Concessioni A22 e centrali idroelettriche: la partita trentina con il governo Draghi
TRENTO - Occhio a quei tre. Occhio a tre nomi. Che, per il Trentino, possono fare la differenza e riaprire un paio di partite strategiche: infrastrutture ed energia.
I nomi sono quelli dei tre ministri tecnici che Mario Draghi ha voluto al governo: Vittorio Colao (innovazione tecnologica e transizione digitale), Roberto Cingolani (ambiente e tutela del territorio) ed Enrico Giovannini (infrastrutture e trasporti). Cosa hanno in comune i tre ministri tecnici? Hanno fatto tutti parte del comitato di esperti in materia economica e sociale "Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022", che ha preso il nome di Piano Colao, dal nome del coordinatore, oggi ministro.
Le 121 cartelle del Piano Colao, consegnate nel giugno 2020, com'è noto, sono state accantonate dal Governo Conte 2. Ma ora, con i consulenti diventati ministri, le strategie di rilancio riprendono vigore. E per quanto concerne il Trentino assume rilievo il macro-obiettivo numero 2: "Infrastrutture e ambiente, volano del rilancio".
In particolare l'attenzione della giunta della Provincia di Trento si appunta sulla scheda 24 "Investimenti e concessioni". Colao e colleghi suggerirono di «negoziare un'estensione delle concessioni equilibrata e condizionata ad un piano di investimenti espliciti e vincolanti (ad esempio, nei settori autostrade, gas, geotermico e idroelettrico) coerenti con le macro-direttive del Green Deal europeo». Su entrambe le partite, proroga per A22 e per le centrali idroelettriche in scadenza, il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, nei giorni scorsi ha già aperto una interlucozione con il ministro allo sviluppo economico, il leghista-amico Giancarlo Giorgetti. L'Unione europea non ammette proroghe purchessia. E la vicenda raccontata ieri da l'Adige (la stangata da 178 milioni della Corte dei conti agli ex vertici dell'Anas per aver concesso la proroga all'Autostrada Brescia-Padova in cambio di lavori mai fatti) è emblematica. Ma qui si tratterebbe di far pesare a Bruxelles (con Draghi che da quelle parti conta assai) l'impegno su investimenti concreti, quanto rapidi e sostanziosi.
Nel caso di A22, sono tre i macro progetti ai nastri di partenza: terza corsia, autostrada Cispadana e bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo. Insieme, valgono 3,6 miliardi di euro. La situazione è di stallo da anni, per la concessione. Nel governo Conte 1, con ministro alla infrastrutture Danilo Toninelli, il vincolo della "totalizzazione pubblica", cioè della liquidazione del 14.1575% di capitale di Autobrennero spa in mani ai privati, è stato appesantito, per arrivare ad una "nazionalizzazione" di fatto della società. Nel governo Conte 2, con la ministra Paola De Micheli, si è arrivati ad una soluzione, per legge, che appare impraticabile: l'esercizio del "riscatto" delle azioni private. Sul tavolo di Autobrennero, c'è da poche settimane un parere pro-veritate dei professori Damiano Florenzano e Niccolò Abriani, che in oltre 80 pagine smonta la soluzione De Micheli, concordata con il presidente della Regione (primo azionista di Autobrennero), Arno Kompatscher. In sintesi: primo, il riscatto si applica alle società inhouse esistenti, ma così non è per Autobrennero. Per di più la spa inhouse dovrebbe essere identificata dai soci pubblici, che non l'hanno fatto; secondo, la direttiva UE 1132 del 2017 stabilisce (art. 82) che il "il riscatto delle azioni deve essere autorizzato dallo statuto" in via preventiva - ma così non è per Autobrennero - e che (art. 85) i soci vanno trattati alla pari: Autobrenno non può acquistare dai privati ad un valore più che dimezzato, perché esclude il Fondo Ferrovia, rispetto a quello versato nel 2017 per l'acquisto dell'1% dal socio Provincia di Mantova. Fugatti è prudente: «Sia per A22 che per le centrali idroelettriche, Giorgetti ha preso atto delle nostre richieste. Non creiamo aspettative. Diciamo che intanto è avviata una interlocuzione. Punto».