Agenzia del lavoro, dopo anni da precari a 20 impiegati si offre di passare "in affitto" Bufera sulla Provincia, sindacati all'attacco
All'Agenzia provinciale del lavoro sono impiegate da 10-15 anni, anche in ruoli strategici, persone mai assunte direttamente dall'ente pubblico.
Si tratta di professionalità utilizzate grazie a "triangolazioni" previste da bandi di appalto per servizi dell'Agenzia che si sono susseguiti negli anni, fra deroghe e rinnovi motivati con il blocco (vero o presunto) dei concorsi pubblici.
In sostanza, si tratta di funzionari esperti che operano negli uffici pubblici ma vengono pagati dai soggetti terzi vincitori dei bandi (nella fattispecie il consorzio cooperativo Consolida o sue associate).
Pagati meno, a parità di mansioni, rispetto ai colleghi dipendenti provinciali e senza certezza sul futuro (il posto di lavoro è legato alla durata del bando ma pure a altre dinamiche della "somministrazione").
Ora uno potrebbe immaginare che a questo punto si pensi finalmente a una forma di stabilizzazione per i lavoratori qualificati ma permanentemente precari, che hanno svolto mansioni proprie dei dipendenti provinciali senza goderne neanche lontanamente del trattamento economico e contrattuale.
Invece, come denunciano i sindacati con una dura presa di posizione, nulla di tutto ciò. Anzi, per questi lavoratori - una ventina, fra la sede a Trento nord e i centri per l'impiego sul territorio - adesso si profila di passare "in affitto" a termine, cioè verso una una fase "ponte" all'insegna dell'incertezza ulteriore, economica e occupazionale.
Ci si può interrogare sulla dignità del trattamento riservato a lavoratori da anni impegnati a mandare avanti uno snodo strategico dell'intervento pubblico, tanto più in una fase di crisi economica e crescenti difficoltà sociali.
Ma accanto al tema etico del rispetto delle professionalità, si pone una questione concreta e stringente: questi dipendenti a tempo indeterminato di una cooperativa dal 31 dicembre saranno senza lavoro, perché l'appalto scadrà.
A loro è stato offerto, in poche parole, di accettare un contrattino a termine, per un periodo ponte non meglio definito (intanto cinque mesi) e con una significativa riduzione di orario (altro meccanismo assai in voga): dovrebbero insomma passare a 18 ore settimanali per cinque mesi e poi si vedrà quali processi metterà in atto la Provincia per assicurare la continuità del servizio affidato all'appalto.
Agli interessati l'Agenzia del lavoro, qualche giorno fa, ha fatto sapere (tramite il Centro risorse Consolida) che dovranno decidere entro oggi, 17 dicembre, se candidarsi o no per questa "offerta" di presa in carico da parte di un'agenzia di somministrazione che è stata scelta dall'ente pubblico.
E chi non accettase questo declassamento da dipendente a tempo pieno di una cooperativa a lavoratore a tempo parziale e a termine di un'agenzia di somministrazione?
Non saprebbe che cosa lo attende dietro l'angolo: i licenziamenti, come noto, sono vietati fino a marzo dalle norme sul covid, dunque si potrebbe immaginare un periodo almeno di cassa integrazione; ma la scadenza definitiva di un appalto potrebbe - pare - giustificare ugualmente un licenziamento collettivo dal 1° gennaio 2021. Dunque per chi non accetta la "somministrazione" scatterebbe semplicemente la disoccupazione e arrivederci.
Uno scenario, quello descritto dai sindacati, mortificante per chi ha contribuito per anni a un servizio fondamentale per le dinamiche sul mercato del lavoro e della formazione professionale.
Uno scenario frutto, peraltro, di pasticci, ritardi e indecisioni che hanno caratterizzato anni di gestione di questa vicenda paradossale dell'impiego dei "precari" proprio all'interno dell'Agenzia che dovrebbe contribuire alla stabilità occupazionale in un dato tessuto sociale e economico.
Ora, stando a quanto trapela, ci si trova di fronte a un ulteriore strategia dilatoria, con il ricorso (già visto in passato) anche alla riduzione degli orari di lavoro e con un futuro che resta avvolto dal'incertezza.
E un presente che, se le professionalità in questione rifiutassero l'offerta per molti umiliante avanzata della Provincia, potrebbe obbligare l'Agenzia a ricorrere a nuovi lavoratori in somministrazione pescando tra figure prive di una preparazione specifica.
«Siamo sconcertati da questo piano della Provincia. Comincia dai lavoratori dell’Agenzia del lavoro ma pare che voglia estendere questa vergogna ai musei. Dunque, a breve, chi ci riceverà negli uffici sarà un funzionario a tempo - magari a settimana o a giornata - assunto da un’agenzia interinale e piazzato in questo o quell’ufficio secondo il miglior comodo del privato che vince l’appalto», commentano i segretari di Fp Cgil Luigi Diaspro, Cisl Fp Giuseppe Pallanch e Uil Fpl Marcella Tomasi.
Ora, fra l'altro, la Provincia ha pubblicato un bando che prevede una spesa di 2,6 milioni per trovare all'esterno venti persone all’anno per un triennio, ma si parla di affidamento del servizio di somministrazione di figure professionali per tutte le «diverse strutture» dell'ente pubblico, non soltanto per l'Agenzia del lavoro.
«Tutto questo, ancora una volta, senza alcun confronto neppure informativo coi sindacati, che in materia di reclutamento è obbligatorio», criticano i segretari dei sindacati annunciando nuove iniziative.
«Questa aggiungono i tre segretari della funzione pubblica non può essere la risposta agli scioperi e alle manifestazioni per chiedere al contrario più assunzioni stabili. È una politica miope e poco lungimirante, il respiro è corto: mancano gli investimenti nel capitale umano. Il lavoro in questo modo viene svalutato e precarizzato, così come le professionalità vengono depresse.
Sul tema sono intervenuti anche i segretari generali del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti: «Sulle risorse umane dei centri per l’impiego non si cerchino scorciatoie che aumentano la precarietà. Serve un investimento di lungo termine sulle politiche del lavoro, che passa necessariamente dalla stabilizzazione del personale precario e dall’assunzione di nuove figure.
Serve un impegno concreto a stabilizzare questo personale e bandire nuovi concorsi per potenziare l’attività di Agenzia del lavoro e dei centri per l’impiego.
Se veramente si vogliono rafforzare gli strumenti per sostenere le persone in cerca di occupazione e le politiche attive del lavoro è necessario investire in modo strutturale in un rafforzamento dell’operatività di Agenzia. E questo non può prescindere dall’ampliamento degli organici dei centri per l’impiego, oggi ampiamente sottodimensionati».
E la Uil chiosa: «La decisione della Provincia di indire un bando pubblico per cercare lavoratori in somministrazione da utilizzare in modo elastico mette in luce la controversa condizione di chi, a fronte di una disponibilità flessibile e svincolante, subisce un’erosione legalizzata dei propri diritti di lavoratore».
Tutte queste critiche indurranno piazza Dante a un ripensamento? Vedremo, nel frattempo si avvicinerà lo sblocco dei licenziamenti con l'inevitabile aumento di persone bisognose di assistenza per riorientarsi nel mercato del lavoro.