Sea in liquidazione, 32 milioni di debiti Via al concordato ma spunta l'ipotesi truffa
Avrebbe «dimenticato» di comunicare alla banca lo storno di una fattura, trattenendo in tal modo sul conto un accredito di ben 188 mila euro. Imputato nel procedimento è Luca Maurina, legale rappresentante della Sea spa, società messa in concordato nel 2017 per aver «bruciato» il patrimonio con un debito complessivo di oltre 32 milioni di euro e in liquidazione da novembre 2018. Parte civile è la Banca Popolare dell'Alto Adige, difesa dagli avvocati Stefano Mengoni e Giovanni Rambaldi. L'episodio contestato è avvenuto nell'autunno 2016.
Come ricostruito dalla procura, l'imputato aveva chiesto alla Volksbank l'anticipo dell'importo di una fattura, con conseguente cessione del credito, e ottenuto un accredito di 188.798,62 euro. Ma non avrebbe comunicato il successivo storno della fattura, avvenuto poco prima che la società entrasse in concordato, e l'emissione di una nuova, ma sul conto corrente di una banca diversa, aperto in vista del concordato e al quale aveva fatto riferimento la società debitrice nel pagare il residuo della fattura, pari a 126.884,59.
Con questa operazione, secondo l'accusa, il legale rappresentante della Sea si sarebbe appropriato di una somma non dovuta approfittando «del rapporto contrattuale di affidamento con la banca». Truffa o appropriazione indebita: è l'ipotesi in forma alternativa formulata dalla procura nei confronti dell'imputato, per appurare se nella condotta si possano ravvisare artifici o raggiri, oppure se si sia trattato di un'appropriazione temporanea da parte della società dato che la somma - come evidenzia il legale di fiducia dell'imputato, l'avvocato Alberto Cunaccia - verrà restituita.
Maurina respinge le accuse. È stato chiamato in causa come legale rappresentante della società, di cui ora è anche liquidatore, ma non avrebbe mai tenuto i rapporti con la banca: tale delega era stata affidata dal cda ad una persona che, nel frattempo, è deceduta.
Il procedimento è arrivato ieri in dibattimento dopo due richieste di archiviazione da parte del pubblico ministero respinte però dal giudice per le indagini preliminari. L'udienza di ieri, davanti al giudice Giuseppe Serao, è stata rinviata. L'obiettivo è di un accordo stragiudiziale. Come evidenzia il legale di Maurina, l'avvocato Cunaccia, la somma dell'accredito contestato - 188 mila euro - è inserita nel concordato e alla Volksbank potrebbe presto arrivare una proposta risarcitoria da parte della società.
Sea, specializzata in depurazione e servizi ambientali, era entrata in crisi nel 2015-2016. I conti chiusi al 30 giugno 2015 vedevano ricavi per 26,7 milioni di euro e un risultato positivo. L'anno dopo, pur con un fatturato ancora a 26 milioni, la situazione precipita: la perdita è di 5,8 milioni e il patrimonio netto precipita a meno 767 mila euro, a fronte di debiti complessivi per 25,8 milioni, di cui 8,8 milioni con le banche e 2,2 milioni di obbligazioni (Sea aveva emesso un bond di 3 milioni nel 2014). La causa, si disse all'epoca, era la consistente esposizione debitoria per la costruzione di nuovi impianti.
L'azienda chiede il concordato preventivo e cede il grosso delle attività a Ecoopera, che in questo modo salvaguarda buona parte dei 130 dipendenti. La cooperativa prima prende in affitto il ramo d'azienda, poi lo acquista definitivamente nell'aprile 2018. Nel frattempo il bilancio 2017 di Sea, stilato in vista della liquidazione, vede un profondo rosso di 15,2 milioni che porta il patrimonio in negativo per ben 20,4 milioni, mentre l'indebitamento sale a 28,6 milioni, di cui 17,2 con i fornitori, 6,5 con le banche e i 2,2 milioni rimasti da restituire del bond, e le passività totali a oltre 32 milioni. Il piano concordatario prevede un attivo liquidabile di 15 milioni, con una soddisfazione al 100% per i creditori privilegiati e per una classe di chirografari e al 22% e anche meno per gli altri. Il concordato è stato omologato dal Tribunale l'11 ottobre scorso e il 23 novembre Sea è stata messa in liquidazione.