Giovani esercenti coraggiosi che hanno aperto un'attività nel 2019. E che non hanno diritto ai Ristori, nemmeno dal "Riparti Trentino": "ci sentiamo presi in giro"
TRENTO - Eccola, la crisi economica. Di pari passo, purtroppo, con quella sanitaria. E c'è una categoria di imprenditori che, di fatto, ad oggi è stata praticamente esclusa da ogni sostegno economico.
Stiamo parlando di ristoratori ed esercenti che hanno deciso di aprire un'attività tra il 2019 ed il 2020, per i quali incentivi ed aiuti sono stati fino ad ora poco più di un miraggio. Il meccanismo, in realtà, è abbastanza semplice: per ottenere un'adeguata parte di Ristori, le attività devono presentare un prospetto di quanto fatturato nel 2019. Tuttavia, ovviamente, coloro che hanno avviato l'attività in quest'ultimo anno non dispongono di uno storico economico e dunque non possono fornire la documentazione; chi invece ha avviato l'attività nel corso del 2019 (a metà o verso la fine dell'annata) ha fino ad ora ottenuto qualcosa in più.
Troppo poco comunque per far fronte alle tante spese di gestione e, nella maggior parte dei casi, anche di trasformazione del locale in periodo Covid.
Nei giorni scorsi, al ristorante Augurio in via Dietro le Mura a pochi passi da piazza Venezia a Trento, si sono incontrati una decina di gestori per fare il punto della situazione. Un periodo di crisi che, per la categoria, sembra non avere fine.
"Siamo rimasti tagliati fuori dai Ristori solo perché abbiamo aperto recentemente – hanno spiegato gli organizzatori dell’incontro Luca Augurio, dell’omonimo ristorante avviato con i fratelli Samuele e Mattia nel febbraio 2020, e Antonio Soldano, del Whine Bar di via Verdi, che ha iniziato nel giugno del 2019. – È una vera e propria discriminazione e le cifre irrisorie che ci sono state erogate non sono servite praticamente a nulla. Le spese per i dipendenti ma soprattutto quelle per l’affitto proseguono come se niente fosse cambiato, ci rendiamo conto che così non può andare avanti? Non ci ha ascoltato nessuno, i danni per le attività sono gravissimi ed è pazzesco pensare che le aziende che hanno aperto nel 2020 presentino il bilancio del 2019. Non è possibile. Siamo esasperati, stanchi, le norme sono paradossali e non ci sentiamo né aiutati né tutelati dallo Stato e nemmeno dalla Provincia".
Ma tanti altri esercenti sono rimasti coinvolti in questa situazione: Loris Largher del Tastiko (apertura nel febbraio 2020), Vincenzo Poliseno del Morso (luglio 2020), Dario Quaranta del Como (29 settembre 2020), Filippo Sartori del Maison de Filip (novembre 2020), Mario Bezzi del Tunnel (21 dicembre 2019), Gabriele Gerosa del Waikiki (ottobre 2020), Gianmario Bottamedi del Ristorante Pizzeria Duomo (1° settembre 2020) e Linda Gentilini dell’Accademia del Gin (24 gennaio 2020). Sono solo alcuni dei molti gestori in difficoltà, per i quali gli ultimi mesi hanno riservato una spiacevole sorpresa dopo l’altra: pensiamo ad esempio al periodo natalizio, con una chiusura lampo disposta quando quasi tutti si erano già organizzati per i pranzi di Natale, oppure con il passaggio recente in zona rossa. Tanti i cibi che sono stati (e che verranno) buttati, per i quali sono state spese risorse che, aggiungono gli imprenditori, ad oggi sono ben lontane dall’essere “pareggiate”.
"Anche la Provincia non ci ha fornito supporto adeguato – concludono all’unisono. - Basti pensare ad esempio al progetto “Riparti Trentino”, che tuttavia richiede gli stessi parametri previsti a livello statale per i Ristori. C’è chi ha preso seimila euro in un anno a fronte di più di 300 mila euro di investimenti per avviare l’attività, ma anche chi ne ha presi la metà ed è aperto da più tempo. Ci stanno prendendo in giro e non ne possiamo più. Da un anno ci ripetono le stesse cose, altro non fanno. Ormai siamo arrivati ad un punto di non ritorno, dobbiamo farci sentire in qualche modo perché siamo stati completamente dimenticati da ogni istituzione. Ma noi ci siamo e, seppure parte di una categoria più ampia, non possiamo più accettare questa discriminazione".