Voglia di agriturismo, in Trentino sono 525. Ma non tutti sono "autentici"
La crescita del settore e una serie di novità i temi al centro del'assemblea dell'associazione. La presidente, Nicoletta Andreis: soddisfazione per le misure di sostegno da parte della Provincia, attenzione ai temi dei calendari, dell'asporto, della gestione rifiuti ma anche al nodo delle finte aziende agricole che danneggiano tutte le altre
REGOLAMENTO Il 70% dei prodotti dovrà essere locale
TRENTO. Il mondo agrituristico trentino si conferma eccellenza del territorio, richiamando però al senso di responsabilità da parte di tutti i membri della categoria. Prima le difficoltà legate al Covid, ora altre tematiche sulle quali l'associazione e la sua presidente, Nicoletta Andreis, ha voluto porre l'attenzione.
A cominciare dall'approvazione, alla fine dello scorso 2021, del regolamento inerente proprio le attività di agriturismo in Trentino, che ha fatto scattare per le strutture una serie di adeguamenti non sempre semplici da comprendere e attuare.
Gli argomenti, trattati durante l'assemblea svoltasi l'altroieri alla Fondazione Mach, sono stati diversi: dalla formazione alla gestione dei calendari di aperture e chiusure, fino all'asporto, alla questione rifiuti, alle strutture che si fingono agriturismi ma anche alla soddisfazione nei confronti delle misure di sostegno messe in campo dalla Provincia, con la richiesta di riproporre il bando di riqualificazione agrituristica prima della fine della legislatura.
«Rispetto alla formazione, il cambiamento è stato accolto con favore - ha spiegato Andreis, - perché è importante che le strutture mantengano il livello di accoglienza su standard di qualità. Ma l'articolo 7 del regolamento lascia alcune zone di incertezza rispetto a materie e tipologia della formazione stessa: l'associazione si è proposta come ente deputato per la definizione dei corsi più adatti, ma non è stato possibile per questioni tecniche. Chiediamo perciò che sia la Provincia ad individuare un referente per l'analisi e la programmazione dei corsi formativi. Servono regole chiare e oggettive».
Sul tavolo poi è stata posta la questione delle aperture e chiusure degli agriturismi - in costante crescita e ormai 525 in Trentino - con la possibilità di avere "uno strumento più snello", senza l'obbligo per un'azienda di dichiarare giornate e orari all'inizio dell'anno non potendo poi modificarli in corso d'opera, in base alle valutazioni sul proseguo della stagione. Ancora, si è parlato della necessità di normare e permettere in modo definitivo l'asporto, destinato ad "estinguersi" con la decadenza il 31 dicembre della legge provinciale emanata nella primavera 2020 per la gestione dell'emergenza Covid.
«Dobbiamo poi avere il coraggio di dire che ci sono strutture che non si meritano di essere definite "agriturismi" - ha aggiunto Andreis. - Finte aziende agricole, speculazioni urbanistiche, attività con prodotti di scarsa qualità o che vengono da chissà dove. Queste aziende ci danneggiano, illudono il turista e creano un'immagine della nostra attività non veritiera. Allora, ben vengano i controlli».
Sul tema rifiuti invece - la cui gestione «dovrebbe essere diversa rispetto a quella di ristoranti e alberghi» - non ha potuto fornire risposte l'assessora provinciale Giulia Zanotelli, in quanto campo non di sua competenza.
Tuttavia quest'ultima si è soffermata sugli altri aspetti: «Gli interventi messi a disposizione per il comparto agrituristico sono stati storici per il Trentino, mai visti prima. Ed ora abbiamo già individuato una figura che si occuperà di stabilire quali saranno i corsi per l'ottenimento dei crediti formativi.
In merito all'asporto, non interverremo sulla norma in quanto era stata pensata per un periodo storico particolare, per l'appunto quello pandemico, mentre per il 2023 - ha concluso l'assessora - abbiamo già in programma di continuare a puntare sulla promozione del settore grazie al contributo di Trentino Marketing».