’ingrosso, dipendenti di aziende di servizi, di 22 mila imprese del terziario avranno, nel giro di poco più di un anno, un aumento complessivo dei salari di 10 milioni di euro, l’1,5% in più dell’attuale massa salariale del settore che si aggira, secondo dati Inps, sui 680 milioni.
Ma in busta paga finiranno più di 10 milioni. Il contratto integrativo, con due accordi collegati, firmato ieri mattina da Confcommercio e dai sindacati del settore Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil è il primo da trent’anni a questa parte, anzi, a stretto rigore, il primo in assoluto perché quello del 1986 riguardava solo l’indennità di malattia. Prevede un premio «territoriale» fino a 250 euro annui lordi, legato alla presenza, per i dipendenti di imprese che non hanno il contratto integrativo aziendale, mentre chi ha integrativi aziendali, come i grandi gruppi della distribuzione, da Poli a Dao (ma non i negozi della rete Conad), si ritrova già premi superiori a 250 euro annui.
In più per questi premi di produttività scatta la detassazione al 10%, con relativo risparmio fiscale, prevista da norme nazionali. I premi possono essere erogati anche in servizi di welfare, in particolare attraverso la piattaforma di welfare aziendale Tre Cuori a cui ha aderito Confcommercio Trentino. Non solo: salgono dal 30 al 60% le maggiorazioni per il lavoro festivo in quattro domeniche di dicembre oltre all’8 e al 26 del mese. Aumentano poi del 6% le retribuzioni dei lavoratori stagionali. Il contratto è triennale e scatta dal 1° gennaio 2019 - il primo dei premi territoriali verrà pagato a marzo 2020 - ma per le maggiorazioni festive parte già da questo dicembre, anzi da oggi, festività dell’Immacolata.
In cambio le aziende ottengono maggiore flessibilità nell’utilizzo del lavoro stagionale. Vengono sospese infatti nelle zone turistiche individuate dalla legge Olivi del 2010, praticamente tutte le valli e l’Alto Garda, le limitazioni alle chiamate a tempo determinato stabilite dal decreto Dignità, parificando le imprese del commercio e dei servizi a quelle del turismo.
«Uno scambio tra flessibilità e reddito» sintetizza Mario Giovannacci, dirigente dell’Agenzia del Lavoro che ha fatto da mediatore per la Provincia. «Con questo accordo le aziende accedono agli sgravi fiscali e contributivi nazionali ma anche alla deduzione del premio dall’imponibile Irap prevista a livello provinciale». Soddisfatto per l’intesa anche l’assessore provinciale allo Sviluppo economico Achille Spinelli.
«L’accordo rafforza all’interno dell’azienda la compartecipazione dell’imprenditore e dei lavoratori, che funzionano se sono una squadra» sottolinea il vicepresidente di Confcommercio Trentino Marco Fontanari. Ed è inevitabile il riferimento a un’altra vicenda in corso, quella Sait. «Questo contratto è un passo importante nelle relazioni sindacali - afferma Lamberto Avanzo della Fisascat - Non come chi le ha gettate nel cestino».
Le conferenze stampa di presentazione degli accordi sono state separate, ma i toni sono molto collaborativi. «Si tratta di un passo significativo nei rapporti tra imprese e sindacati - dice il presidente di Confcommercio Giovanni Bort - Mi auguro possa proseguire e portare altri buoni frutti per l’economia trentina». La responsabile dell’Ufficio relazioni sindacali Giannina Montaruli aggiunge: «Altri ambiti di intervento importanti riguardano la formazione continua, dove razionalizziamo le risorse disponibili dei fondi paritetici evitando sovrapposizioni, e l’alternanza scuola-lavoro».
Per Avanzo, Roland Caramelle e Maurizio Surian della Filcams, Walter Largher della Uiltucs, è «un accordo storico che rappresenta comunque un punto di partenza per aprire nuovi tavoli di contrattazione integrativa negli altri comparti, come il turismo e il multiservizi». Nell’accordo c’è anche una presa di posizione politica: Confcommercio e sindacati dicono no alle aperture festive illimitate e chiedono che la loro regolamentazione torni in capo ai territori, modificando la legge nazionale. L’intesa sulla stagionalità, inoltre, «permette di tutelare i lavoratori a tempo determinato che di fatto operano come stagionali e che, in base al decreto Di Maio, si troverebbero disoccupati dopo 12 mesi di contratto».