Mediocredito, cordata trentina Si muovono le imprese
Mentre Cassa Centrale va alla conquista di Genova, Provincia e imprenditori trentini provano a tenersi stretto Mediocredito Trentino Alto Adige, l’istituto che dovrebbe diventare la banca per le imprese del gruppo Ccb. Una cordata dell’imprenditoria locale, eventualmente rappresentata da società come La Finanziaria Trentina, potrebbe affiancarsi a Cassa Centrale e a Piazza Dante per fare di Mediocredito la banca di sviluppo del territorio.
«Una Mediobanca del Trentino» azzarda il presidente di Confindustria Fausto Manzana. L’ipotesi sta prendendo forma per sbloccare l’impasse sull’istituto di via Paradisi, attualmente controllato al 52% dagli enti pubblici, che tra poco saranno solo le due Province con poco più del 26% del capitale ciascuna, e gestito dal credito cooperativo, con la holding Crr-Fin che vede insieme Ccb e l’altoatesina Centrale Raiffeisen.
Intanto Mediocredito continua a dotarsi di strumenti per sostenere le imprese. Dopo la nuova tranche da 60 milioni di euro di finanziamenti alle Pmi garantiti dal Fondo Europeo per gli Investimenti (Fei), è in arrivo l’accordo da 50 milioni con la Bei, Banca Europea per gli Investimenti, per un totale di 110 milioni di nuovo ossigeno ai settori produttivi.
Imprenditori e sindacati chiedono da tempo che Mediocredito resti legata al territorio per sostenere il credito alle imprese, che boccheggia, anche attraverso strumenti nuovi come i minibond. «L’altro giorno, all’incontro che abbiamo avuto con le categorie economiche, ho detto che su Mediocredito teoricamente ci sono tre possibilità - spiega il presidente della Provincia Maurizio Fugatti - La prima è che Trento venda la sua quota come ha intenzione di fare Bolzano. La seconda è che Trento mantenga la sua quota e il 26% di Bolzano, al netto dei diritti di prelazione, vada a Cassa Centrale o a terzi. La terza possibilità è che Trento acquisti il 26% di Bolzano. La prima e la terza possibilità sono le più improbabili».
Trento quindi non si affiancherà a Bolzano, che per bocca del presidente Arno Kompatscher ha già annunciato di voler cedere la sua partecipazione. Ma non diventerà neanche l’azionista di maggioranza, facendo di Mediocredito una banca pubblica, come chiesto da alcuni sindacati e parti politiche. Resta invece aperta la possibilità numero due: Cassa Centrale, una volta risolti i rapporti con le Raiffeisen altoatesine, acquisterebbe una parte del 26% della Provincia di Bolzano in modo da salire alla maggioranza del capitale. Ma una parte della quota altoatesina potrebbe essere rilevata da soggetti trentini espressione delle imprese.
Il segretario della Uil Walter Alotti, uno dei più strenui sostenitori di Mediocredito banca territoriale, ribadisce che «se Confindustria avesse a suo tempo colto l’appello della Uil alla costruzione di un azionariato popolare e al coinvolgimento di qualche imprenditore coraggioso disposto a investire, non si troverebbe ad assistere alla sparizione dell’ultima banca trentina». Ma, a quanto pare, l’appello della Uil non è rimasto inascoltato.
«Cassa Centrale diventerà il socio industriale di Mediocredito mentre la componente territoriale non è così chiara - afferma il presidente di Confindustria Trento Manzana - La banca ha l’expertise per valutare i progetti di sviluppo delle imprese e dare benzina nel motore alle nostre aziende. Entrare come imprese nella compagine, magari tramite La Finanziaria Trentina dove sono rappresentati molti imprenditori? Bisogna fare attenzione ai conflitti di interesse ma perché no. Potremmo fare di Mediocredito la Mediobanca del Trentino».
«Nessuna ostilità verso Ccb - prosegue Manzana - a cui chiediamo di esplicitare le dimensioni di un piano industriale sul territorio. Pensiamo ad esempio alle Olimpiadi del 2026, ad un piano di finanziamenti alle imprese del turismo per alzare la qualità dell’ospitalità. Ci sono prelazioni da risolvere, ma è una sfida per far andare avanti le nostre imprese».