Rallentano le nuove assunzioni: in flessione l’agricoltura, il manifatturiero e i servizi alle imprese
Si inverte il trend di manifatturiero e servizi alle imprese, ma cresce il lavoro precario. Cgil Cisl Uil: sono i primi segni dell’impatto della crisi energetica. Massima attenzione e subito confronto con la Giunta sulle contromisure da adottare
TRENTO. Il mercato del lavoro in Trentino mostra i primi segnali di rallentamento. Dopo maggio anche a giugno il trend di crescita delle assunzioni rallenta rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La flessione riguarda l’agricoltura, il manifatturiero, dove si registra il primo calo dopo mesi di importante crescita della domanda di lavoro, e i servizi alle imprese.
Il quadro complessivo resta comunque positivo se si guarda ad un arco temporale più ampio: nei primi sei mesi del 2022 le assunzioni sono cresciute del 23,6% (15.379 unità). Un dato in crescita anche se raffrontato con il 2019, prima della pandemia, quando le assunzioni furono il 16,4% in meno rispetto a quelle di giugno di quest’anno.
Per Cgil Cisl Uil i segnali che emergono dal monitoraggio di Agenzia del Lavoro vanno valutati con la massima attenzione, perché il quadro fortemente instabile, sul piano politico ed economico, inciderà anche sulle imprese locali, come già si intravede dai dati di giugno.
“L'incertezza provocata dall'emergenza energetica e dall'inflazione sta già avendo degli effetti sul mercato del lavoro con un rallentamento delle assunzioni in particolare nel settore dei servizi alle imprese e nell'industria, ossia quelli maggiormente esposti alla competizione internazionale – fanno notare Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher che seguono il mercato del lavoro per le tre confederazioni -. Una situazione che ci fa guardare con preoccupazione all’autunno perché in questo quadro difficilmente si potranno confermare le stesse dinamiche di assunzioni. C’è il rischio più che concreto, infatti, che la questione energia, non solo il caro bollette ma anche le possibili difficoltà di approvvigionamento in inverno, abbiano un impatto sul tessuto economico e producano il rallentamento delle attività produttive”.
Il timore è che al rallentamento segua il ricorso agli ammortizzatori sociali almeno nei settori più esposti, ma anche che si rafforzi la tendenza delle imprese a ricorrere a forme di lavoro precario, già oggi in crescita rispetto ai contratti a tempo indeterminato: oggi i contratti a termine sono l’87% delle nuove assunzioni, in crescita di quasi due punti percentuali rispetto al 2019. Allo stesso modo frenano i contratti stabili, dal 9,4% al 9,2% .
“Sarebbe una vera e propria iattura per le famiglie trentine già messe a dura prova dall’aumento dei prezzi e dall’impennata delle bollette”. Per questa ragione il sindacato rilancia l’urgenza di aprire un tavolo di confronto tra Giunta e parti economiche e sociali per condividere le misure da mettere in atto sul territorio.
“Ci rendiamo conto che non è il Trentino che può incidere sull’introduzione di un tetto al prezzo del gas, ma l’attendismo dell’Esecutivo è la strada sbagliata. Vanno subito immaginate soluzioni a livello locale che si potranno integrare con quelle assunte dal Governo e dall’Europa”, concludono.